Si è aperto un dibattito molto acceso sul tema del gender pay gap negli ultimi mesi. C’è chi dice che non esiste, chi addirittura sistiene che sia solo un’invenzione delle femministe per “giocare a fare le vittime in una società patriarcale”. Ma, esattamente, cosa si intende con l’espressione “gender pay gap”?
In italiano viene tradotto con “divario retributivo di genere”, ed è la differenza salariale tra uomini e donne, calcolata su base del salario medio lordo orario. E non c’è nessun complotto: il gender pay gap esiste, lo conferma il sito ufficiale della commissione europea: nell’UE le donne guadagnano in media il 16.4% in meno degli uomini (i dati sono risalenti al 2012).
Handsome her, una caffetteria con sede a Melbourne (Australia) ha trovato un proprio modo per combattere questo fenomeno discriminatorio. Come? In questo bar vegano gli uomini pagano i prodotti il 18% in più rispetto al loro prezzo per “colmare”, in maniera simbolica, il divario di retribuzione di genere. Il regolamento è impresso con gessetti colorati sulla lavagna posta all’entrata del locale:
In breve tempo i gestori della caffetteria sono stati sommersi dalle polemiche.
È ingiusto. La discriminazione non può essere combattuta con altra discriminazione. Non si può far pagare (letteralmente) una mancanza della nostra società a degli uomini “comuni”, non responsabili direttamente della situazione, solo perché uomini e quindi considerarli colpevoli a priori. Non è questo che il femminismo cerca di realizzare. Tutte critiche che non potrei fare a meno di condividere, se la situazione del locale fosse esattamente come l’ho descritta. Ma c’è ancora qualche informazione da aggiungere.
L’ “offerta”, infatti, è attiva solamente per una settimana al mese e inoltre il sovrapprezzo per gli uomini non è obbligatorio (anche perché si potrebbe seriamente discutere della legalità di una proposta del genere) ma semplicemente consigliato, e in ogni caso nessun uomo si è mai rifiutato di pagarlo, riferisce il co-proprietario Alex O’Brien.
Insomma, una trovata che, nel risultato finale, non risulta molto diversa dall’entrata gratuita in discoteca per le donne, pratica alla quale siamo largamente abituati e che ormai non ci scandalizza più. L’idea alla radice, però, è quella di sensibilizzare e di far conoscere il più possibile il problema del gender pay gap (facendosi anche, perché no, un po’ di pubblicità). Discutibile la realizzazione, senza dubbio, ma l’intento è sicuramente nobile e dopotutto anche efficace, visto che siamo qui a parlarne.
Per chi fosse interessato: il sito della commissione europea fornisce una spiegazione semplice ed esaustiva del fenomeno e ne abbiamo parlato anche in questo articolo.
Qui il link per scaricare il documento in italiano.
FONTI: www.tgcom24.mediaset.it
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