Chi dice donna non dice oggetto

Da qualche giorno, molti mezzi pubblici di Roma e Milano trasportano una locandina dai colori accattivanti e dalle scritte chiare e comprensibili. Un annuncio tecnicamente ben fatto, insomma; uno di quelli che attira l’attenzione e permette di capire sin da subito ciò di cui si parla. Tuttavia, non in pochi  hanno pensato si tratti una pubblicità che spreca questa perfezione in un messaggio squallido.

Credendo di fare dell’ironia, la parte testuale invita a pensare a una donna che vuole lavorare su di sé e sul proprio corpo non tanto per autorealizzazione – se è di questo che vogliamo parlare –, ma per tenersi un marito. È un concetto troppo vicino agli infiniti stereotipi per i quali una moglie tradita è una moglie fallita, mentre un marito traditore è un uomo che dà sfogo alle proprie esigenze non soddisfatte da chi di dovere. La donna non è una bomboniera di argilla, modellabile per poter piacere a qualcuno.

L’immagine rappresenta, invece, il lato b femminile, ottenuto sovrapponendo un sacco a pera e un paio di mutandine sexy: suppongo che il proposito fosse quello di associare l’esercizio fisico alla sensualità di una donna. Be’, forse è vero, le ragazze che stanno chiuse in palestra sei giorni la settimana avranno i glutei più sodi, ma davvero vogliamo far passare l’idea che il primo obiettivo che una donna dovrebbe porsi è di essere sexy? La donna non è un oggetto sessuale.

E che dire poi, a un livello molto più implicito, del fatto che il corpo femminile sia metaforicamente sostituito con un oggetto da prendere a pugni? Proprio un’idea sensazionale, di fronte ai sempre più numerosi episodi di femminicidio.

Questo non è ancora nulla, se si pensa che si tratta una pubblicità, almeno a livello tecnico, davvero ben fatta. Insomma: il messaggio arriva a tutti e cattura l’attenzione. In altre parole, si tratta di una locandina pensata, elaborata e realizzata da esperti del settore che, paradossalmente, non sono stati capaci di vedere né la stupidità del proprio progetto né quanto male stessero facendo all’azienda stessa. E non mi si venga a dire “eh, ma ci sono riusciti: ora tutti parlano di questa cosa”. Per questo ente commerciale, la pessima figura avrà ripercussioni disastrose.

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L’azienda si sarebbe scusata di fronte alle numerose lamentele di chi non ha apprezzato tutto ciò, ma ha messo le mani avanti di fronte all’invito di ritirare le locandine, parlando di un’ironia che non è stata colta dal pubblico. Questa ironia, belli miei, usatela di fronte a vostra madre, sperando che vi faccia capire, come chi so io, che questi e molti altri messaggi sono una piaga per la dignità di tante persone.

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