Alle Hawaii come su Marte: la missione Hi-Seas

Si è conclusa il 28 Agosto 2016, alle ore 21.00 italiane, l’avventura di sei ricercatori impegnati nella missione Hi- Seas della Nasa. 8 mesi di isolamento trascorsi alle pendici del Mauna Loa, uno dei più grandi vulcani delle Isole Hawaii, a 2500mt di altitudine. Gli scienziati hanno vissuto in una cupola geodetica, simulando così la vita durante una spedizione su Marte: vietata quindi ogni forma di comunicazione esterna, se non le email che arrivavano ai destinatari con una differita di 20 minuti, proprio come accadrebbe dal pianeta rosso.

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I sei scienziati, tre uomini e tre donne, hanno sperimentato a trecentosessanta gradi la vita su un altro pianeta: porzioni di cibo disidratato e razionato, ingombranti tute spaziali per le passeggiate fuori dalla capsula, convivenza forzata in uno spazio ridotto, sfruttamento delle proprie conoscenze per far fronte ai problemi intercorsi durante la missione e massima attenzione a non sprecare le risorse energetiche a disposizione.

Giornate scandite da impegni precisi: attività di ricerca, raccolta di dati e campioni, preparazione del cibo, esercizio fisico; il tutto costantemente monitorato da un gruppo di supporto, in contatto con il team 24 ore su 24.

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Ogni scienziato ha inoltre compilato giornalmente un diario, e dall’analisi degli scritti è emerso che le difficoltà maggiori non sono state quelle dettate dall’ambiente, ma dalla convivenza obbligata. Dopo i primi mesi lo stress ha iniziato a farsi sentire, i rapporti umani si sono fatti talvolta tesi, ma la grande professionalità dei sei protagonisti, tutti aspiranti astronauti, ha permesso loro di superare i momenti di crisi.

Uno degli obiettivi della missione è stato proprio l’analisi dei rapporti umani e dello stress provocato dalla convivenza di un ristretto gruppo umano in un ambiente ostile; si tratta di informazioni estremamente importanti  per poter stabilire limiti e necessità umane per una futura, e forse prossima, partenza dell’uomo verso nuovi orizzonti: viaggi e permanenze su pianeti lontani, che potrebbero avere, per via della distanza e dell’eccezionalità della missione, la durata di anni.

credits:

foto: nasa.com

 

 

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