Quando un cartone animato cita Dante: la poesia ne ” I Cavalieri dello Zodiaco”

Che cosa potrebbe succedere se il direttore del doppiaggio di una serie animata fosse appassionato di poesia? E se questa stessa serie fosse già pregna di contenuti epico-letterari?

La dea Atena

I Cavalieri dello Zodiaco è un anime tratto dal manga Saint Seiya, pubblicato in Giappone dal 1986 al 1990. La versione animata, prodotta nel medesimo periodo, e giunta qualche anno dopo in Italia, è composta da 114 episodi, in cui sono narrate le vicende dei cavalieri di Atena, guerrieri dotati di armature dalle caratteristiche straordinarie, incaricati di proteggere la divinità da svariati nemici. Nelle varie saghe non solo verranno scomodati altri membri direttamente dal Pantheon greco, quali gli dei Poseidone e Ade, ma anche figure mitologiche come Orfeo, Minosse, Pandora e divinità ed eroi della mitologia nordica (Odino, Sigfrido, Thor). Nel “Capitolo di Hades” l’ambientazione trae numerosi spunti dall’Inferno dantesco, con la presenza dei fiumi Cocito e Acheronte, la figura del traghettatore Caronte, la porta infernale con la celebre scritta “Lasciate ogni speranza o voi che entrate”.

Una vera e propria enciclopedia letteraria e mitologica!

Ma non è ancora finita: fortunatamente per tutti gli amanti della nostra lingua letteraria, il direttore del doppiaggio dell’anime, Enrico Carabelli (attore di teatro e doppiatore), aveva una vera e propria passione per la poesia, e decise di riadattare i dialoghi con un linguaggio degno del contesto da cui trama e personaggi erano estrapolati.

Innanzitutto, ritroviamo in bocca ai protagonisti vere e proprie citazioni di poeti, come Foscolo, Leopardi e Dante:

“A questo punto non mi rimane che accettare la sfida; vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole”.

Enrico Carabelli

La sintassi e il lessico utilizzati sono molto ricercati e seguono le regole della poesia. Il linguaggio è ricco di inversioni (“in te non c’è traccia alcuna di Atena”), è molto usata la posposizione del soggetto o del verbo al termine della frase (“di varie parti è costituita l’armatura della bilancia”), e l’anticipazione dell’aggettivo rispetto al sostantivo (“gelido feretro”, “fragile cristallo”, “proibiti sogni”). Molto frequenti sono i complementi di vocazione, soprattutto nei dialoghi tra cavalieri e nelle preghiere alle divinità:

“O Atena, quante di lacrime in questa valle devono essere versate, perché tu possa regnare sovrana sull’umanità?”

Dove “quante di lacrime” significa “quante lacrime”, ed è complemento partitivo ricalcato sulla struttura del genitivo latino. Il termine “valle” è dantesco, ma anche biblico se considerato con inversione (“valle di lacrime”). Sono utilizzati termini specifici del linguaggio epico-cavalleresco, (“investitura”, “schinieri”, “bracciali”), costrutti come “lancia bracciale”, “barra gemellare” e “barra tripunte” (questi ultimi per indicare rispettivamente una lancia con due e con tre punte). Le armature sono anche definite “vestigia” e “sacre vestigia”, e vi sono numerosi latinismi e grecismi, a partire dai nomi di molti personaggi (i cavalieri di Virgo, Gemini, Libra, i protagonisti Pegasus e Phoenix, Andromeda, Tisifone, Castalia). L’attacco principale del cavaliere dello Scorpione, in originale indicato con l’inglese “scarlet needle” (“ago scarlatto”) viene reso col latinismo “cuspide scarlatta”. Inoltre sono utilizzate numerose figure retoriche come metafore, paragoni (di cui si perde il conto), similitudini, antitesi e chiasmi:

“Ritenetevi fortunati, non v’ho dato morte: la calma vi sia compagna.”

“Come posso non piangere per Andromeda, che ha versato nel mio gelido corpo il caldo soffio della vita?”

E allora… che cosa c’è di meglio di un anime dal linguaggio letterario, per potersi allo stesso tempo svagare, gustare una storia ricca di appassionante mitologia, e una lingua dal forte sapore poetico?

Ringraziamo il direttore Enrico Carabelli per il suo splendido regalo, che rimarrà un bellissimo esempio di come la poesia possa valorizzare anche una forma d’arte considerata “minore”, come un cartone animato.


 

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