“Legend”: le due facce del crimine

Legend” è un film scritto e diretto da Brian Helgeland, che narra le vicende dei fratelli gemelli gangster Reginald e Ronald Kray (entrambi interpretati da Tom Hardy) nella Londra dei primi anni ’60. Reginald, “Reggie”, è affascinante e calcolatore, abile nel fare soldi, mentre Ronald, “Ronnie”, è violento, paranoico e imprevedibile; entrambi si trovano a industrializzare la malavita, tra gioco d’azzardo, droga ed estorsioni. Questo scenario fa da sfondo alla relazione di Reggie con la moglie Frances (Emily Browning), la quale fa anche da voce narrante durante tutto il film.

2,8 su 5 da MyMovies.it, 3,9 su 5 da Comingsoon.it e 7 su 10 da IMDb; questi sono i voti dal web.

L’interpretazione degli attori: ottima. Particolare quella di Tom Hardy nel doppio ruolo dei gemelli Kray (in una versione decisamente più seria rispetto a quella di Eddie Murphy in “Il professore matto”), che si trova a interpretare due personalità non solo opposte, ma anche singolarmente interessanti. Reggie è incoerente e incomprensibile: è bravo nel suo “mestiere”, dei due fratelli è quello che sa come fare grandi affari e non si crea problemi di natura morale; tuttavia, lo vediamo innamorarsi e promettere a Frances di condurre una vita “pulita”, all’inizio credendoci persino lui stesso. Poi però le cose non vanno come aveva previsto e il criminale che è in lui emerge con tutta la violenza di cui è capace, fino a distruggere tutto e quasi tutti. Ronnie è il primo mafioso rappresentato come un omosessuale psichicamente instabile, interessato solo alle proprie fantasticherie; commette azioni criminali solo per tentare di ottenere ciò che vuole, solo perchè è il modo più veloce. La violenza in lui nasce solo dalla paranoia che lo opprime, non da una lucidità fredda e razionale.

Anche il personaggio di Frances è ben caratterizzato: una bella ragazza che disdegna la prospettiva di una vita monotona e prevedibile nei sobborghi londinesi, affascinata dal carisma di Reggie, nel quale vede la possibilità di una vita di successo nell’èlite della società. Frances però non è stupida: sa fin dall’inizio di cosa si occupa veramente Reggie e la mentalità proletaria in cui è stata cresciuta si fa sentire, facendole capire di non voler vivere coinvolta nella criminalità. Vuole i frutti del successo, ma ha paura di scontarne il prezzo o anche solo di esserne accostata. Questa sua fragilità si manifesta in modo crescente, finchè la sua vita non si tramuta definitivamente in un dramma.

La regia: filtro e inquadrature usati a dovere, ben poco da dire e nulla da criticare. Buoni anche i costumi, che non ci lasciano dubbi sul contesto storico a cui stiamo assistendo. Il concetto di “leggenda” che dà il titolo alla pellicola poteva quindi essere meglio sottolineato.

La trama: ci si aspetta di seguire una vicenda di criminalità, una serie di eventi che portano a una svolta decisiva. In effetti, una storia c’è, ma dopo due ore di pellicola è difficile descriverla: c’è la dimensione personale di Reggie e di Frances e ci sono anche i crimini dei bassifondi londinesi, ma il tutto sembra ripetersi in maniera ridondante. Certi accadimenti sono quasi prevedibili, in quanto l’instabilità di Ronnie è evidente fin dall’inizio ma pare che tutti gli altri personaggi scelgano di continuare a ignorarla e a perdonarla. Così si prevede che un affare andrà male, che Reggie se la prenderà con Ronnie e che si dovrà ricominciare con qualche altra questione. E’ come se Helgeland avesse tentato di raccontare le due realtà della vita criminale, quella privata e quella sociale, ma si sia confuso nel renderle, lasciando che gli eventi si mescolassero tra loro e che certi aspetti passino nell’ombra o appaiano poco pertinenti o poco chiari.

Inoltre, si tratta di raccontare una storia vera: i fratelli Kray sono stati due dei gangster più famosi della storia della criminalità inglese, ma il film non sembra sottolineare questa loro notorietà.

In conclusione, si può dire che come film ha una sua originalità, sia per i pregi che per i difetti: perchè non vederlo, quindi?


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