DOSSIER| Un nuovo modo di viaggiare che fa bene all’ambiente: il turismo sostenibile

È difficile incontrare qualcuno a cui non piaccia viaggiare. È indescrivibile l’emozione che si prova quando, trascinando la propria valigia, ci si lascia alle spalle la porta di casa, quando si sale sul treno, sull’aereo, sull’auto per raggiungere una meta ancora tutta da esplorare. Non si finisce mai di imparare, viaggiando: dietro ogni angolo, dietro ogni nuovo viso, si nasconde qualcosa che potrà farci crescere. Viaggiare apre la mente, aiuta a guardare il mondo da prospettive diverse da quella cui siamo abituati, ci permette di entrare in contatto con nuove persone e nuove situazioni, magari anche difficili, ci pone nelle condizioni di superare queste difficoltà, se siamo capaci di metterci in gioco.
Insomma il viaggio è prima di tutto un’esperienza di maturazione personale e serve a noi, come singoli individui, per crescere, divertirci, conoscere. Ma, se vissuto ed affrontato con la giusta consapevolezza, un periodo lontano da casa può rivelarsi un’occasione utile non solo per noi stessi e la nostra crescita personale ma anche un modo per aiutare il nostro pianeta, l’ambiente e per gli abitanti del luogo, favorendo le realtà sostenibili del territorio.

 

COS’È IL TURISMO SOSTENIBILE
Nonostante la forte crisi economica abbia pesantemente colpito le economie di numerosissimi paesi nel mondo, il settore turistico sembra non averne risentito: nel 2016, secondo quanto riportato dall’Unwto, l’Organizzazione mondiale delle Nazioni Unite per il Turismo, il giro d’affari internazionale è stato di 1.260 miliardi di dollari e il numero di persone che hanno deciso comunque di intraprendere un viaggio ha quasi raggiunto il miliardo e 200 mila, poco più di un settimo degli abitanti del pianeta. Senza dubbio una notizia positiva per le economie dei paesi in difficoltà, ma forse meno entusiasmante per l’ambiente. Il settore turistico globale, infatti, è da solo responsabile della emissione del 5% di tutti i gas serra prodotti sul nostro Pianeta e, poiché il numero dei viaggiatori non accenna a diminuire – per il 2030 si prevede lo spostamento di due miliardi di individui – questa percentuale è destinata a crescere, fino addirittura a raddoppiarsi, secondo gli studi dell’Unwto. Probabilmente non ci è mai capitato di analizzare le nostre vacanze sotto questa particolare luce, ma è necessario prendere coscienza di queste cifre e cercare di trovare una soluzione al più presto.

Anche se, a dire il vero, una soluzione già esiste. È possibile coniugare svago, relax e divertimento a volontariato, buona volontà e sostegno concreto per il nostro Pianeta? Sì, e la risposta si trova nel cosiddetto “turismo sostenibile”. Con questa espressione si vogliono indicare tutte quelle vacanze organizzate in modo da ridurre al minimo l’impatto ambientale, rispettando i luoghi che si visitano, le culture e tradizioni locali, sostenendo l’economia autoctona. L’americana International Ecotourism Society definisce il turismo sostenibile come “un viaggio responsabile nelle aree naturali che preserva l’ambiente e migliora il benessere delle popolazioni locali”. Per riassumere questo concetto potremmo utilizzare le parole di Alastair Fuad-Luke, autore del libro “Eco-travel handbook” ed esperto di stili di vita sostenibili: l’ecoturista è un viaggiatore che ama “Divertirsi, non distruggere”. Questa modalità di viaggio sembra essere apprezzata e adottata da un sempre crescente numero di persone (oltre che incentivata dai governi e dalle associazioni per la tutela dell’ambiente); i dati ce lo confermano. Secondo uno studio di Espresso Communication sembra che il 48% degli Italiani voglia, in vacanza, adottare “soluzioni in difesa dell’ambiente”, e dall’analisi dei dati emersi dal portale di recensioni Trip Advisor sembra che, di questo 48%, il 38% intendesse farlo già nell’arco del 2017. La domanda green cresce del 9% ogni anno, mentre il 18% degli italiani dichiara di praticare già un turismo sostenibile (a quanto risolta dal VII rapporto italiani, turismo sostenibile ed ecoturismo, a cura di Ipr Marketing e Fondazione Univerde). Lo stesso studio riporta che – addirittura – il 44% sia disposto a pagare un pochino di più la propria vacanza per avere la possibilità di avere accesso a servizi rispettosi dell’ambiente e il 41% si informi, prima di prenotare, riguardo alla sostenibilità delle strutture.

