L’altro lato delle fake news: scoprirsi pedofili un giorno per caso

di Federico Lucrezi

Immagina di uscire di casa una mattina.

È una mattina come tutte le altre, la solita strada, il solito negozio sotto casa, il solito semaforo.

Immagina di camminare sul solito marciapiede, dirigendoti verso il tuo bar pronto ad aprire.

Una mattina come tutte le altre, eppure qualcosa non torna. Nessuno ti augura buongiorno quando ti incontra. La signora del secondo piano è alla finestra come ogni giorno, ma oggi non ti saluta. Anzi. Per un attimo incroci il suo sguardo e questa mattina non ci trovi nulla di amichevole.

Apri il bar, ma ci sono pochissimi clienti.

Questa non è una mattina come tutte le altre.

A volte basta una sola notte a cambiare una vita intera.

È il caso Alfredo Mascheroni, 24 anni, barista a Collecchio, poco distante da Parma.

Vi abbiamo parlato di fake news e di come anche la politica non è immune ad abboccare alle bufale diffuse online, ma questa volta la storia di un ragazzo come tanti ribalta completamente la prospettiva.

La storia di Alfredo scardina la percezione della fake news che spesso siamo portati ad assumere: qualcosa di puramente autolesivo, che danneggia solamente l’immagine di chi la condivide dimostrando scarsa capacità di analisi delle fonti, o al massimo lesivo della generica affidabilità della rete quale mezzo di informazione. Danni impalpabili, puramente teorici.

Poi, però, al centro della bufala di turno c’è un ragazzo di 24 anni che si ritrova all’improvviso additato come pedofilo. E quando il seme del dubbio è lanciato la crescita dell’albero della diffidenza è inarrestabile.

L’autore del post è passabile di denuncia per diffamazione (ma come spesso accade in questi casi è estremamente difficile riuscire a risalire alla messa in rete originale del contenuto) ma la parte preoccupante non è l’azione criminale di un singolo, quanto l’eco incredibile che una notizia finta ha avuto una volta gettata in pasto alla parte becera di Facebook. Qualcuno ha detto che ormai la creatura di Mark Zuckerberg è paragonabile ad un vero e proprio continente; è evidente che se si andasse al voto il partito degli ignoranti vincerebbe al primo turno le elezioni.

Ignoranza nel vero senso del termine.

I messaggi colmi d’odio che ormai da giorni Alfredo Mascheroni riceve quotidianamente sono la prova di questo. Di fronte a un atto grave quale la molestia a un minore non è certo deprecabile la scelta di non restare a guardare e aprire la bocca, dire, fare. Il problema, ancora una volta, è la mancanza di strumenti di comprensione e discernimento che consentano di farlo opportunamente e ovviamente solo qualora il fatto sussista. Una mancanza di competenze spaventosa che può e deve essere risolta in prospettiva solo alla radice. Dai primi anni di scuola.

Una scuola, ne abbiamo già parlato, piuttosto in crisi ma che rimane l’unico strumento per inserire nella società (e su Facebook) persone dotate di opportuni strumenti intellettivi per poter governare e controllare l’impulso emotivo su cui oggi punta chi crea una fake new. Un impulso emotivo non sempre sbagliato, ma che se instillato nelle persone sbagliate può fare danni molto più grandi di quanto si possa pensare.

 

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