Ti Guardo

Più scandalo per la vittoria del Leone d’oro come miglior film al festival di Venezia, che per la trama di Ti Guardo del regista venezuelano Lorenzo Vigas.

Caracas farà da sfondo a due storie di vita diametralmente opposte che entrano in contatto scontrandosi in molti punti. Armando (Alfredo Castro) è un uomo di 50 anni, un odontotecnico apatico e abitudinario, anche per quanto riguarda le sue particolari fantasie sessuali. Elder (Luis Silva) è un ragazzo di 18 anni, criminale recidivo e bullo di strada squattrinato, ma affascinante nella sua violenza da macho.

I due protagonisti, che in comune hanno solo gli opposti, si incontreranno in strada, che pare essere terra di nessuno, e una volta che Armando avrà convinto Elder a seguirlo nel proprio appartamento procederà con la sua abitudinaria perversione. Il giovane irrequieto, certamente non gradendo i comandi dell’uomo, lo colpirà al volto con un pugno e poi scapperà, ma non prima di averlo derubato.

All’interno della narrazione troviamo altre storie intrecciate alle vite dei nostri protagonisti stereotipati e contrapposti ma lo scontro e paradossalmente l’attrazione che ne deriva, rimarranno gli unici tratti comuni e orbita di tutta la pellicola.

I temi più classici e ricorrenti, la borghesia incarnata da Armando e i proletari dimenticati da tutti di cui Elder è figlio. Le generazioni a confronto: i problemi di denaro, l’amore, l’odio verso il proprio padre e l’egoismo, di qualsiasi natura esso sia, sono diversi nei due uomini ma in grado di avvicinarli in quello che poi diverrà un vortice di eventi che allo spettatore ha comunque ben poco da dire. Se non fosse per l’uso di violenza gratuita e sesso, la pellicola non riuscirebbe a catturare il nostro interesse, ma è evidente che a Venezia la pensano diversamente. Dialoghi frammentari e l’azione principale ripresa in modo sfocate diventano il punto di forza, ma non di originalità, perché questa ruvidità della tecnica ormai sia associata al “vero” al film forte e d’impatto.

Tema certamente interessante, che il titolo già ci suggerisce e che forse meritava più attenzione, è il voyerismo di Armando. Sembrano tutti sue marionette e, nonostante l’apparenza pacata e imperturbabile, riesce comunque ad orchestrare la vita di Elder, senza che lui se ne renda conto. Armando, forse unico e vero protagonista, pur dimostrando molta generosità, non convincerà mai fino in fondo con la sua bontà, risulterà sempre come un’entità superiore che pone rimedio agli errori del giovane, come un dio clemente.

Sicuramente è una proposta interessante come esordio, ma esclusa l’esoticità dell’ambientazione, l’opera non dice molto e nonostante i rimandi a Pasolini, anche se a volte è inopportuno scomodare il suo nome per similitudini un po’ forzate è ormai prassi, per questo tipo di lavori, prestare un’attenzione sovrabbondante a tematiche così forti dimenticandosi forse che l’opera per essere considerata tale deve rispettare più canoni.


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