Anidride carbonica in pronta consegna, altro che effetto serra

Tutti gli esseri viventi della biosfera devono la loro esistenza al lavoro instancabilmente svolto dalle piante, che convertono l’anidride carbonica (CO2) dell’atmosfera in ossigeno (O2). Grazie a pochi fattori ambientali, infatti, le piante riescono a svolgere tutti i loro processi vitali. Oltre all’anidride carbonica questi fattori sono la luce, l’acqua e gli elementi nutritivi (azoto, fosforo e potassio soprattutto) presenti nel suolo. Il minuscolo organello dove la CO2 viene processata si chiama cloroplasto, ve ne sono milioni nelle cellule vegetali. Il processo di conversione è la fotosintesi clorofilliana, che porta alla formazione degli zuccheri, l’inizio di ogni catena alimentare.

Coltivazione di pomodoro in serra. Fonte: Wikimedia Commons

Tutti noi, però, conosciamo l’anidride carbonica come un terribile nemico per la salute dell’ambiente in cui viviamo. L’eccessiva concentrazione di questo gas nell’atmosfera trattiene il calore, portando al ben noto fenomeno dell’innalzamento delle temperature, noto come effetto serra. Questa tendenza al riscaldamento globale è promossa dalle attività umane, che attraverso l’uso di combustibili fossili portano all’aumento della CO2 in atmosfera. L’effetto serra ha come risultato il cambiamento del clima, con conseguenze imprevedibili, talvolta catastrofiche.

Le piante sono gli unici esseri viventi in grado di sfruttare la CO2 in atmosfera convertendola in prodotti utili per la vita degli altri abitanti della biosfera. Maggiore è la concentrazione di CO2, più cresce la capacità delle piante di utilizzarla e trasformarla, fino a un livello limite. È stato così osservato, coltivando le piante in serra, che la produzione può essere potenziata mantenendo all’interno dell’impianto concentrazioni di anidride carbonica pari al doppio di quella dell’atmosfera esterna.

Uno dei Paesi più avanzati nella coltivazione di piante a uso alimentare, o ornamentale, all’interno di ambienti chiusi e controllati quali le serre, sono i Paesi Bassi. In questa piccola nazione dalla scarsa superficie agricola ed il clima inclemente, ma netta esportatrice di prodotti agricoli, immettere CO2 nelle serre per stimolare la produzione vegetale è ormai pratica comune.

Come fare però a immettere la CO2 negli ambienti protetti, nel modo più economico e sostenibile possibile? Un metodo all’avanguardia, eccellente esempio di economia circolare, è il sistema OCAP®, Organic Carbondioxide for Assimilation of Plants, che da alcuni anni opera una rete di trasporto e distribuzione di CO2 quasi capillare, che raggiunge molte serre nei Paesi Bassi.

Una veduta di Rotterdam. Fonte: Wikimedia Commons

Il sistema OCAP® raccoglie la CO2 presso il porto di Rotterdam, dove è prodotta in enormi quantità dalle raffinerie della Shell ed Abengoa, una fabbrica di bio-etanolo. Il sistema utilizza un vecchio oleodotto dismesso di 97 km, che collega Rotterdam e Amsterdam, e attraversa una regione ad elevatissima intensità agricola, con ampia diffusione della produzione vegetale in serra. Da questa grande vena partono vari condotti secondari che trasportano 400.000 tonnellate di CO2 a 1.900 ettari di superficie coltivata in serra.

Il sogno dei tanti attori locali e internazionali coinvolti è di estendere questo modello in tante altre realtà industriali e agricole del mondo, a cominciare dal completare la rete nel territorio dei Paesi Bassi. La città di Rotterdam, già grande polo commerciale, si candida così a divenire il primo grande hub della CO2.

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