 

 

IL MANIFESTO DELL’ECOTURISTA
Se anche voi volete entrare a far parte della grande squadra dei viaggiatori responsabili, riportiamo di seguito il “manifesto del turismo sostenibile”, proposto dal sito lifegate.it, che indica otto, semplici, consigli da rispettare per chi vuole viaggiare con un occhio di riguardo per il nostro pianeta:
1. Preferite strutture sostenibili. Ovunque preferiate alloggiare (che sia un B&B, un hotel a 5 stelle o un semplice ostello), assicuratevi che la struttura da voi scelta operi in modo etico e virtuoso, valorizzando l’ambiente e la cultura in cui è immersa, senza danneggiare le risorse e il territorio, risparmiando energia.
2. Visitate aree ad alto valore artistico e culturale. Il modo migliore per preservare e tutelare un’area è quello di conoscerla (facendola conoscere) e visitarla: i siti dichiarati dall’Unesco come patrimonio dell’umanità sono 51 solo in Italia, più di mille in tutto il mondo ma molti sono a rischio sparizione. Sicuramente non c’è possibilità di rimanere a bocca asciutta.
3. Acquistare prodotti tipici locali, a km zero o biologici, in questo modo darete una mano ai piccoli commercianti autoctoni.
4. Rispettate sempre i costumi, la cultura e gli stili di vita del posto, siate curiosi, aperti a a nuove esperienze e disposti a confrontarvi con qualcosa di diverso da voi.
5. Come con il cibo, cercate di sostenere le economie locali acquistando l’artigianato dei luoghi visitati.
6. Se ne avete voglia e possibilità, scegliete di affidare le vostre vacanze ad associazioni che organizzano viaggi “etici”, di volontariato, di impegno attivo e concerti per il benessere delle comunità più sfortunate.
7. Pianificate le vostre vacanze, e fatelo in maniera consapevole. Leggete, curiosate sul web, cercate di imparare il più possibile sulla località che andrete a visitare: il turismo responsabile inizia ancor prima di partire!
8. Condividete le vostre esperienze. Che sia un passaparola con gli amici o un contatto tramite internet non importa: se avete vissuto una bella vacanza parlatene con più persone possibile, dando consigli e dritte su come comportarsi. Gli altri viaggiatori e il nostro Pianeta ve ne saranno grati!

STRUMENTI E CONSIGLI
Può essere difficile muoversi, per chi non è esperto, all’interno di questo mondo: progettare una vacanza ecosostenibile senza sapere da dove partire può risultare ostico, e scoraggiare il viaggiatore ancora prima di cominciare. Per questo raccoglieremo qui i principali strumenti alla portata di tutti che possono essere utilizzati da ogni aspirante ecoturista.

Il primo problema da affrontare è innanzitutto la scelta della meta. Dove andare? Quali sono i luoghi più “eco”? In questo ci possono essere di aiuto due siti. L’Enviromental performance index (Epi), che stila tutti gli anni una classifica dei 180 paesi più rispettosi dell’ambiente, basandosi su 24 diversi parametri che coprono diverse categorie, dalla vitalità dell’ecosistema alla salute del territorio (ai primi posti della classifica del 2018 troviamo: Svizzera, Francia, Danimarca, Malta, Svezia, Regno Unito e Lussemburgo; l’Italia è in 16esima posizione, in netto miglioramento rispetto alla 29esima del 2016). Per tutti coloro che invece prediligono le città ed il turismo metropolitano esiste il Sustainable cities index (indicato sul sito arcadis.com), che valuta la “sostenibilità” di 100 città del mondo in base a tre differenti parametri: persone, pianeta e profitto (ovvero la sostenibilità sociale, ambientale ed economica). Nell’ordine troviamo: Zurigo, Singapore, Stoccolma, Vienna, Londra e Francoforte.
Anche per quanto riguarda le strutture dove alloggiare esistono dei parametri da seguire. Poiché sono molti gli hotel che hanno deciso di ridurre il proprio impatto ambientale, sono state create delle apposite certificazioni che segnalano il rispetto e l’attenzione all’ecologia: tra quelle più famose a livello internazionale troviamo Ecolaber, Green Globe, Sustainable tourism eco-certification program, mentre in Italia dobbiamo cercare Stay for the Planet, o racing italiano di sostenibilità degli hotel.

