Ramadan: mese di digiuno e di preghiera

Il 27 maggio 2017 è iniziato per i musulmani il Ramadan. Osservare il digiuno in questo mese, il nono per il calendario lunare islamico, è uno dei 5 pilastri dell’Islam, vale a dire uno degli elementi fondanti della religiosità e delle pratiche islamiche. “O voi che credete, vi è prescritto il digiuno come era stato prescritto a coloro che vi hanno preceduto” recita il Corano. Ramadan è un mese di purificazione dell’anima e del corpo, di meditazione e pazienza, autocontrollo e compassione per chi ha di meno. La sua importanza risiede nel fatto che in esso (più precisamente negli ultimi dieci giorni) è disceso per grazia divina il Corano, durante quella che viene chiamata la Notte del Destino (Laylatu l’Qadr).

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Il digiuno islamico consiste nell’astensione dal mangiare, dal bere e dall’avere rapporti sessuali, dall’alba al tramonto, durante tutto il mese sacro. Esso è espiazione ed elevazione spirituale e morale: ci si stacca temporaneamente da ciò che è prettamente materiale e mondano. Il digiuno del Ramadan è obbligatorio per ogni musulmano adulto, maschio o femmina. Le persone esonerate sono coloro che sono in viaggio, le persone anziane e quelle gravemente malate (con eccezioni e varie modalità), le donne incinte, quelle in maternità e quelle mestruate.

Tuttavia, sebbene l’astensione da cibo, bevande e rapporti sessuali sia l’aspetto più evidente del digiuno, non è l’unico: durante il Ramadan bisogna trattenersi dalle azioni vietate, come la maldicenza (ghaiba), la falsa testimonianza o la menzogna. Non basta trattenersi dalle cose materiali, occorre tenersi lontano anche da quelle non materiali; bisogna rendere il proprio comportamento buono: astenersi da cibo e acqua ma poi persistere nei modi malvagi non è il digiuno desiderato e richiesto.

Ci sono alcune cose che, pur non essendo obbligatorie, sono tuttavia raccomandate durante il digiuno. Tra di esse vi è il Suhur, che consiste nel consumare un pasto leggero prima dell’alba, e l’Iftar in cui, una volta che il sole è tramontato, si rompe il digiuno, preferibilmente con dei datteri, o se non se ne hanno con acqua.

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Il digiuno si annulla nei casi in cui il musulmano mangi, beva o vomiti intenzionalmente, quando sopraggiungono le mestruazioni o il parto, quando si inghiotte qualcosa anche se non si tratta di cibo nutriente. In questi casi il giorno di digiuno annullato deve essere recuperato dopo Ramadan (si ha tempo fino all’inizio del successivo). Più grave, tanto che il recupero non è sufficiente, è l’infrazione del divieto di avere rapporti sessuali: in quel caso bisogna ricorrere ad un’espiazione (Kaffarah).

Quest’anno il Ramadan cade grosso modo nel mese di giugno, ma solo l’anno scorso era più spostato verso l’estate. Questo perché il nostro calendario e quello islamico non coincidono del tutto, e il mese sacro cade ogni anno circa dieci giorni prima dell’anno precedente (diversi anni fa ad esempio cadeva in inverno). Affrontare il Ramadan in estate è chiaramente più difficile rispetto ad altri periodi dell’anno, perché le temperature sono più elevate e le ore di luce più numerose. Spostandoci poi fuori dall’Italia, a latitudini più estreme, ottemperare al digiuno può essere duro se non impossibile (pensiamo ad esempio a luoghi dove le ore di luce sono ventidue). In questi casi per convenzione si fa riferimento agli orari di alba e tramonto di La Mecca.

 

Fonti: Guida Ramadan GMI

Images: copertina

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