Bookcity alla Statale: ecopoetry ed etica dell’ambiente

Di cosa si tratta quando parliamo di “poesia ecologica” o, per dirla in inglese, ecopoetry? In occasione dell’evento Milano Bookcity, anche l’Università degli Studi ha aperto le sue aule all’evento cittadino, scegliendo di analizzare il tema della “dis-integrazione”. Sfruttando il gioco di parole, alla lezione aperta di giovedì 17 presso la sede di Lingue in Piazza San Alessandro insieme alle docenti Paola Loreto (letteratura angloamericana) e Laura Boella (etica dell’ambiente) si è parlato di integrazione tra uomo e ambiente. Attraverso il linguaggio.

Piazza San Alessandro

Ecopoetry è quel tipo di poesia che viene scritta facendo particolare attenzione alle relazioni tra il poeta e l’ambiente naturale. Questo filone ebbe origine durante il periodo modernista e ha trovato grande sviluppo negli anni ’60 del secolo scorso. Ma attenzione: l’ecopoetry è una poesia sulla natura molto diversa da quella romantica. Se il poeta romantico si relazionava alla natura e al mondo circostante partendo da una visione antropocentrica, l’eco-poeta si sforza di assumere uno sguardo ecocentrico, quello della natura. Come? Usando un linguaggio che rispetti la materialità del mondo, innanzitutto, e attraverso l’adozione di particolari costruzioni sonore e sintattiche. Le tesiste Anastasia Cardone e Virginia Minella sono intervenute nella lezione parlando della ecopoetessa americana Mary Oliver, in cui ritroviamo tutte queste caratteristiche.

Laura Boella ha poi spiegato qual è stato l’atteggiamento del mondo scientifico verso l’ambiente negli ultimi cinquant’anni. Negli anni Sessanta l’atmosfera culturale legata alle problematiche ecocentriste era viva non solo politicamente (pensiamo ai movimenti di protesta giovanili), ma anche spiritualmente; aperta cioè a modalità di vivere l’ambiente che richiamavano la sensibilità ecologica delle religioni orientali. Negli anni ’70 poi si era aperta una nuova prospettiva nel campo della biologia, quella molecolare. Il moderno concetto di rete viene da lì e veniva usato nel dibattito sull’econcentrismo. Esisteva quindi un rapporto dinamico tra scienza e istanze ecologiche, di dialettica costruttiva.

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Mary Oliver

Oggi questo fermento non c’è più, sono state prese altre direzioni: una su tutte la digitalizzazione del vivente. Dopo il sequenziamento del dna si è iniziato a parlare di vita in termini di trascrizione. Da una parte il linguaggio della scienza, dall’altro il linguaggio delle scienze umane. Ma il problema ambientale è oggi più serio che mai, e la prof.ssa Boella lamenta quanto i manuali di etica dell’ambiente siano noiosi. È possibile che, nonostante stiamo andando incontro al disastro ambientale planetario, la sensibilità al problema sia così scarsa? Forse bisogna cercare un nuovo linguaggio per raccontarlo, sostiene la docente. La letteratura, in questo, e la poesia, in quanto parola performativa, può servire come nuova modalità di comunicazione di un problema importante e troppo sottovalutato.

Crediti

Immagine di copertina: www.skyscrapercity.com

Immagine 1: www.skyscrapercity.com

Immagine 2: www.thebark.com

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