L’altro ieri in Afghanistan: gonne, penne e diritti

 

L’Afghanistan oggi è uno dei paesi più pericolosi al mondo. Incertezza politica e crescente pressione talebana hanno contribuito nel corso del 2015 ad un peggioramento delle condizioni dei diritti umani in tutto il paese, inclusi reati impuniti da parte delle forze di sicurezza, minacce alle libertà di espressione e stampa e attacchi indiscriminati sui civili, come spiega il report del 2015 di Human Rights Watch. Inoltre la violenza nei confronti delle donne è “pandemica”: l’82 % non ha diritto a un’educazione e l’87.2% è vittima di qualche forma di abuso, che sia esso fisico, psicologico, sessuale, economico o sociale (da Independent Human Rights Commission of Afghanistan – AIHRC).

Ma l’Afghanistan, terra di Persia e storico crocevia dell’Asia centrale, non è stata sempre una regione brutale. A partire dalla storia recente. Fotografie degli anni ’50 e ’60 infatti dipingono il paese di un colore diverso: il colore del diritto allo studio, dell’integrazione uomo-donna, di una società libera da restrizioni mentali e fisiche di sorta. Un paese moderno e pieno di vita, con sfumature che poco si accordano con quelle di una popolazione oppressa e messa a tacere.

Le fotografie di Mohammad Qayoumi lo dimostrano. Nato e cresciuto a Kabul durante gli anni ’60 e oggi professore alla San Josè State University in California, nel saggio fotografico “Once Upon A Time In Afghanistan” Quayoumi conduce il lettore attraverso un viaggio nell’ Afghanistan di quegli anni. Lo ricorda così: “Mezzo secolo fa, le donne afghane facevano tranquillamente carriera nel campo della medicina; uomini e donne si mescolavano tranquillamente al cinema e nei campus universitari a Kabul; le fabbriche in periferia producevano prodotti tessili e tanti altri beni. C’era la legge e c’era l’ordine e c’era un governo capace di intraprendere grandi progetti di infrastrutture nazionali, come la costruzione di centrali idroelettriche e strade, anche se con un aiuto esterno. La gente aveva speranza, credeva che l’educazione avrebbe potuto aprire opportunità per tutti ed era convinta che si prospettasse un brillante futuro. Tutto ciò è stato distrutto da tre decenni di guerra, ma era vero.”

© Mohammad Qayoumi, Studenti dell'Università di Kabul, laurea 1960
© Mohammad Qayoumi, Studenti dell’Università di Kabul, laurea 1960

 

© Mohammad Qayoumi, Ragazze afghane nel 1940
© Mohammad Qayoumi, Ragazze afghane nel 1940

 

© Mohammad Qayoumi, Turisti negli anni '70
© Mohammad Qayoumi, Turisti negli anni ’70

 

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© Mohammad Qayoumi, Università di Kabul, facoltà di Medicina fine anni ’70

Anche Bill Podlich contribuisce alla documentazione. Professore statunitense chiamato a insegnare all’Higher Teachers College, università di Kabul, tra il 1967 e il 1969 fotografa l’atmosfera di un paese la cui monarchia sembrava fiorente e immortale. La figlia Peg Podlich, che insieme al marito gestisce il sito web del padre, dichiara: “Quando guardo le fotografie che scattò mio padre, ricordo un Afghanistan ricco di storia e di cultura. È stato straziante vedere la profonda sofferenza in cui è scivolato in questa guerra che dura ormai da quasi quarant’anni. Il popolo afghano fiero, orgoglioso e amante della vita è stato abbattuto da forze terribili”.

© Bill Podlich, Bionda e afghani
© Bill Podlich, Bionda e afghani

 

© Bill Podlich, Sorelle al mercato
© Bill Podlich, Sorelle al mercato

 

© Bill Podlich, Classe dell'AISK, American International School of Kabul
© Bill Podlich, Classe dell’AISK, American International School of Kabul

 

© Bill Podlich, Giovane fotografa a Paghman Gardens

 

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