Le Piramidi e i miti dietro alla loro costruzione

Che le Piramidi siano uno dei simboli più interessanti dell’enorme inventiva umana di sempre è noto a tutti, così come, al contrario, a molti non sia del tutto chiaro come sia stato possibile edificare mostri di roccia simili. Analizzando gli studi presenti sui libri di storia e tecnica, si possono comunque comprendere meglio quali siano stati gli strumenti utilizzati dagli antichi egizi.

Lo schiavismo

Innanzitutto, il mito principale da sfatare è quello dello schiavismo presente in Egitto: molte persone infatti credono che nel periodo tra la III e la XII dinastia, gli egiziani sfruttassero i popoli sottomessi per costruire i loro monumenti. Al contrario, imonumenti erano costruiti dagli stessi egiziani nel periodo di “secca” del Nilo, ossia quando la terra era poco fertile a causa dell’arsura. Questi, pagati con un regolare stipendio, creavano piccoli villaggi attorno ai cantieri, in cui dormivano, mangiavano e trascorrevano il tempo quando non erano impegnati nei lavori.

Nessuno schiavo quindi, nessun padrone con la frusta, solo tanta organizzazione. Non è nemmeno vero che le popolazioni nubiane (zona dell’attuale Sudan) erano ridotte in schiavitù. Si trattava di una vera e propria alleanza col popolo egiziano, per il quale svolgevano un ruolo di polizia.

La funzione della piramide e la capillarità

Altra questione importante da chiarire è la funzione della piramide. Fin da piccoli, in molti hanno pensato che le piramidi fossero cave al loro interno e che ospitassero un sepolcro. Può essere vero e falso. Le Piramidi non sono quasi mai cave, ma poggiano su un sistema di gallerie e stanze (ciascuna con un proprio ruolo), che ospitavano il defunto, alcune persone importanti e una quantità incredibile di manufatti e oggetti. Si potrebbero definire, in sostanza, dei tumuli indicativi.

Sorge quindi una domanda spontanea: come venivano costruite le piramidi? Purtroppo non è dato saperlo con sicurezza, poiché non sono pervenuti papiri con un disegno che spieghi come costruire questi edifici. Diverse teorie portate avanti da uno studio olandese hanno finora chiarito solo il sistema di trasporto dei blocchi di pietra. Non venivano usati dei tronchi, fatti scivolare sotto i blocchi come delle rudimentali ruote, bensì la sabbia dinanzi ad essi veniva costantemente bagnata. Gli egiziani sfruttavano il fenomeno della “capillarità”: la sabbia inumidita creava meno attrito con il blocco e ne favoriva quindi lo scivolamento. Ancora non è chiaro, purtroppo, come venissero innalzati a formare quello che si vede oggi. Le proto-piramidi, risalenti alla III Dinastia, hanno una forma a gradoni (o terrazze) che potrebbero aver ispirato gli edifici più moderni, sebbene si tratti di opere perlopiù incomplete.

La correlazione di Orione

E’ nota poi a tutti la cosiddetta “Teoria della correlazione di Orione”, secondo cui le tre maggiori piramidi del sito noto come Giza siano poste in corrispondenza della tripartizione stellare della costellazione di Orione. Gli egiziani erano un popolo molto superstizioso, e pensare che abbiano disposto gli edifici secondo questo pattern, potrebbe legarsi al culto di Osiride (ossia il defunto, che in vita era indicato come Iside) e al mito dell’oltretomba. Si tratta di una speculazione, che almeno per ora non ha trovato riscontro alcuno negli studi sull’antico Egitto.

Gli studi su questa mitologia architettonica sono ancora in atto e si accostano a teorie sempre più disparate per giustificare la maestosità di un popolo geniale e maestoso come fu quello dell’antico Egitto. C’è perfino uno studio che attribuisce la nascita delle Piramidi all’arrivo di popolazioni extraterrestri.

 

Fonti

Kathryn Bard “Introduzione alla storia dell’antico Egitto” Editore: Carocci (2013), I. Incordino

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