Il giornalismo di oggi e la lezione di Pulitzer

Il 26 agosto sul sito «Il populista», di area politica leghista, nella sottosezione Invasione è comparso un articolo firmato dalla redazione, intitolato Hotel di lusso, ville e piscine. La bella vita dei clandestini in Italia. Nell’articolo si racconta la vita da favola di migranti e clandestini negli alberghi di lusso, pagati a spese degli italiani, il tutto corredato di foto che mostrano le costose stanze d’albergo, le grandi piscine e gli spazi verdi circostanti. La scarsità delle parole e dei dettagli è compensata dalle belle foto allegate che evidentemente suscitano attenzione e sdegno nel lettore. L’8 settembre arriva l’articolo di inchiesta de «Il post», firmato Gianni Barlassina e Giulia Siviero, che punto per punto smonta l’articolo de «Il populista», dimostrandone attraverso i fatti – visite di persona, interviste e descrizioni – quando non con le immagini, la sostanziale falsità.

Questa vicenda ci fornisce un esempio di buon giornalismo attraverso il suo contrario. Se la ricerca della verità è la missione principale per il professionista dell’informazione, che vuole raccontare la realtà senza filtri, diversamente l’articolo de «Il populista» la distorce in modo tendenzioso. Scriveva così Joseph Pulitzer, uno dei padri del giornalismo moderno a cui è intitolato il prestigioso premio, più di cento anni fa:

Un’opinione pubblica bene informata è la nostra corte suprema. Perchè a essa ci si può sempre appellare contro le pubbliche ingiustizie, la corruzione, l’indifferenza popolare e gli errori del governo, e una stampa onesta è lo strumento efficace di un simile appello.

Joseph Pulitzer fu uno dei primi a sostenere l’importanza di mantenere un codice etico, di rispettare una ferrea deontologia per chi pratica il mestiere di informare. Nel 1904 il giornalista ungherese, naturalizzato americano, difese pubblicamente l’idea di fondare una Scuola di giornalismo presso la Columbia University con un articolo su «The North American Review». Lo scopo di tale istituzione era quello di formare gli studenti alla professione, selezionando le materie universitarie in un corso di studi ad hoc e facendo loro assimilare le basi etiche e teoriche da mettere in pratica sul lavoro. Sempre dalla penna di Pulitzer escono queste parole:

Una stampa cinica, mercenaria, demagogica, e corrotta a lungo andare renderà il popolo tanto ignobile quanto lo è essa stessa.

Sostenere e insegnare i valori, gli onori e anche gli oneri della professione, attraverso l’esempio dei giornalisti del passato, con la collaborazione delle migliori penne del giornalismo contemporaneo e di coloro che invece si sono ritirati della frenesia redazionale e possono dedicare il loro tempo a trasmettere le proprie competenze.

Ciò che va insegnato è lavorare per la comunità – sosteneva Puitzer – non per un commercio, non per se stessi, ma in primo luogo per il pubblico. […] La scuola di giornalismo dovrà esaltare principi morali, il sapere e la cultura, se necessario a svantaggio degli aspetti commerciali.

Ora non ci resta che pensare se dopo cento anni il giornalismo, e i giornalisti, abbiano imparato la lezione di Pulitzer. Questa settimana si torna a scuola.


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