Legàmi – anarchico conformismo: effetti collaterali della moda su un simbolo

di Isabella Poretti

A-cerchiata. Un simbolo politico immediatamente riconoscibile, un’utopia, uno stile di vita. Vi presento la firma dell’anarchia.

Dalla sua nascita sino ad oggi, questo simbolo ha inglobato nuovi significati, nuovi impieghi e nuovi imprevedibili modi di mostrarsi alla massa. Contrariamente agli altri emblemi politici, quello dell’anarchia, ha sviluppato un’incredibile tendenza espansiva (sebbene ciò sia paradossale), diramandosi in moltissimi campi differenti: dalla musica all’arte, dalla pubblicità alla moda.

Che cosa è successo a quel simbolo cucito sulle toppe dei giubbotti di pelle dei punk? Come è cambiata la sua connotazione ideologica trasferendosi da un settore all’altro? Come ci è finito sul logo degli zainetti Eastpak? E come è potuto diventare addirittura il brand di un profumo?

Il libro “A-cerchiata. Storia veridica ed esiti imprevedibili di un simbolo” (Elèuthera) ce lo racconta.

La moda, come spesso accade, fagocita i più insospettabili aspetti della nostra vita e della nostra cultura, ed espellendoli, li trasforma in qualcosa di profondamente mutato rispetto alla materia di partenza. Così è accaduto anche per questo emblema rivoluzionario, innovativo e anticonformista.

Da infinite elucubrazioni di marketing e pubblicità, il mondo della moda ha prodotto un profumo chiamato “Eau de Anarchy”. Perché? Perché alla massa piace l’idea di ribellione, anticonformismo, trasgressione, a patto però che rimanga un’idea, una fatua apparenza. Come guardare gli squali dal vetro di un acquario.

E dunque nessuno ci ha visto nulla di male a cucire questo simbolo anche sugli zainetti Eastpak: in fondo chi non ne ha uno? E poi è così piacevole quell’aria da giovane Bakunin degli anni zero che ci può conferire una semplice tracolla.

Il senso di sicurezza del conformismo della moda, unito al desiderio di emergere senza distinguersi, ha rivoltato (e in un certo senso violentato) l’anima della a-cerchiata, trasformandola in un semplice ornamento, che porta con sé solo il ricordo sbiadito di ciò che era. La sibilla che ogni stagione ci indica con insistenza cosa è bene indossare, fa suo l’emblema che rifugge dettami e voci provenienti dalle gerarchie. Un impoverimento simbolico e ideologico che ci mostra chiaramente uno degli esiti più ossimorici e contradditori del consumo di massa, di cui la moda si fa complice.

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