 

Fotografia scattata a Zurigo, Svizzera

 

Insomma, il web offre tutti gli strumenti necessari per informarsi e rendere più facile la nostra ricerca se siamo intenzionati ad organizzare una ecovacanza.
Qualche altro consiglio? Valutate sempre treni e pullman come alternative all’ereo se possibile, rispettate la popolazione locale e soprattutto gli animali se vi trovate in zone incontaminate, sostenete le economie autoctone stando però attenti a non acquistare suoienir realizzati con eleggenti naturali presi da piante o specie in via d’estinzione. Se conoscete membri di associazioni ambientaliste locali, non perdete i contatti.

UN ESEMPIO: WWF TRAVEL
Il turismo sostenibile è anche l’idea alla base della nuova iniziativa lanciata da WWF Italia (associazione che lotta per la difesa della natura e la salvaguardia delle specie in via di estinzione) dalla primavera 2018 ha deciso di aprirsi al pubblico come agenzia viaggi (WWF Travel), proponendo escursioni per le mete più disparate (dalla Sardegna al Madagascar), tutte accomunate da un’unica e sola idea di base: promuovere un turismo consapevole e responsabile, volto a sensibilizzare ed educare giovani e adulti.
WWF (World Wide Fund for Nature) è un’organizzazione non governativa internazionale che con l’aiuto di cittadini e il coinvolgimento di imprese ed istituzioni dal 1961 si batte per la tutela e la conservazione dei sistemi naturali in tutto il mondo, sia tramite la promozione di progetti ed iniziative, sia tramite l’educazione dei cittadini ad uno stile di vita rispettoso e sostenibile.

 

Riserva WWF Torre Salsa (Ag, Italia)

L’idea di creare WWF Travel è nata dalla necessità e dalla volontà di ampliare la propria offerta, fino ad ora limitata ai campi estivi e viaggi per giovani e giovanissimi (dai 7 ai 17 anni). Oltre a queste proposte

“c’era l’esigenza di conoscere da vicino i nostri progetti. Per accogliere queste richieste ci siamo strutturati e organizzati, stipulando accordi di partnership con differenti operatori riconosciuti nel settore, es essere pronti ad offrire esperienze di viaggio uniche in Italia, Europa e nel Mondo”

dichiara Gianluca Mancini, direttore di WWF Travel che aggiunge: “Sono viaggi davvero sensazionali”. E in effetti i programmi si rivelano entusiasmanti per tutti gli appassionati e amanti del contatto con la natura. Le proposte sono estremamente variegate: ai già menzionati campi estivi (65 in tutto, verso 27 destinazioni differenti), della durata da 5 a 7 giorni ciascuno, si aggiungono le “Oasy Stay” (soggiorni nel Oasi WWF, esperienze per ragazzi ed adulti nelle oasi italiana disponibili ad offrire ospitalità), i “Tour Natura nel Mondo” (iconici e significativi viaggi-evento, 12 in tutto il 2018, vissuti sulle trecce di animali in via di estinzione, habitat a rischio o patrimoni paesaggistici da tutelare e salvaguardare) e infine i “Tour Natura in Italia” (per godere delle bellezze del nostro Bel Paese, dall’osservazione delle balene in Sardegna all’esplorazione dei territori del Cilento, dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità). Secondo le previsioni della compagnia si raggiungeranno, durante il primo anno, un giro d’affari che si aggiri attorno ai 2 milioni di euro, per raddoppiarlo dei prossimi due anni.
Unico obiettivo: coniugare il divertimento alla conoscenza e alla consapevolezza. L’intento non è assolutamente quello di trasformare questi viaggi in noiose scuole itineranti, ma educare, in una logica di rispetto dell’ambiente, per fare in modo che i partecipanti tornino a casa con un bagaglio più pesante rispetto a quello con cui sono partiti.

”Alla base di tutti i viaggi di WWF Travel c’è la volontà di lasciare al viaggiatore la consapevolezza della realtà che va a visitare – aggiunge Mancini – Non è quindi un viaggiatore asettico, o che semplicemente ‘visita’ i posti. Ma da quei posti porta indietro un bagaglio di conoscenza su quello che è il grande lavoro che viene svolto per mantenere e conservare quegli ambienti; un lavoro raccontato direttamente da chi lo mette in pratica per avere quindi una idea anche del rischio che si corre in quegli ambienti”.

Con la speranza che questo articolo vi abbia messo almeno un po’ di curiosità a voglia di informarvi, non possiamo fare altro che augurarvi buon viaggio!

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