Plácido Domingo: il fascino della voce

Una delle voci maschili più belle della storia dell’Opera, un uomo affascinante e dalla tempra eroicamente romantica che ha affrontato un repertorio sconfinato. Tutt’ora in attività, ma con un timbro, per ragioni d’età, cambiato, Plácido Domingo nasce come tenore spagnolo e ancora in carriera si cimenta nei ruoli drammatici da baritono. È noto specialmente per essere stato uno dei famosi “Tre Tenori” con Luciano Pavarotti e José Carreras negli anni ’90, ma limitarsi a questa descrizione sarebbe molto riduttivo.

Cenni biografici

José Plàcido Domingo Embil, classe 1941, oltre ad aver studiato canto è anche direttore d’orchestra, cantante di repertorio melodico latinoamericano e attore.

Figlio di due cantanti, la passione per la musica e la recitazione gli è stata trasmessa dalla famiglia e il suo talento venne riconosciuto nel 1960 ne “La traviata” verdiana all’Opera di Monterrey. Da qui ebbe un’ascesa spettacolare, una varietà di ruoli e di performance in grandi teatri dal «Wiener Staatsopera» di Vienna al «Metropolitan Opera» di New York, dal «Royal Opera House» di Londra al teatro «La Fenice» di Venezia.

Da tenore a baritono, a direttore d’orchestra!

Tenore, quindi protagonista di drammi, soprattutto quelli d’epoca verista: Mario Cavaradossi (Tosca), Turiddu (Cavalleria Rusticana), Andrea (Andrea Chénier) e molti altri. Però ha anche studiato e affrontato ruoli impervi come quelli wagneriani, verdiani, sfiorando anche il belcanto. Un uomo audace, supportato dal talento e dall’amore per il suo lavoro. E ciò nonostante spesso sia stato messo in discussione per le sue performance degli ultimi anni in registro baritonale. A volte, addirittura, diversi malori lo hanno colpito durante gli spettacoli, ma ha sempre cercato di portare avanti l’Opera in scena, anche a rischio di rovinare le corde vocali pur di non rinunciare.

La sua voce è unica e inconfondibile: pastosa e scura, calda come il sole della sua terra e dall’estensione verso il registro medio alto. È questa sua peculiarità che gli ha permesso di ampliare il suo repertorio a così tanti ruoli differenti, scoprendo di potersi destreggiare anche verso gli acuti. In seguito al cambio di vocalità dovuto all’avanzare dell’età e dall’iperattività, ha saputo rieducare la propria voce attraverso una nuova tecnica e tornare a mettersi in gioco con determinazione e spirito.

Ma Plàcido Domingo non è solo un cantante, come accennato poco prima. È un capace direttore d’orchestra (indimenticabile per cast ed esecuzione fu un Die Fledermaus al Royal Opera House). Promotore di concorsi per far emergere nuovi talenti a livello internazionale, come Operalia (1993). È stato inoltre insignito di lauree Honoris Causa per il suo impegno nella diffusione della cultura musicale con freschezza e simpatia sempre accompagnate da competenza.

Ha collaborato con storici direttori come Gianandrea Gavazzeni, l’amico e collega James Levine, Antonino Votto, Francesco Molinari-Pradelli… Per non parlare delle recite in cui ha cantato con dive e grandi voci quali Eva Marton, Joan Sutherland, Ileana Contrubas, Mara Zampieri, Agnes Baltsa. E ancora Leontyne Price, Sherrill Milnes, Paul Plishka, Tatiana Troyanos, Firenza Cossotto e tanti altri.

Si è cimentato anche in registrazioni cinematografiche come l’Otello di Zeffirelli (1986). Ha partecipato ad allestimenti imponenti come l’Aida del Metropolitan, Les contes d’Hoffmann del Convent Garden e una celebre “La traviata”. Sempre con la regia di Zeffirelli, che ha vinto un Grammy Awards per Best Opera Recording  nel 1984.

Le sue registrazioni sono numerose e starle ad elencare sarebbe tedioso. Tuttavia renderebbero l’idea della vastità di ruoli e di recite a cui ha partecipato come prova del fatto che, nonostante le critiche, è stato un simbolo dell’Opera per decenni. Vale la pena quindi conoscere questo sensibile interprete che ha sacrificato molto della sua vita privata pur di deliziarci con le sue capacità espressive.

FONTI

Treccani

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