Chessboxing: le origini e le nuove evoluzioni del Nobil Giuoco

C’era una volta un principe indiano così ricco che viveva costantemente nell’ozio e nella noia. Un giorno decise che avrebbe ricompensato chiunque fosse riuscito a farlo divertire di nuovo; così, ecco che a corte si presentarono numerosi personaggi con idee e proposte stravaganti, ma nessuno di loro riuscì nell’intento. Ebbe successo solo un noto mercante, che propose al principe un gioco di sua invenzione: gli scacchi.

Questa è la leggenda che narra le origini del Nobil Giuoco, ma, in realtà, nessuno può dire con esattezza dove e quando esso sia nato; negli antichi poemi persiani troviamo la descrizione di un gioco molto simile agli scacchi (lo Chatrang), che, a sua volta, fa riferimento ad un altro, indiano, ancora più antico: il Chaturanga. Invece, i soldati romani erano soliti intrattenersi con il latruncolorum lusus, che richiamava gli scacchi, ma prevedeva l’aggiunta dei dadi.

Nel Medioevo gli scacchi riscattarono il loro ruolo sociale, diventando appannaggio della nobiltà: i cavalieri erano soliti giocarvi ed è noto il trattato Liber de moribus hominum et officiis nobilium super ludo scachorum, di frate Jacopo da Cassole, nel quale, oltre alle regole, venivano diffuse anche leggi morali.

Il Seicento e il Settecento, invece, furono un periodo particolare per gli scacchi: in quell’epoca vennero pubblicati numerosi trattati in cui le regole subirono parecchie variazioni, come l’aggiunta di due nuovi pezzi, l’ampliamento della scacchiera e le rinomine delle figure. Solo alla fine dell’Ottocento, però, hanno fatto la loro comparsa le organizzazioni dedite al gioco, i club delle città e le pubblicazioni di libri specializzati: insomma, sono nati gli scacchi come li conosciamo noi.

Ora, però, essi hanno raggiunto una nuova frontiera: è stato inventato il Chessboxing – in italiano Scacchipugilato – uno sport combinato che unisce la box agli scacchi, diventando, così, una disciplina fisicomentale. L’ideatore è l’olandese Iepe Rubingh, che ne ha delineato i regolamenti, prevedendo che i due sfidanti si scontrino alternamente in un round di scacchi e in uno di pugilato, con un massimo di 11 riprese. L’incontro può terminare per KO o per scaccomatto.

Solo nel 2016, sono stati disputati 700 match e, fino ad ora, si contano 11 federazioni mondiali, compresa quella italiana, la Fisp, regolate dal World Chess Boxing Organisation. La vittoria del primo campionato del mondo, che si è svolto ad Amsterdam nel 2003, è stata riportata dallo stesso Rubingh; il bulgaro Tihomir Dovramadjiev, invece, è stato incoronato vincitore di quello europeo, che si è svolto a Berlino nel 2014.

Degli atleti che praticano il chessboxing non si può certamente dire ”tutto muscoli e niente cervello”.

Fonti: fonte 1fonte 2

Images: copertina

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