Dinosauri a Milano… tutta un’altra preistoria

Sono ormai trascorsi due secoli e mezzo da quando gli scienziati compresero che le ossa fossili rinvenute qua e là fin dall’antichità non appartenevano ad esseri mostruosi antidiluviani, ma ad un ordine biologico specifico. In tutto questo tempo i dinosauri – il cui nome significa “rettile terribile” – non hanno mai cessato, tra meraviglia e terrore, di affascinarci. La storia di questo enorme stupore è in mostra al Mudec di Milano (Museo delle Culture), sotto il nome di “Rex and the City, i sauri e noi”, fino al prossimo 9 luglio.

La mostra ci accompagna dalle superstizioni antiche suscitate da draghi, chimere e grifoni, fino alla prima Esposizione Universale di Londra del 1851, con le ricostruzioni dei dinosauri basate sui ritrovamenti dei primi fossili di Megalosaurus e Iguanodon. Da qui si giunge alla moderna consapevolezza del Mesozoico come un ecosistema complesso e articolato, estintosi improvvisamente 65 milioni di anni fa. I reperti della mostra raccontano così il nostro rapporto complicato con i dinosauri, dalle leggende dei nativi americani Yaqui, che attribuivano ad uccelli mitologici le ossa di pterosauro che si rinvenivano abbondanti nel loro territorio, nel nord del Messico, fino alla locandina del film Jurassic Park.

Sempre il Mudec ci porta alle ultimissime notizie nel campo della ricerca paleontologica, nella mostra parallela “Dinosauri giganti dell’Argentina”, anche questa visitabile fino al 9 luglio. L’Argentina è l’ultima frontiera per i cosiddetti “cacciatori di dinosauri”. I luoghi in cui è più facile imbattersi nelle ossa fossili dei giganti preistorici sono le province di San Juan e La Rioja, dove oltre a prodursi ottimo vino sono presenti rocce affioranti del periodo Triassico, il primo dei tre che costituiscono l’era Mesozoica. In Patagonia abbondano invece i siti relativi ai periodi Giurassico e Cretaceo.

La mostra incanta i visitatori con la ricostruzione dello scheletro dell’Argentinosaurus, considerato all’oggi il più grande animale mai esistito sulla Terra. Dal momento della loro nascita, questi giganti non smettevano mai di crescere. Raggiungevano i 38 metri di lunghezza e le 100 tonnellate di peso. Ne avremmo trovati interi branchi a brucare pacificamente nelle foreste del Cretaceo.

Il percorso segue un criterio cronologico, presentando dapprima i dinosauri vissuti nel periodo Triassico, quando i continenti erano ancora uniti nella celebre Pangea. È di quest’epoca il Frenguellisaurus, un teropode carnivoro lungo 6 metri che deve il suo nome al suo scopritore, il paleontologo italiano Joaquin Frenguelli.

Si prosegue verso il Giurassico, periodo nel quale la Pangea si spacca in due formando Laurasia e Gondwana, fino al Cretaceo in cui la superficie terrestre comincia ad assumere l’aspetto che oggi conosciamo. Passiamo così davanti al Giganotosaurus, un superpredatore più grande persino del celebre T-rex, e all’Unenlagia, piccolo dinosauro con le ossa cave ed il corpo ricoperto di piume.

Il Mudec di Milano offre così l’irripetibile opportunità di compiere una passeggiata lungo i sentieri dell’evoluzione, insieme ai grandi animali che prima dell’arrivo della genetica molecolare hanno dimostrato che quella di Darwin era ben più di una teoria. Alla fine della visita non resta che uscire dal museo ed imbattersi nei comuni piccioni che popolano la città, ripensando ai loro terribili antenati.


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