Francesco Gabbani, “Tra le granite e le granate”: un’analisi testuale

Reduce dalla fortunatissima esperienza sanremese ed europea, Francesco Gabbani ha rilasciato in radio per l’estate “Tra le granite e le granate”, secondo singolo estratto da Magellano, ultima fatica in studio dell’artista carrarese. Ad accompagnare il brano un videoclip, che riassume e chiarifica il messaggio che si cela dietro al testo, ricco di riferimenti colti.

TESTO:

“Oggi il paradiso costa la metà”
Lo dice il venditore di felicità
In fuga dall’inferno, finalmente in viaggio
La tua vacanza in un pacchetto omaggio

Foto di gruppo sotto il monumento
Turisti al campo di concentramento
E sulle spiagge arroventate
“Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”

E-state
Lì dove siete
Com’è che state?
Ci state bene?
E-state

Macellerie sudate in coda nei musei
Hotel di lusso nei villaggi dei pigmei
Mente sana e corpo fatiscente
Antologia della vacanza intelligente

La tua vita al largo da una vita intera
Fischia il vento ed urla la bufera
Fra le granite e le granate
“Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”

E-state
Lì dove siete
Com’è che state?
Ci state bene?
E-state
Lì dove siete
Com’è che state?
Ci state bene?
E-state

Eppure non partiamo mai
Ci allontaniamo solo un po’
Diamo alla vita un’ora
Perché al ritorno sembri nuova

Davvero non andiamo mai
Oltre le nostre suole
Muovi il passo, tieni il tempo
Gira come gira il vento

Lì dove siete
Com’è che state?
Ci state bene?
E-state

Eppure non partiamo mai
Ci allontaniamo solo un po’
Diamo alla vita un’ora
Perché al ritorno sembri nuova

Davvero non andiamo mai
Oltre le nostre suole
Muovi il passo, tieni il tempo
Gira come gira il vento

Dietro le spalle
Un morso di felicità
Davanti il tuo ritorno alla normalità
Lavoro e feste comandate
“Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”

Lì dove siete
Com’è che state?
Ci state bene?
E-state
Lì dove siete
Com’è che state?
Ci state bene?
E-state

Il brano si presenta come il racconto lezioso di una tipica e stancante vacanza estiva, descritta sin dalle fasi di preparazione alla partenza, a cui fa da contraltare speculare il viaggio per antonomasia della tradizione letteraria nostrana, quello di Dante fra i tre regni oltremondani della Commedia. Nonostante il paragone possa sembrare all’apparenza azzardato, al limite della blasfemia, vi sono chiare identità fra il testo di Gabbani e l’opera del Sommo Poeta, mescolate a metafore e giochi linguistici che rendono ricca l’analisi testuale del brano stesso.

Il testo si apre con un’espressione virgolettata, pronunciata a scopo reclamistico dall’impiegato dell’agenzia di viaggi (“Oggi il paradiso costa la metà!”), che per il ruolo di promotore dell’avventura e di guida nell’organizzazione dell’esperienza sembra far le veci di Virgilio, che nell’opera dantesca è allegoria della saggezza e del buon consiglio. Accolto l’invito dell’agente, il cliente si augura di fuggire dall’inferno della routine per godere del meritato riposo estivo, ma la speranza del vacanziere viene ben presto disillusa: tra gruppi di villeggianti che si spostano da una piazza ad un luogo che testimonia un passato burrascoso di guerra, come anime dannate e dominate da un impulso indomabile, il turista inizia a ricredersi sugli effetti salutari della vacanza ed in mezzo ad una spiaggia rovente gli pare leggere “Lasciate ogni speranza, o voi ch’entrate”, l’ultimo verso inciso sulla porta dell’Inferno e citato nel III canto dell’Inferno dantesco.

Nel ritornello il turista Gabbani dichiara implicitamente di non trarre sollievo dalla vacanza, ma suggerisce a coloro che ne colgono qualche beneficio di rimanere tra spiagge e monumenti, mediante il tradizionale gioco di scarti ed anagrammi estatee state.

Le schiere demoniache riappaiono nei primi due versi della seconda strofa, in cui emerge definitivamente e con prepotenza il campo semantico della violenza, fino ad ora richiamato solo dai campi di concentramento divenuti mete turistiche: le macellerie sudate – callida iunctura dal sapore metaforico, che disumanizza la massa dei turisti – fuori dalle biglietterie dei musei non differiscono poi molto nell’immagine dai dannati dell’ottava bolgia infernale (canto XXVI, Inferno), avviluppati in lingue di fuoco. Fuori dal contesto dantesco, la costruzione di alberghi nel bel mezzo dell’Africa equatoriale, tra villaggi di popolazioni a cui non viene riconosciuto alcun diritto territoriale, esprime lo zenit del senso di inadeguatezza del villeggiante e dell’aggressività di chi commette ingiustizie a scopi economici. Altro riferimento colto, segnalato stavolta in antitesi, è quello alla massima latina di Giovenale “Mens sana in corpore sano”: Gabbani sottolinea che curare troppo la mente e tralasciare la forma fisica sia indice di una cattiva condotta, che è pure quella tipica di chi sceglie di trascorrere vacanze culturali, senza staccare mai definitivamente la spina col quotidiano. La strofa continua con l’immagine del mare aperto, che se tradizionalmente è indice di libertà e di esplorazione, viene individuata ora come sfondo di tante vacanze monotone, tutte uguali da decenni; termina poi con la citazione quasi puntuale di due versi di un canto partigiano, Fischia il vento, simbolo ulteriore di quel senso di rammarico e veemenza che aleggia lungo tutto il brano e che ritorna anche nel titolo.

Paronomasia ardita, l’espressione “Tra le granite e le granate” pone alla luce senza mezza termini un tabù: la condanna della vacanza. In fondo non si parte mai, ci allontana solo un po’ per tornare poi alle abitudini di sempre, attraversando sempre la solita porta dell’Inferno.

Tormentone assicurato.

 


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