De André, poeta dell’amore profano

Da sempre De André è conosciuto come il cantore dei reietti, di quelli che vivono ai margini della società, degli “ultimi uomini”. Tuttavia, proprio questi ultimi sono descritti dal cantautore come anime salve, ovvero, anime libere, anime che sono riuscite a salvarsi.
E questa loro salvezza deriva proprio da una condizione di estraniamento dal mondo, che permette loro di restare al di fuori dell’ipocrisia dell’alta società e dalle regole del buon costume.

In particolar modo, nelle sue canzoni, “Faber” ha voluto ricordare la vita delle tante donne che per un motivo o per un altro finivano sulla strada, in quel labirinto di vie che è la vecchia Genova, sua città natale.
E sono le vie più malfamate della “città vecchia” ad ispirare De André (la Via del campo prima tra quelle), che in un’intervista dirà:

“Mio padre era di origini modeste: il benessere cominciò ad aggirarsi in casa nostra dopo che lui aveva superato i quarant’anni. Forse da queste radici la sua mai abbastanza ringraziata accondiscendenza a lasciarmi libero di vivere nella strada: e nella strada ho imparato a vivere come probabilmente prima di me aveva imparato lui.”

Le prostitute di De André hanno spesso un’aria romantica, come la famosissima Bocca Di Rosa o la puttana di Via Del Campo, con “gli occhi grigi color di foglia”: un suo sorriso e per il cliente si aprono le porte del Paradiso.
È una donna che non vende il suo corpo nel senso più gretto e materiale del termine, ma dona ai suoi clienti la parte più preziosa e delicata di sé, metaforicamente, la sua Rosa. 

 Via del Campo c’è una graziosa
gli occhi grandi color di foglia
tutta notte sta sulla soglia
vende a tutti la stessa rosa

Spesso, remando sempre in direzione ostinata e contraria, le prospettive assegnate dalle convenzioni sociali vengono del tutto ribaltate.

Se di amarla ti vien la voglia
basta prenderla per la mano

È una frase romantica che rimanda ad un contesto sentimentale, il più lontano possibile da quanto la società dell’epoca potesse attribuire ad una prostituta.
De André cerca in questo modo di restituire dignità e sentimento alle donne che esercitano il “mestiere”, al “letame” da cui però, a differenza dell’arido diamante, “nascono i fior”.
Le prostitute, in questo senso, sono donne eccezionali, in quanto si privano di quanto più prezioso esista per un essere umano: la gioia di un amore ricambiato ed autentico, e che in cambio vengono sfruttate e violate, o, al massimo, possono ricevere le briciole di un momento di gioia mentre offrono, seppure a pagamento, il loro amore per una notte.

Via del Campo ci va un illuso
a pregarla di maritare
a vederla salir le scale
fino a quando il balcone ha chiuso.

La grandezza di De André forse, sta proprio nel passare in mezzo alle miserie del mondo senza giudicarle, né tanto meno cercando di cambiarle, o nasconderle.
Le offre alla mercé di tutti, spietatamente: crude, stridenti, senza fronzoli.

Non sempre però quest’alone di santità riesce a difendere le donne di strada: nelle canzoni vengono descritti anche i risvolti più cruenti, più drammatici, come testimonia Maggie “uccisa in un bordello dalle carezze di un animale” o Nancy che “cercò dal terzo piano la sua serenità”.
Straordinaria è la sensibilità del cantautore celata dietro la storia de La Canzone di Marinella:
Marinella era una ragazzina costretta dai propri genitori a vendersi fin da adolescente. Aveva 16 anni quando venne trovata morta nel fiume Olona, stuprata ed uccisa da un volto ancora oggi ignoto.
Non c’è dignità, non c’è dolcezza, né poesia, nella sua morte.
È per questo che leggendo sui giornali la notizia, De André venne talmente turbato dall’accaduto che decise di reinventare una nuova vita per Marinella e di addolcirne la morte.
Muore giovane colui che gli dei amano” recitava Menandro, è così che De André fa perdere la vita a Marinella in un giorno di primavera, senza darle il tempo di conoscere il dolore.

 sola senza il ricordo di un dolore
vivevi senza il sogno di un amore

Marinella fa giusto in tempo a conoscere il suo primo e unico amore, con il quale tocca l’acme della felicità con il compimento fisico dell’amore (descritto tra l’altro con una delicatezza rara).
E se è vero che la felicità dura solo un giorno, Marinella allora fu la più fortunata tra le donne.

 E come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno come le rose


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