La filosofia è roba da ornitorinco

Il fatto è questo. Le persone hanno l’abitudine di chiedere ad altre persone, che evidentemente non conoscono, di che cosa si occupino nella vita. Ora, questa è un’abitudine del tutto legittima. Cordiale, perfino. Solo che, se quello di cui ci si occupa è la filosofia, si può restare un tantino imbarazzati nel rispondere. Non tanto perché la filosofia sia cosa di cui vergognarsi, sebbene in effetti venga percepita spesso come un’attività sterile e oziosa, buona solo per bighelloni e perdigiorno. Potrà anche essere vero in alcuni casi, ma non è questo il punto. Il punto è che chi si occupa di filosofia sa bene quanto un non addetto ai lavori possa avere un’idea fuorviante in materia. O non averne affatto.

Spesso il termine “filosofia” viene usato in espressioni come “dovresti prenderla con più filosofia, amico”, “la loro filosofia aziendale è del tutto innovativa” oppure “senti bene, perché ora ti spiego la mia filosofia con le donne”. Insomma, un insieme personalissimo di regole con cui portare avanti questa o quella faccenda. Di solito i bar sono pieni di cose del genere. Ma per quanto tutto ciò possa avere una sua ragion d’essere, sarebbe davvero curioso costruire interi dipartimenti universitari pubblici su questo. Si può fare, ma non ditelo a chi paga le tasse.

D’altra parte però la filosofia è una bestiolina strana. Se fosse un animale, sarebbe con ogni probabilità un ornitorinco. L’effetto a prima vista è lo stesso. Difatti quando alla comunità scientifica europea del ‘700 fu inviata per la prima volta la pelle di un esemplare, subito si pensò ad un falso. Qualche imbalsamatore asiatico deve averci tirato un brutto scherzo, pensarono i tassonomisti della corona inglese tra un sorso di tè e l’altro. Di certo se vuoi essere preso sul serio non vai in giro con una corta pelliccia scura, il becco d’anatra, la coda da castoro e quattro zampe palmate – con tanto di artigli e sperone al veleno. Ma la filosofia va forse in giro conciata meglio?

Ornitorinco a Geelong, Victoria

La filosofia è arrivata in occidente ben prima del 1700 ma, a differenza dell’ornitorinco, a tutt’oggi non ha ancora trovato una sua precisa definizione. Una tentazione potrebbe essere quella di rifarsi all’etimologia della parola. Ne verrebbe fuori qualcosa tipo “amore per il sapere”. Il problema è che questa definizione poteva (forse) andare bene ai tempi di Platone. Oggi ci sono innumerevoli persone che sarebbero pronte a dire di amare il sapere (scienziati, economisti, ecc.), ma che si guarderebbero bene dal dirsi filosofi.

Potremmo allora tentare di correggere il tiro: “amore per il sapere filosofico”. Ma non vale, la definizione è circolare. Presuppone che ci sia già accordo su cosa “filosofico” significa. Qualcuno potrebbe allora provare un ultimo, disperato tentativo: “amore per il sapere in sé”, ossia senza finalità pratiche di sorta. Ma ancora, tantissime persone potrebbero amare il sapere (la scienza, l’economia, ecc.) solo per il gusto di sapere, ma non per questo essere filosofi. Inoltre ci sono filosofi che riescono a fare quello che fanno solo per amor di gloria o profitto. Strano ma vero.

Scuola di Atene, Raffaello Sanzio.

Si potrebbe forse giocare una carta diversa e definire la filosofia come la “regina delle scienze“. In fondo lei sola, col suo mettere in questione tutto (filosofia della scienza, filosofia della storia, ecc.), può controllare e coordinare i principi fondamentali dei vari saperi particolari. Il problema è che nessun filosofo sarebbe davvero in grado di fare questo oggigiorno. I saperi sono troppi e troppo specialistici. Impossibile essere sufficientemente aggiornati anche solo nei principali. Ma anche ammesso che si potesse, sarebbe riduttivo. La filosofia nel tempo ha collezionato una notevole quantità di questioni squisitamente proprie. «Essere, o non essere» ricorda qualcosa?

Per le stesse ragioni sarebbe riduttivo proporre una definizione di filosofia come “metodo (di ragionamento)” o “analisi (dei termini e delle distinzioni)”. Ci sono discipline come la metafisica, l’etica, la logica e l’epistemologia che solo con una solida formazione filosofica possono essere trattate. Inoltre, se è vero che la filosofia è anche metodo o analisi, è altrettanto vero che queste caratteristiche sono condivise con qualsiasi altra attività intellettuale seria. Game over.

Come si può vedere, quindi, la filosofia è qualcosa di molto simile ad un ornitorinco. È fatta di parti di altri saperi e tuttavia ha qualcosa di innegabilmente unico, proprio. Questo ovviamente rende difficile chiarire cosa esattamente la filosofia sia, darne una definizione univoca. Ma in fondo, forse, non è nemmeno questa la cosa strana. Del resto non c’è campo del sapere dove gli esperti non si trovino in disaccordo tra di loro su questioni della massima importanza pratica e teorica. Il fatto davvero singolare è che i filosofi siano gli unici a riuscire ad essere in disaccordo perfino con se stessi.


FONTI

Fred Feldman, A cartesian introduction to ethics, McGraw-Hill, New York 1986.

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