Perché sfilare al Pride?

È iniziata il 27 maggio e non ha intenzione di fermarsi. È l’Onda Pride, partita da Arezzo, che girerà tutta l’Italia fino ad agosto. Il Pride non è solo una sfilata, una manifestazione LGBT+ per dichiarare apertamente i propri orientamenti e rivendicare i propri diritti. Il Pride esprime tutto l’orgoglio di una comunità, l’orgoglio di essere differenti dai canoni comuni, l’orgoglio della propria natura, non più nascosta ma urlata al mondo. Con tanta gioia, perché alla fine il Pride è una grande festa.

Il motivo per cui sfilare? Perché ancora troppo spesso si verificano atti di bullismo, caratterizzati anche da forti chiusure mentali. Vladimir Luxuria è da sempre volto pubblico del movimento LGBT+ ed è solita fare incontri nelle scuole per parlare di bullismo, contro omosessuali e non, dato che anche lei ci è passata. “Per un incontro voluto dal Consiglio di Istituto di una scuola di 700 studenti – ha raccontato a Tempo di Libri – sono bastati 12 genitori per far saltare tutto. Erano convinti che avrei portato l’ideologia gender e avrei cercato di cambiare l’orientamento sessuale dei ragazzi, ma ormai possono trovare tutte le informazioni che vogliono, anche se non sempre corrette, su internet, io non servo!” I ragazzi poi si sono imposti per avere questa assemblea, segno che c’è un elemento di cambiamento, di rinnovamento e di attenzione da parte dei giovani su queste tematiche delicate, sia sul bullismo sia sull’omosessualità e le conseguenti discriminazioni.

Vladimir Luxuria e Alessandro Cecchi Paone a Tempo di Libri

Ma questo è solo uno spiraglio di luce, come dimostra l’esperienza di Alessandro Cecchi Paone, che ha smesso di lavorare in RAI perché tacciato di fare propaganda per il gender. Secondo il giornalista, però, “la cosa non ha senso perché per il gender non si può fare propaganda, non si può convincere qualcuno a diventare gay o lesbica: se ne parla e basta”. Ma anche il semplice parlarne a volte risulta scomodo. Come per i tanti ragazzi e ragazze che si trovano di fronte ancora lo stigma familiare verso l’orientamento sessuale. E i tanti ragazzi e ragazze che, dopo la morte dei genitori, convivono col forte rimorso di non aver detto loro nulla e di aver mentito per anni.

In Russia questo semplice parlarne è considerato addirittura propaganda e quindi reato. Lì la situazione è grave: ci sono persone in rete che contattano e adescano ragazzi gay, danno loro appuntamento e poi li incontrano in gruppo, anzi in branco, per picchiarli e mettere i video online. “A Sochi mi hanno arrestata con la mia gonna arcobaleno e la badiera Gay is OK. Dopo il rilascio ho avuto poi la possibilità di conoscere alcuni ragazzi gay russi: mi hanno raccontato addirittura che, durante il pestaggio di uno di loro, uno del branco ha chiamato la madre della vittima per dirle che stavano punendo suo figlio perché gay e lei non ha nemmeno potuto denunciare perché parlarne pubblicamente è reato. La cosa più bella di quell’esperienza, però, è stato Ivan, un diciannovenne anche lui picchiato dal gruppo, che mi ha ringraziata per quello che ho fatto”.

Ecco, è a questo che servono i Pride: niente lecca lecca a forma di pene e gente vestita da Village People, ma tante persone, LGBT+ o meno, che vogliono parlare, parlare e parlare. Che vogliono far capire chi sono, cosa fanno, che non sono diversi e che non fanno male a nessuno. Che, contrariamente a quanto alcuni etero pensano ancora, non hanno abitudini sessuali spinte e perverse e che anzi, il mondo etero è pieno di perversioni ancor maggiori. Che si tratta di persone che vogliono essere libere di amare, in primis se stesse. Quindi perché non provare a partecipare per esprimersi appieno o anche solo per conoscere e confrontarsi? L’Onda Pride è ormai arrivata, vi aspetta il 17 giugno a Brescia e Varese e il 24 a Milano.

Per approfondire la tematica gender, leggi anche questo nostro articolo!


Credits: Pixabay (1)

Fonti: Intervento “Tutti transitiamo in questo mondo” di Vladimir Luxuria e Alessandro Cecchi Paone, presso Tempo di Libri in data 21 aprile 2017

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