Malina: nella psiche di una donna

Malina“, romanzo del 1971 della scrittrice austriaca Ingeborg Bachmann, è la storia di una sorta di incomprensibile triangolo amoroso; è la storia di un Io femminile confuso, stanco, tormentato; è, infine, la storia di un omicidio.
Ingeborg Bachmann nasce a Klagenfurt, in Carinzia, nel 1926. Diventa famosa nel 1954 quando, grazie alla sua raccolta poetica “Il tempo dilazionato”, finisce sulla copertina del settimanale tedesco Der Spiegel. Spesso malvista dai critici perché donna, giovane e bella, la Bachmann riesce a guadagnarsi numerosi premi del mondo letterario tedesco, tra cui, nel 1964, il prestigioso Georg-Büchner-Preis.

“Malina” viene dunque pubblicato quando l’autrice è al culmine della sua fama. La trama si sviluppa nel 1966, in una Vienna estiva, deserta, onirica. I personaggi che si muovono nell’opera sono presentati sulla prima pagina, sotto forma di elenco, quasi fosse un testo teatrale. C’è “Io”, un Io narrante che non ha nome, di cui si sa solo che sia una scrittrice di quarant’anni. C’è Malina, l’uomo con cui vive. C’è Ivan, l’amante della donna. Fin da subito è possibile notare qualcosa di molto strano, in questa situazione. Qualcosa di incomprensibile: Ivan va a trovare spesso la donna, nella casa in cui lei abita con Malina, e quest’ultimo pare non accorgersene nemmeno. Così come Ivan pare non accorgersi di lui. Malina appare e scompare. Senza andare nello specifico, il lettore scoprirà che Malina è in qualche modo indissolubilmente legato alla psiche, lacerata e stremata, della donna. No, non è un’allucinazione: è qualcosa di molto di più.
L’intero libro è, effettivamente, prodotto di una psiche femminile. Sono raccolti i pensieri dell’io, in un ventaglio ampissimo di toni e voci, che vanno dall’ermetico al frivolo, dall’intellettuale al superficiale, in modo da inserire qualsiasi tipo di riflessione ed argomento. Il secondo capitolo del libro si svolge all’interno del subconscio: è interamente composto da sogni che la donna fa, e che racconta al fidato Malina, in un continuo ciclo di sonno e dormiveglia.

E c’è ancora molto altro, dentro a “Malina”: da riferimenti letterari nascosti, a rese dei conti dell’autrice nei confronti di altri scrittori suoi contemporanei; dalla colpa non ancora espiata dell’Austria nel periodo nazista, alla guerra, da poco finita ma sempre presente; e poi, ancora, paranoia, ossessione ─ e, come anticipato, alla fine di tutto, un omicidio. Un romanzo fuori dal comune in tutti i sensi, sorprendente, scioccante, ironico, sottile: imperdibile.

“Malina”, Ingeborg Bachmann, Adelphi, 2003.

 

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