Quando la cucina italiana sbarcò in America

All’estero capita spesso di essere chiamati “Spaghetti”. Della lingua italiana, infatti, si conoscono termini associati alla buona cucina, come “pizza” e “pasta”. Tutti alimenti tipici della dieta mediterranea, in parte ben distanti dalla tipica alimentazione anglosassone, basata principalmente su carni e patate.

Alimenti che piacciono spesso vengono modificati in parte secondo i gusti locali. Come noi ci ritroviamo ad ordinare anche insalate nei fastfood di catene americane (che nel paese di provenienza non le hanno nel menù, poiché tipiche della nostra dieta mediterranea), così in America capita di trovare pizze farcite a tal punto da lasciare a malapena intuire la presenza di una base.

Una cucina “glocale”

Mai provata una pizza con salsa d’arachidi, pollo e fagioli? Dal 1905, quando fu aperta la prima pizzeria negli USA nella Little Italy di New York, questo piatto unico ha spopolato in innumerevoli variazioni. Tanto da apparire spesso anche in cartoni animati, film e telefilm provenienti da oltreoceano (Basti pensare alle “Ninja Turtles“, dagli anni ’80 sui piccoli schermi per bambini).

E il ketchup sui maccheroni? Sulle confezioni di pasta di produzione non italiana spesso i minuti indicativi di cottura sono aumentati, dal momento che si deve assorbire un condimento presente in quantità esagerate, tenendo anche conto che per molti non-italiani la dicitura “Al dente” equivale a un piatto di pasta “cruda“.

De gustibus non est disputandum

De gustibus non est disputandum” dicevano gli antichi Romani, che nel loro conquistare l’Europa non sembrarono disdegnare miscugli di sapori. Perciò non si dovrebbe troppo giudicare chi usa ingredienti o idee nostrane adattandole al proprio palato.

Il senso del gusto può avere anche delle varianti di tipo genetico: esistono individui detti “taster”, che hanno in doppia copia un gene che rende particolarmente sensibili all’amaro, ciò che li porta spesso a una alimentazione più povera di verdure, in particolare cavoli. Chissà che questo gene non sia più diffuso fra chi disdegna la nostra dieta mediterranea?

Capita però spesso che chi tenta la cucina italiana lontano dal Bel Pese si ritrovi a confronto con nostri connazionali, stabilitisi all’estero, più o meno temporaneamente, alla ricerca di occasioni. Sono circa quattro milioni, oggi, gli Italiani residenti fuori dai confini del proprio paese: non pochi, anche se in numero ridotto rispetto agli oltre nove milioni degli Anni ’20, periodo di flussi migratori diretti principalmente in America.

Fra i discendenti di questi emigrati si è affermato a New York il sindaco Bill de Blasio, i cui nonni provenivano da Sant’Agata De’Goti, in provincia di Benevento, come ha lui stesso ricordato nel suo discorso di ringraziamento agli elettori. Egli sembra non avere dimenticato le sue origini: chissà a che tipo di cucina avrà portato il suo matrimonio con l’afroamericana Chirlane McCray?

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