POETI E WEB: INTERVISTA A GIANLUCA PURGATORIO

Quante volte succede che, scorrendo la Home di Facebook, mi soffermi a guardare qualche foto in particolare o venga rapita da una frase, un messaggio, un pensiero. Da quando ho cominciato a seguire Gianluca Purgatorio, capita un po’ troppo spesso. Proprio così, quando si è di fronte ad un autore che esprime con sincerità quello che ha dentro, che riesce a dare un senso anche ai pensieri più confusi, diventa sempre più difficile non sentirsi coinvolti in ciò che viene pubblicato.

Gianluca è un ragazzo che mette il cuore in tutto ciò che scrive e non ha peli sulla lingua, soprattutto quando si tratta di riportare nero su bianco il frutto della sua ispirazione.

Con un discreto seguito sia su Facebook sia su Instagram, si può affermare che questo autore sappia sicuramente come farsi apprezzare.

Ecco una breve intervista per aiutarci a saperne un po’ di più sul suo conto.

Ciao Gianluca, inizierei con la tua presentazione. Nome, cognome, luogo di nascita e curiosità su di te.

Ciao Arianna, sono Gianluca Purgatorio e sono di Matera. Vivo a Milano da quasi due anni dove insegno lettere, ma nulla di serio. Citando un mio personaggio, lo faccio soltanto per pagarmi da vivere.

Gianluca Purgatorio

Purgatorio è un nome d’arte o è davvero il tuo cognome?

Non credo troppo ai nomi d’arte, quindi Purgatorio purtroppo o per fortuna è il mio vero cognome.

Come è nata la tua passione per la scrittura?

La scrittura non la ritengo una passione, ma più un modo di stare al mondo. Ognuno ha il suo, io scrivo. E non c’è stato un momento epifanico in cui ho scoperto che potesse essere un qualcosa che avrebbe occupato le mie giornate di lì a sempre. Per certe cose funziona un po’ come la pubertà. La sera prima sei un bambino e il mattino dopo ti svegli e scopri che sei diventato uomo prima nelle mutande che altrove. Succede per caso e la consapevolezza è un processo lento che mi auguro non finisca mai.

Da dove nasce la tua ispirazione?

La mia ispirazione nasce lontano e la incontro spesso nelle stanze di casa mia, nelle serate in disparte a osservare la gente, nei letti occasionali, nei ricordi, davanti alle atmosfere di una canzone o a qualche bicchiere. Cerco di non abbassare mai la guardia e spesso sono io che la rincorro.

Dove scrivi principalmente? Inteso sia come ambiente sia come mezzo.

Per scriver devo essere isolato, fisicamente intendo, o si devono creare condizioni particolari in cui io possa estraniarmi pur essendo in compagnia. Ci sono momenti in cui un uomo deve rimanere solo e per non sentirmi osservato scrivo generalmente a casa o in qualsiasi altro luogo in cui non ci sia il divieto di fumo.

Ho una grafia lenta e illeggibile, non starei dietro alle idee e non capirei nemmeno che cosa ho scritto. Pc e telefono sono, pertanto, di importanza vitale.

C’è una musa che ispira le tue poesie?

Le donne hanno quel dono particolare di darti la vita e togliertela. Ispirano arte. Non vedo come un uomo possa vivere senza il primo pensiero al mattino di una donna e non vedo come avrei potuto scrivere due parole senza una musa, reale o mitica, passata o presente, a invadermi la testa.

Che tipo di impatto pensi abbiano avuto i social sulla tua produzione? Quale social usi di più e come sei riuscito a farti conoscere?

Credo che la vita in generale sia da prendere poco sul serio, figuriamoci i social che ne sono la proiezione. Dovrebbero essere un’occasione di alleggerimento, non impoverimento. Dovrebbero unire e rendere il mondo un luogo più simpatico, anziché una gara continua a chi ce l’ha più lungo. Pistolotto a parte, penso che ormai tutte le questioni di marketing si giochino sulla piazza virtuale. Non si può pensare di iniziare qualcosa, che ha lo scopo di arrivare a un pubblico, prescindendo dal mezzo online. Il problema, tuttavia, è che nelle piazze dove ognuno può salire sul banchetto e dire la sua, spesso c’è il rischio di perdersi, di rimanere inascoltati, di essere giudicati male e in fretta. I social hanno proprio questo potere: livellare e mischiare le carte.

Per quel che mi riguarda, sono sempre stato restio a pubblicare online ciò che scrivevo, infatti ho cominciato con le classiche lettere agli editori, plichi e plichi di fogli sparsi e mesi di attese. Alcune risposte positive ci sono state, ho pubblicato due libri, ma con risultati pressoché scarsi, in termini di visibilità. Da un anno a questa parte, grazie a Facebook e Instagram, pare ci sia un tantino di attenzione in più, ma sono numeri da prendere con le pinze e di cui devo ancora accertarne la veridicità.

Recentemente è uscito il tuo libro “Cento orgasmi lontano da te”, vuoi far sapere qualcosa alle persone prima che inizino a leggerlo?

Il mio libro è uscito il 10 settembre. Non posso chiedere alla gente di comprarlo, ma se qualcuno lo farà, ne sarò felice.

Vedo che hai un discreto seguito, sei in stretto contatto con i tuoi followers? Ti capita di ricevere commenti che ti fanno commuovere?

Come ho accennato prima, il pubblico virtuale è un pubblico caloroso, ma estemporaneo, che esercita la propria vicinanza nel breve periodo, il tempo di un like o un commento. Per questo motivo, tendo un po’ a ridimensionare gli apprezzamenti o la vicinanza virtuale. Non ti nascondo, tuttavia, che i messaggi che mi arrivano e le attestazioni di stima fanno bene e non passano inosservati. Per come sono fatto, avrei bisogno di guardare in faccia singolarmente ogni mio lettore. Per la commozione, non è ancora il momento, ma spero ci sarà occasione.



 

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