Troppa Felicità – Alice Munro

Chi è Alice Munro?

La domanda sorse già quando fu scelta come vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 2013.
Ma non solo il Nobel, il percorso della Munro è molto più di questo: personalità eclettica e forte, questa donna è una delle più importanti autrici canadesi contemporanee. Cresciuta a Wingham, Ontario, si dedica al racconto come principale forma espressiva, vincendo numerosi premi tra cui il Man International Booker Prize.

Abbiamo scelto di studiarla attraverso Troppa Felicità (Einaudi – 2013), forse per via del titolo, così ingannevole, quasi canzonatorio, forse per lo stile adottato dalla scrittrice, il racconto. Ed è stata una spiacevole, a tratti sconvolgente, sorpresa.

Nei suoi racconti, della durata di circa 20 pagine ciascuno, Alice Munro esplora quale possa essere il limite dettato dalla felicità, nel caso esso esista. La forza della felicità, il prezzo della felicità.
La Munro sceglie la vecchiaia come epoca della gioia, il potenziale di  spregiudicatezza insito in un corpo che decade è il campo entro il quale si muove.
Quando la felicità termina, poi, restano le storie: vite, omicidi, tradimenti, verità celate, amori complessi ed intricati attorno al ceppo indissolubile dell’essenza umana.

Con uno stile tutto suo, ponderato ma emozionale, consapevole e in continua costruzione, la scrittrice si dedica a storie possibili eppure avvolte in un nastro d’incantato stupore, trascinando il lettore in un caleidoscopio di racconti dalla bellezza iridescente ed incandescente.
Vi è nel suo scrivere una scarica di libertà inusitata, qualcosa capace di slegare l’uomo in quanto animale dalla sua posizione nella società, facendolo tornare animale, donandogli impulsività ed inconscio.
Ogni storia lascia il lettore senza fiato, con colpi precisi e di una violenza inaudita: la consapevolezza del dolore umano avviene nelle prime pagine, altre volte arriva come stoccata finale, ma è sempre violento e doloroso.
La Munro non vuole prescrivere la ricetta della felicità, men che meno desidera descrivere un mondo fatto di esseri viventi felici e sereni: siamo fatti di carne, polvere saremo, questo è ciò che rimane.

Il destino, inoltre, gioca nella produzione dell’autrice un ruolo centrale. Ella si pone in una posizione di accettazione, facendo parlare i suoi personaggi con penosa rassegnazione.
Eppure oltre tutto questo, oltre le ferite aperte e quelle rimarginati, c’è il baluardo della Felicità, F maiuscola, irraggiungibile, onirico, ardentemente desiderato.

Consigliamo in particolare una lettura attenta per questi racconti: “Faccia” “Radicali Liberi” e “Bambinate”.

Credits

Eleonora Casale

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