Rumi e la poesia dell’Islam

Azar Nafisi è stata professoressa di lingue e letterature straniere all’università di Teheran Allameh Tabatabei. Oggi vive a Washington, dove insegna alla Johns Hopkins University. Nel suo libro “Leggere lolita a Teheran” racconta che cosa significa essere donna e intellettuale nella Repubblica Islamica dell’Iran.

Riporta la rabbia di non potere nemmeno sedersi nel suo caffè preferito e mangiare una millefoglie in compagnia di un amico. Racconta dei bombardamenti durante la guerra contro l’Iraq e della sua personale battaglia intrapresa contro il velo, che è costretta a portare in qualsiasi luogo pubblico.

All’inizio si rifiuta di insegnare. Se non può essere libera, come può trasmettere ai suoi studenti la passione e l’amore per la letteratura?

Molti, però le fanno notare che in drogheria, in libreria, al mercato il velo lo porta senza troppi problemi. Ma lei tenace ribatte che l’Università non è una drogheria! Alla fine cede, però prendendosi una piccola rivincita e lasciando uscire ciuffi di capelli ribelli dal velo.

Nel suo libro oltre alla rabbia e al grande amore che Azar Nafisi nutre per la letteratura, vissuta come unico modo per cambiare la realtà, si può assaporare anche tanto struggimento per quei romanzi che la maggior parte dei suoi studenti non riesce a capire. E per tutti i film, i libri e le poesie proibite.

Soprattutto le poesie di Rumi.

La scrittrice, ironica, parlando con un suo amico da lei definito “mago”, si dice stupita e incredula per il modo in cui la Repubblica Islamica tratta la propria cultura, specialmente colui che viene considerato il poeta mistico per eccellenza.

Gialàl-ad-Dìn Rūmī: il “poeta mistico”

Gialàl-ad-Dìn Rūmī nacque in Persia nel 1207 e fu fondatore della confraternita dei Dervisci Rotanti. I Dervisci sono discepoli che, per il loro difficile cammino di ascesi e di salvazione, sono chiamati a distaccarsi nell’animo dalle passioni mondane e, di conseguenza, dai beni e dalle lusinghe del mondo. I dervisci vivono in mistica povertà, simili ai frati mendicanti cristiani.

Essi vengono chiamati Rotanti, poiché praticano la celebre danza turbinante come metodo per raggiungere l’estasi mistica (jadhb, fanāʾ).

Nel 1231 Iniziò i suoi studi teologici presso la scuola del padre per poi succedergli come capo spirituale al momento della sua morte. Sembra che siano due gli eventi spirituali definiti determinanti nella vita di Rumi. Uno fu l’incontro nel 1244 con Shams -i Tabrīz (“il sole di Tabrīz”), suo maestro spirituale. Per un anno, essi si dedicarono completamente ad una ricerca spirituale, che però portò alla scomparsa di Shams. Il secondo evento fu la conoscenza, a Damasco, con Ibn Arabi, grande mistico islamico, tra i più grandi teorizzatori della waḥdat al-wujūd o “unità dell’essere”.

L’Uomo di Dio è, senza vino, ubriaco,

l’Uomo di Dio è, senza cibo, già sazio.

L’Uomo di Dio è pazzo e stupito,

l’Uomo di Dio non mangia e non dorme.

L’Uomo di Dio è re sotto il saglio,

l’Uomo di Dio è in diroccate rovine tesoro.

L’Uomo di Dio non è d’aria e di terra,

l’Uomo di Dio non è d’acqua e di fuoco.

L’Uomo di Dio è mare senza sponde,

l’Uomo di Dio piove perle senza bisogno di nube.

L’Uomo di Dio ha cento lune e cieli,

l’Uomo di Dio ha pur cento soli.

L’Uomo di Dio è per Realtà sapiente,

l’Uomo di Dio non ha dottrina di libro.

L’Uomo di Dio è oltre fede e non-fede,

l’Uomo di Dio è oltre il male ed il bene.

L’Uomo di Dio è cavaliere venuto dal Nulla,

l’Uomo di Dio è venuto su glorioso destriero.

L’Uomo di Dio è Shams ad-Din nascosto,

l’Uomo di Dio tu cerca e tu trova!

(L’uomo di Dio)

Può essere chiaro, ora, come un poeta che dichiara che “L’Uomo di Dio è oltre il male e il bene“, non sia ben visto da un regime che, invece, impone le proprie certezze a tutta la popolazione, obbligandola a vivere privatamente seguendo le proprie regole, definite “giuste”.

Ho coperto i miei occhi

con la polvere della tristezza,

finché entrambi furono un mare colmo di perle.

Tutte le lacrime che noi creature versiamo per lui

non sono lacrime, come pensano molti, ma perle…..

Mi lamento dell’anima con l’anima,

ma non per lamentarmi: dico solo le cose come stanno.

Il cuore mi dice che è angosciato per lui

ma io non posso che ridere di questi torti immaginari.

Sii giusta, tu che sei la gloria del giusto.

Tu, anima, libera dal “noi” e dall'”io”,

spirito sottile in ogni uomo e donna.

Quando un uomo e una donna diventano uno,

quell’uno sei tu.

E quando quell’uno è cancellato, tu sei.

Dove sono questo “noi” e questo “io”?

A lato dell’amato.

Tu hai fatto questo “noi” e questo “io”

perché tu potessi giocare

al gioco del corteggiamento con te stesso,

affinché tutti i “tu” e gli “io” diventino un’anima sola

e infine anneghino nell’amato.

Tutto ciò è vero. Vieni!

Tu che sei la parola creatrice: Sii.

Tu, al di là di qualunque descrizione.

È possibile per l’occhio fisico vederti?

Può il pensiero comprendere il tuo riso o la tua pena?

Dimmi, è possibile vederti?

Soltanto di cose in prestito vive questo cuore.

Il giardino d’amore è infinitamente verde

e dà molti frutti oltre alla gioia e al dolore.

L’amore è al di là di entrambe le condizioni.

Senza primavera, senza autunno, è sempre nuovo.

FONTI

Azar Nafisi, R. Serrai (trad.), Leggere “Lolita” a Teheran, Adelphi (2007)

Gialal ad-Din Rumi, A. Bausani (curatela), Poesie mistiche, Rizzoli (1980)

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