Per chi fosse stato su Marte nell’ultimo anno, il Millennial Pink è la sfumatura di rosa simile (ma non uguale) al rosa chiaro, realizzato togliendo ogni sfumatura blu dal colore rosa. Per intenderci è quella sfumatura di rosa che ricorda il vino rosé, i dolcetti di Maria Antonietta e l’arredamento del ristorante Sketch di Londra. Padrone delle passerelle e colore onnipresente nelle collezioni delle ultime stagioni, il Millennial Pink è un colore sofisticato, frizzante e ironico.
Ma come ha avuto inizio questo fenomeno? E soprattutto, chi ha inventato il Millennial Pink?
Sicuramente un ruolo importante lo ha giocato Pantone quando nel 2015 ha consacrato a colore dell’anno la sfumatura di rosa chiamata Rose quartz. Per non parlare poi dell’Iphone in versione Rose Gold e del film di Wes Anderson Gran Budapest Hotel. Da qui alle fashion week di Milano, Londra e New York il passo è stato molto breve.
Per prima però è stata la rivista The Cut a consacrare questa sfumatura di rosa colore ufficiale della generazione dei Millennials. Infatti, così come i Millennials hanno abbattuto tutte le frontiere e reso la moda un concetto ancora più fluido, così il Millennial Pink si è imposto come colore sia nella moda femminile che in quella maschile.
Ma davvero è una novità che i maschietti portino il rosa?
Ni. Ripercorrendo la storia, in passato era cosa comune che i maschi vestissero di rosa. questo perchè questo colore era considerato elegante e sofisticato e soprattutto era indice di ricchezza e di appartenenza a ceti altolocati.
“Amy ha messo un nastro azzurro al maschio e uno rosa alla femmina, come si usa in Francia, in modo da distinguerli senza sforzo.”
La situazione cambia però sul finale del 1800 quando si iniziò ad utilizzare i colori per distinguere il sesso dei bambini. La prima testimonianza di questo costume si ha nel romanzo “Piccole Donne” da cui è presa la citazione sovrastante, in cui maschio e femmina vengono distinti in base ai colori blu e rosa. Come però viene spiegato, sempre nel libro, questa usanza era vista più come una moda passeggera, un capriccio modaiolo che solevano avere i francesi.
Il vero cambio di rotta si ha nei primi del Novecento quando le cronache e i documenti ufficiali dell’epoca riportano l’uso del rosa per i vestiti dei bambini e del blu per le bambine.
Del rosa per i bambini?
Ebbene si. Infatti in scala cromatica il rosa è più vicino al rosso, colore che indica da sempre potere e forza, e quindi pensato come più indicato per i maschi. In più, il blu è sempre stato il colore dei vestiti della Vergine Maria, simbolo di purezza e candore che ben si accompagnava alle bambine.
Tra gli anni Trenta e Quaranta la situazione mutò ancora: gli uomini, che ricoprivano i ruoli più prestigiosi nella società dovevano vestirsi con colori che rispecchiassero la loro serietà e la loro professionalità . Ecco che il rosa e i colori pastello lasciarono il posto alle tinte scure come il grigio e il marrone, che monopolizzarono ben presto tutta la moda maschile. Fu così che progressivamente si arrivò agli anni 50 epoca in cui i ruoli della donna e dell’uomo erano ben definiti e così anche i colori nel loro vestiario.
Gli uomini, fermi nei loro abiti neri, affiancavano donne vestite di abiti floreali dalle tinte allegre e tenui che dovevano comunicare delicatezza e femminilità.
Negli anni 60 e 70 l’avvento del femminismo permise alle donne di ribellarsi e di adottare degli stili più androgini. La figura della “donna bambola” e dei vestiti candidi e pomposi diventò qualcosa da cui distaccarsi e così il rosa venne abbandonato, relegato a pochi indumenti in quanto visto come colore simbolo della concezione della donna come oggetto.
Eppure tutte noi siamo cresciute con le tutine rosa, con il mito della Barbie e del lungo vestito di Aurora non a caso, di colore rosa. Ma con l’avvento del Millennial Pink la tendenza sembra essersi invertita ancora: mentre le nostre madri avrebbero scelto ad occhi chiusi una tutina blu per i nostri fratelli, potremmo noi in un futuro vestire i nostri figli maschi con il colore che più gli dona, fosse questo anche il rosa? La risposta sembra essere proprio di sì.
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