La vita sbagliata di chi non guarda Game of Thrones

di Diego Maroni

Qual è il parassita più resistente? A questa domanda il signor Cobb (Leonardo DiCaprio) risponde molto semplicemente nel film di Cristopher Nolan “Inception”: un’idea. Resistente, altamente contagiosa, impossibile da sradicare una volta che è completamente formata. Nel nostro mondo, però, c’è una seconda risposta possibile a cui corrispondono comunque tutte le caratteristiche evidenziate da DiCaprio. Si tratta di un fenomeno così diffuso che ciascuno di noi, nel caso remoto non ne sia affetto, conosce sicuramente un numero non indifferente di “prede” di questo parassita: è l’hype da Game of Thrones (GoT).

A cinque anni dal suo debutto GoT (Il Trono di Spade in Italia) ha visto crescere esponenzialmente il proprio numero di fan e viene posizionata nella top 5 di praticamente ogni classifica sulle migliori serie tv di sempre. Il marchio è ormai così consolidato che esiste tra chi la segue una sorta di gergo verbale e non verbale attraverso cui comunicare.

Chi è effettivamente vittima dell’hype da GoT non è però il fan sfrenato, bensì quella massa sempre più esigua di persone che, vuoi per una battaglia ideologica ed hipster contro ogni fenomeno mainstream, vuoi per semplice disinteresse, non hanno mai visto (o hanno smesso di seguire) la serie. Sebbene siano mossi da motivazioni anche molto diverse tra loro, ci sono varie situazioni che rappresentano una costante per ciascuno di loro.

Il mesto martedì

Per il Non-Fan (NF) il giorno peggiore della settimana non è il lunedì come per chiunque altro, bensì il martedì. Le puntate di GoT escono nella notte tra domenica e lunedì, quindi solitamente nel pomeriggio/sera di lunedì tutti corrono a cercare un link per guardarsi l’ultimo episodio ed evitare spoiler. Il giorno dopo, martedì, tutta la classe o l’ufficio si metterà a dibattere su quanto sia stata sconvolgente la resurrezione di Jon Snow lasciando inequivocabilmente il NF solo in un angolo senza possibilità di inserirsi nel discorso.

I sibillini social

Tra i molti deficit del NF spicca decisamente il disagio provato su Facebook o Twitter quando le bacheche si riempiono di meme, spoiler, contro-spoiler e citazioni il cui senso non viene nemmeno lontanamente compreso, col risultato di aumentare ancora di più la distanza che lo separa da quella che ormai chiama con invidia “gente normale”. Per il NF cercare di raccapezzarsi nell’universo di GoT tra casati dai nomi strani, personaggi con nomi più strani e continue morti di personaggi chiave basandosi solo sulle informazioni avute dai social è assai complicato. Il risultato è che, il più delle volte, capisce l’opposto di quello che è successo davvero e se cerca di comunicare con qualche appassionato finisce per fare la figura dello scemo. L’unica cosa sulla quale nemmeno il NF si sbaglia, dopo aver letto una fila di post infinita, è che “Il vino è finito”.

Il triste trimestre

Durante aprile, maggio e giugno si spalma la programmazione annuale degli episodi di ogni stagione di GoT. L’alienazione del NF dalla società “tronodispadiana” è in questo periodo dell’anno al suo massimo. Sono le settimane critiche e decisive per il NF, consumato da un conflitto interiore: bisogna cedere alla tentazione e diventare “uno di loro” o mantenere la propria linea in modo intransigente (considerato anche il fatto che, data la prossimità alla sessione estiva, iniziare una serie sarebbe un problema non indifferente)?

Il tautologico “Tu non puoi capire”

Nel caso in cui il NF decida di valutare la possibilità di iniziare a seguire la serie comincerà a chiedere ai suoi amici (che in realtà lo vedono più come un alieno) una sorta di riassunto della storia generale. La risposta che è condannato a sentire ogni volta è però rivolta a scoraggiarlo dall’iniziare con troppo ritardo un’impresa così titanica che ormai non potrà portare a termine, e quindi a non immischiarsi in cose che non sono di sua competenza. Si va dal “Tu non puoi capire” all’”È una storia lunga”, passando per il “Ormai non puoi iniziarla, dovevi pensarci prima”.

Davanti a cotanta discriminazione nei confronti dei Non-Fan sarebbe corretto reinterpretare le parole pronunciate 150 anni fa dal conte Cavour come auspicio di convivenza pacifica: non più, forse, libera Chiesa in libero Stato, ma libera serie in libero Stato!


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