Mondo reale e mondo virtuale: il dilemma del secolo XXI

Guardando la società attuale, dove i “media elettrici”, secondo la definizione di Marshall McLuhan (radio, Tv e cinema), hanno preso il sopravvento portando l’uomo ad una condizione di “eterodirezione” (tanto per citare gli illuministi) sembra lontana anni luce quella realtà in cui l’unico modo per comunicare era il medium della voce e il suono era percepito come qualcosa da venerare. Dopo più di duemila anni, si fa fatica a percepire quale sia la realtà effettiva e dove finisca quella virtuale. Saturi di immagini, di suoni, di cartelloni pubblicitari, il medium della Tv e soprattutto quello della rete hanno modificato le abitudini della società. Per lo più omologandoli, stereotipandoli e rendendoli tutti conformi.

Un processo che ha portato, se si vuol guardare il bicchiere mezzo vuoto, ad una inibizione delle capacità immaginifiche. Ad una invasione totalizzante nella vita della gente. Ad una narcosi simile a quella di cui parlava Platone nella Repubblica, conducendo l’uomo ad oracolare il nuovo medium come certezza assoluta.

Pertanto la distanza è diventata un qualcosa da colmare. Tutto è vicino, la Tv ci induce a credere che non serve più l’esperienza diretta, ma che basta ascoltare quelle notizie rapidamente in modo da contenere dentro di sé tutte le informazioni necessarie.

The social lives of networked teens

Tuttavia, negli ultimi anni, con la diffusione dei social network, gli adolescenti, così come afferma il filosofo Maurizio Ferraris, ritengono che tutto ciò che sia contenuto in un blog o in un magazine online sia certezza assoluta, appellandosi a informazioni raccattate su internet e mal digerite. La scrittrice americana Boyd, nel suo libro It’s Complicated, ha scritto che la socialità virtuale ha soppiantato quella reale e pare che gli adolescenti americani anche quando sono insieme comunichino tramite whatsapp o messaggi.

Questa affermazione lascia esterrefatti se solo ci si ferma a pensare a come questi mezzi di comunicazione hanno piegato la popolazione ad un riformattare costante. Mcluhan negli anni ’60 aveva osservato che “la Tv e i successivi media elettrici si sarebbero potuti gestire soltanto avendo strumenti intellettuali adeguati per difendersi da essi“. Nella società attuale, dove l’uomo è in balia di una realtà manipolata ed è sempre più marionetta nelle mani del sistema stesso, gli strumenti intellettuali di cui parla il sociologo canadese sembrano essere sempre più un qualcosa di improbabile.

FONTI

Marshall McLuhan, The medium is the message (1967)

Platone, La Repubblica

D. Boyd, It’s complicated. The social lives of networked teens, Yale University Press (2014)

CREDITS

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