Gli attentati visti da Bruxelles

Gli attentati di Bruxelles dello scorso 22 marzo hanno scioccato tutti, di ogni nazione europea, religione o schieramento politico. Di fronte ad un attacco terroristico, le prime reazioni naturali sono di paura, panico e smarrimento. Ma una città continua a vivere e Bruxelles lo ha dimostrato, unendosi, stringendosi attorno alle vittime e schierandosi fermamente contro l’Isis e la sua violenza.

Giacomo è un ragazzo come tanti, ha ventun anni e per il suo compleanno si è regalato un viaggio a Bruxelles con la sua ragazza, Margherita. “Al momento del primo attentato all’aeroporto di Zaventem eravamo in albergo, – racconta – a colazione abbiamo sentito degli altri turisti parlare di attacchi terroristici e abbiamo cercato notizie su Internet”. Lo scalo internazionale si trova a circa 15 km dal centro, quindi la città non è stata investita subito dalla frenesia e dal panico. “Siamo usciti lo stesso per visitare i Musei reali delle belle arti e poco prima di arrivare alla Place Royale sono scoppiate le bombe nella metropolitana. Lì abbiamo capito che la situazione era abbastanza grave: ambulanze, militari, polizia, tutto è diventato caotico e alcune persone hanno iniziato a correre. La gente era spaventata, delle signore belghe ci hanno riconosciuto come turisti e ci hanno consigliato di tornare in albergo”. Non c’era sangue, polvere, urla in centro a Bruxelles, ma c’era la paura e soprattutto il disorientamento per la mancanza di un punto di riferimento. Perché un attentato non è un evento normale, una cosa che accade tutti i giorni e quindi prima bisogna capire cosa fare. “All’inizio abbiamo trovato riparo in una chiesa, per informarci meglio via Internet e riorganizzare le idee, poi ci siamo spostati in albergo. Sulla strada per l’hotel, i negozi hanno cominciato a chiudere, così come la maggior parte dei ristoranti e dei bar. Abbiamo tranquillizzato i nostri genitori, ma fino alle 2/3 di pomeriggio la città deserta e le sirene di polizia ed ambulanze facevano aumentare il timore. Avevo paura che accadesse come a Parigi, che un terrorista entrasse e sparasse a tutti”.

I disagi sono stati ampi, con i mezzi di trasporto bloccati e le perquisizioni all’entrata della stazione centrale e dei musei. L’allerta era massima, a livello 4, con polizia ovunque e numerosi controlli. “Il nostro aereo sarebbe dovuto partire proprio da Zaventem, – aggiunge Giacomo – ma la Brussels Airlines è stata molto brava a gestire l’emergenza e, senza costi aggiuntivi per noi, ha spostato il volo all’aeroporto di Liegi, ad un’ora di distanza da Bruxelles, così siamo riusciti a tornare venerdì 25, come previsto”.

Foto di Giacomo Rossi
Foto di Giacomo Rossi

È un’esperienza di cui Giacomo parla volentieri, che nonostante tutto considera bella, grazie soprattutto al fatto di non essersi fatti prendere dal panico. I due hanno continuato la loro vacanza senza troppi problemi, dato che la maggior parte delle attività, musei, locali, e negozi, ha riaperto già nello stesso pomeriggio. “Siamo usciti dall’albergo verso le 17 e abbiamo subito notato che col passare del tempo aumentavano i giornalisti. La polizia consigliava di restare in casa, ma ormai una grande folla si era riunita nella Piazza della Borsa per dimostrare solidarietà alle vittime e siamo andati anche noi”. La città e i suoi abitanti si sono uniti in maniera pacifica per dare una risposta alla violenza del terrorismo. La piazza era piena di bandiere di tutti gli stati colpiti dall’Isis e la gente intonava cori: Bruxelles ha dimostrato di saper resistere. “Anche noi avevamo i palloncini rossi e gialli, abbiamo acceso un lume e abbiamo lasciato la scritta Italy for Belgium con i gessetti. La forza della piazza mi ha colpito molto, con i fiori, i cartelloni, le scritte e le voci delle persone che hanno vinto la paura e si sono schierate contro il terrorismo. Un’altra cosa curiosa è che la sera stessa i locali e le birrerie sembravano più pieni del solito, ma nessuno parlava degli attentati, come se la gente avesse bisogno di stare vicina ed unita, ma sopratutto di tornare alla normalità”.

CREDITS

Foto di Giacomo Rossi

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