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AMORE EQUO

Un amore come tutti gli altri

Sara e Cristina si presero per mano, attraversando la piazza, gremita da migliaia di persone.

La mano di Cristina cominciò a sudare. Sara sapeva quanta fatica le costasse essere in mezzo a quella folla, quanta ansia le provocassero tutte quelle persone così vicino a lei. Quando le aveva proposto di andare a quella manifestazione, non si sarebbe mai aspettata un “sì” come risposta. Ancora una volta, dopo tanti anni, Cristina aveva saputo stupirla. La tenne sempre vicino a sé, finché non raggiunsero il centro della piazza. Intorno a loro c’erano molte coppie, tantissime famiglie, tutti indossavano la stessa maglietta bianca e arcobaleno. Tutti erano mossi dalla stessa idea, urlata forte e chiara attraverso così tante voci da sembrare una sola.

La richiesta di quella folla, la richiesta di Sara e Cristina era semplicissima: far sì che chiunque potesse essere libero di amarsi e di veder  legittimato il proprio amore con il matrimonio, al di là dell’orientamento sessuale.

Sara e Cristina stavano insieme ormai da tempo, convivevano da anni, conoscevano e amavano ogni singolo dettaglio l’una dell’altra. Non vedevano l’ora di dare vita alla loro famiglia e di avere dei figli, esattamente come avevano fatto le loro madri e i loro padri.

Per questo erano fermamente convinte di essere nel posto giusto al momento giusto, gridando a gran voce quello che volevano, riconoscendolo come un diritto. Non riuscivano a comprendere come il loro sentimento potesse essere un po’ meno uguale a quello delle coppie eterosessuali. Perché il loro amore non valeva un matrimonio? Dal momento che si amavano alla follia, così come moltissime coppie nel mondo, perché non potevano coronare il loro sogno e diventare una famiglia a tutti gli effetti, senza più soltanto sentirsi di esserlo?

 I diritti degli omosessuali

Era questo che quella piazza chiedeva allo Stato, non solo attraverso coppie omosessuali che rivendicavano un loro diritto: la piazza era gremita di genitori, sorelle e fratelli, nonni, amici e chiunque avesse il desiderio, profondo e fortissimo, di vedere felice e realizzata una persona cara. Ma c’erano anche persone non direttamente coinvolte, che non si trovavano lì per loro stesse o avendo in mente qualcuno in particolare. Persone che potevano sposarsi, in quanto eterosessuali, ma che ritenevano importante che anche gli omosessuali potessero godere di questo stesso diritto. Il loro interesse, ciò in cui credevano, era l’uguaglianza di tutti gli individui di fronte alla legge.

Un amore equo

Sara e Cristina, strette in quella folla come in un enorme abbraccio, sapevano che il loro amore non era diverso da quello di chiunque altro. Si erano conosciute sul posto di lavoro, avevano cominciato a frequentarsi come qualunque altra coppia e pian piano, senza nemmeno accorgersene, si erano innamorate.
Da lì all’andare a vivere insieme il passo era stato breve, ma sentivano il bisogno di qualcosa di più: volevano vedere il loro amore riconosciuto e sotto l’ala protettiva della legge, volevano poter costruire la loro famiglia sapendo di avere dei diritti fondamentali garantiti, volevano i loro futuri figli tutelati esattamente come tutti gli altri bambini del mondo.

Lottavano per un amore equo, uguale per tutti, senza alcun tipo di distinzione. Lottavano per il proprio amore e per quello di tutte le altre persone che, come loro, venivano additate come “diverse” solo per il sesso verso cui rivolgevano il loro affetto. Non riuscivano a concepire in quale modo di chi fossero innamorate potesse interessare a coloro che riempivano una piazza diversa, poco distante da lì, che si dichiarava a favore dell’amore e della famiglia, masticando odio e discriminazione.

[E l’autrice di questo racconto, a sua volta, vuole esprimere tutto l’affetto che sente nei confronti di coloro che hanno popolato – ormai più di una settimana fa – le piazze italiane al suono di “Svegliati, Italia!” per un mondo più giusto, più equo e pieno di amore che non fa distinzioni.]

 

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