Gli incessanti colpi di mannaia degli anni che passano continuano a mietere vittime nella musica rock: ci hanno lasciato la stupenda voce di Dolores e il leader dei The Fall, dovremo avere a che fare anche con la dipartita musicale di Lynyrd Skynyrd, dei thrasher Slayer ed Elton John.
Il 2018 è un boia crudele e semina “morte” musicale non solo oltralpe. Anche gli Elii hanno annunciato gli ultimi show in carriera ed trovandoci in periodo di Sanremo cogliamo l’occasione per ricordare la loro prima apparizione sul palco dell’Ariston come concorrenti, dove si esibiranno anche quest’anno come tappa del tour d’addio.
Ironici, irriverenti, imprevedibili e stravaganti, gli Elio e le storie tese si sono mostrati davanti a tutta Italia per quello che sono, cioè assolutamente al di fuori dai canoni sanremesi. Come ricorda il direttore dell’orchestra Peppe Vessicchio, Elio al primo incontro per le prove svelò l’intento della band:
“Noi abbiamo un obbiettivo, arrivare ultimi“
E a quanto pare gli Elii avevano la formula magica per farlo: La Terra dei cachi.
La canzone è composta ed arrangiata in modo tale da essere assolutamente inusuale per il grande pubblico, contiene 3 cambi di tempo che coincidono con una totale variazione del mood della canzone, da un intro teatrale ad una strofa dominata dalla ritmica reggae. L’arrangiamento orchestrale elaborato con Vessicchio è unico nella storia del festival, infatti vi partecipa l’orchestra intera, dai fiati, agli archi fino al gong, nessuno escluso.
Il pezzo degli Elii è decisamente più complesso, articolato, e tecnicamente difficile rispetto a quelli proposti dagli altri concorrenti. L’eclettismo del brano si riflette anche nel testo. La Terra dei cachi è l’Italia e il testo è una denuncia, decisamente comica, degli atteggiamenti pressappochisti e superficiali del popolino.
“Infetto si’? Infetto no? Quintali di plasma.
Primario si’ primario dai, primario fantasma,
io fantasma non sarò e al tuo plasma dico no.
Se dimentichi le pinze fischiettando ti dirò:
*fi fi fi fi fi fi fi fi* ti devo una pinza, *fi fi fi fi fi fi fi fi* ce l’ho nella panza”
Non risparmia nessuno e contiene anche qualche pungente allusione al livello della musica di solito proposta a Sanremo.
Musica bizzarra e testo pungente, ma ciò per cui davvero ricorderemo il Sanremo degli Elii saranno le esibizioni del gruppo che ad ogni serata ha presentato una versione differente del brano. In prima serata Elio canta tenendo sempre una mano in tasca, svelandone il motivo verso la fine del pezzo.
Stupiscono la platea presentandosi completamente ricoperti di vernice argentata scimmiottando i Rockets, gruppo francese che era solito mostrarsi sul palco in questo modo.
In un’ intervista rilasciata alla Gialappa’s, Elio racconta che data la ridotta misura dei camerini al festival la vernice gli è stata applicata nell’albergo dove la band alloggiava. Dato l’intenso traffico che si era venuto a formare in strada in quelle giornate la band ha deciso di raggiungere in moto l’Ariston, completamente truccati e quindi anche senza casco.
Ma il vero colpo di genio dei 5 di Milano è stata l’esibizione di 1 minuto. Ai concorrenti era concesso un solo minuto sul palco per eseguire il pezzo e normalmente tutti riproponevano il ritornello, mentre gli Elii hanno avuto la geniale idea di non presentare un minuto di La terra dei cachi, ma La terra dei cachi in un minuto.
“Il primo violino dell’orchestra che si impegna al massimo per eseguire le sue parti nella versione da un minuto al triplo della velocità. Sembrava Paganini impazzito.”
Purtroppo l’obbiettivo della band non fu centrato, si classificarono secondi. Forse.
Al suo termine il Festival finì in prima pagina sui quotidiani, ma per i motivi sbagliati. Ci fu infatti un’indagine, che portò anche ad un processo per una presunta falsificazione dei voti e non solo:
“[…] un rapporto della polizia giudiziaria aveva preso sul serio l’ ipotesi che dietro la gara delle canzonette – anche dietro quelle – ci fosse un sistema organizzato di tangenti.“
Lo stesso presentatore Baudo fu indagato, poi prosciolto, per aver messo mano alle votazioni. Il programma Striscia la notizia, non nuovo a queste stoccate, prima della finale aveva già diffuso il nome del vincitore del festival. Enzo Iacchetti durante il programma annunciò che avrebbe girato un film “con Rosa Fumetto, Lino Banfi e Vince Tempera”. I nomi dei tre formano la frase “Rosalino vince”, nome di Battesimo di Ron che vinse con Tosca cantando Vorrei incontrarti tra cent’anni.
Non è chiaro come si sia conclusa la faccenda. Elio racconta di aver ricevuto l’informazione che sarebbe stata la sua band in realtà la più votata ma di non poterla divulgare al fine di non interferire con le indagini. Ad ogni modo il giorno dopo tutta Italia lo venne a sapere a causa di un articolo scritto da Luzzato Fegiz, un’intervista (completamente inventata, perché Elio sostenne di non aver mai parlato con Fegiz) nella quale il cantante afferma di essere il legittimo vincitore.
Un’edizione di Sanremo turbolenta, e non può che essere così quando di mezzo c’è l’irriverente band di Milano.
Anche Elio sulle votazioni ha detto la sua:
“Farci vincere avrebbe voluto dire togliere qualsiasi serietà a quel giorno“
- Corriere della sera (img)
- Radio Musik (img)
- Wikipedia (img)
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