obama contro trump

Obama vs Trump: davvero è il bene contro il male?

Il nuovo. Sembra essere questo il mito vagheggiato dalla politica dell’Occidente. Gli Stati Uniti, che ne sono simbolo, non possono e non intendono fare eccezione. Prima è stato il tempo di una novità storica: gli otto anni di presidenza di Barack Obama, il primo Presidente nero della storia statunitense. Per giunta con un secondo nome, Hussein, che richiama ascendenze arabe. Quelle stesse che il suo successore vuole contrastare con tutto se stesso. Anche Donald J. Trump però è diventato presidente appuntandosi alla giacca la medaglia del “nuovo”. Dopo decenni di politici di professione, a occupare la Casa Bianca è un imprenditore, milionario, il prototipo del “self made man” americano, il vincente, l’uomo forte (benché non sia poi del tutto “self”, dato che molte delle sue ricchezze provengono dall’eredità paterna.

Questa sembra però essere la sola caratteristica comune tra i due inquilini di Pennsylvania Avenue, che per il resto sembrano essere due opposti. Di più. Trump ha asserito in diverse occasioni di voler “cancellare” alcuni dei provvedimenti di cui Obama si è con maggior orgoglio fregiato. Lo ha promesso, e su molti temi sembra intenzionato a farlo.
L’obiettivo riuscito più vistoso è l’eliminazione delle misure sul clima. Vantandola come “la fine della guerra al carbone”, che “permetterà all’industria di liberarsi dai lacci di normative che ostacolano l’autosufficienza del settore”, Trump ha firmato a marzo un decreto che prevede l’eliminazione (vergata Obama) dei limiti per l’emissione di gas inquinanti derivati, appunto, dalla lavorazione del carbone. Si è poi ritirato dagli “Accordi di Parigi”, che contengono una serie di misure per la tutela ambientale e la cui firma aveva fatto parlare il presidente cresciuto a Chicago di “giornata storica”.

obama vs trump cop

Dopo il Presidente simbolo del meticciato e dell’incontro di culture Trump, dopo un primo stop, sembra avere incassato una parziale libertà di procedere che impedirà l’entrata negli USA a persone provenienti da alcuni paesi arabi (non però quell’Arabia Saudita che ha dato i natali ai killer dell’11 settembre). Il cambio di rotta sui diritti civili vede coinvolta anche la comunità LGBT, in particolare le persone transgender, che si vedono cacciare dall’esercito in quanto responsabili di “enormi costi e disagio”. Demandando poi ai singoli Stati “la protezione degli studenti”, Trump ha cancellato la legge federale con cui Obama aveva permesso alle persone transgenere di utilizzare i servizi degli edifici pubblici secondo il loro genere di arrivo.

La rottura più vistosa con la politica di Obama è però la tentata (cui però si sono opposti anche molti dei Repubblicani) cancellazione dell’Obamacare, la legge che garantisce a molti più statunitensi l’assistenza sanitaria. Secondo il magnate si tratterebbe di una legge truffaldina che “tortura gli americani”, che lui intende invece sostituire.

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Questa carrellata di provvedimenti ha fatto intendere a qualcuno l’avvicendarsi al Campidoglio americano come una guerra del bene contro il male, che ha visto succedere a un uomo attento al suo prossimo un uomo malvagio.
Una presa di posizione eccessivamente schierata non aiuterebbe però una attenta analisi. I due presidenti hanno indubbiamente idee contrastanti, impossibili da ridurre a un compromesso, che in grandissima parte non sono che naturali espressioni di intendere ciò che l’America dovrebbe essere secondo i loro due partiti; i Democratici progressisti di Obama da un lato e i Repubblicani conservatori di Trump dall’altro.

L’elezione dell’uomo d’affari newyorkese deve invece spingere gli analisti ad una riflessione, per la quale è eloquente la spiegazione con la quale Trump ha giustificato l’uscita dagli accordi sul clima. Disse di aver agito perché ” eletto dai cittadini di Pittsburgh, non da Parigi”. È proprio quell’America profonda ad aver voluto Trump, ad aver preferito a un uomo che piaceva al mondo uno “che si occupa dei problemi importanti per l’America”. In tempi nei quali la politica è spinta da contingenze drammatiche a occuparsi sempre più della “pancia” delle persone, di quelli che vengono ritenuti i problemi più urgenti, da imputarsi a un nemico altro rispetto alla gente comune, parlare di Trump come una sorta di Hitler redivivo sarebbe miope. Occorre piuttosto domandarsi perché lui dica ciò che sembra che la gente – negli USA e non solo – voglia sentirsi dire.

Fonti: foto copertina  foto 1coi bambini carbone, Parigi, ban, esercito, trans, Obamacare.

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