Buon compleanno Pikachu!

di Federico Lucrezi

1 aprile 1997. Un giorno come tanti altri per i bambini italiani. Certo non potevano sapere che un vero e proprio simbolo generazionale, una febbre che avrebbe di lì a poco contagiato un po’ tutti, stava vedendo la luce a decine di migliaia di chilometri di distanza, nel lontano Giappone.

Il primo aprile del ’97 il primissimo iconico episodio dei Pokémon viene trasmesso sulla televisione giapponese. Quel primo aprile il mondo fa la conoscenza di Ash Ketchum e del suo Pikachu, il più famoso tra i Pokémon, destinato a diventarne il simbolo (e per qualche recondita ragione l’unico nome a essere ricordato dalle mamme della nostra generazione).

Un anno prima erano stati lanciati sul mercato nipponico i fortunati videogiochi per Game Boy Pokémon Rosso e Pokémon Verde, seguiti a ruota da Pokémon Blu. I titoli della prima generazione, capostipiti di una lunga e fortunata serie che non si è più fermata, e di console in console è giunta fino ai giorni nostri, arriveranno in Europa soltanto nel 1999. Pochi mesi dopo, introdotta dalla splendida sigla cantata da Giorgio Vanni, la saga di Ash Ketchum approda anche sugli schermi italiani diventando in breve tempo un appuntamento fisso nel pomeriggio di Italia 1.

I Pokémon dei primi anni 2000 diventano un vero e proprio fenomeno di costume: l’anime, i videogiochi, ma anche le carte collezionabili, le figurine, gli zaini, i pupazzi. Una moda passeggera – si poteva pensare – nulla di nuovo sotto il sole.

E invece vent’anni dopo i Pokémon sono invecchiati piuttosto bene, con una novantina di videogiochi e un migliaio di episodi all’attivo. Numeri importanti che annoverano i Pokémon nel firmamento dei pilastri della nostra generazione, insieme a Harry Potter e pochi altri.

Non basta la qualità, per diventare un pezzo di storia, un elemento costitutivo di un’intera generazione, serve qualcosa in più. Bisogna essere capaci di trascendere lo schermo, creare un mondo complesso in cui entrare, percorrerne le strade, crescere insieme ai personaggi, imparare qualcosa. E portarselo dietro per il resto della vita. È il segreto alla base dell’incredibile successo dei Pokémon. È il segreto dei personaggi e delle storie che più di chiunque altro raccontano la nostra generazione, quella dei bambini a cavallo tra i due millenni che vent’anni fa venivano stregati da Ash Ketchum.

Basta tornare indietro di un paio di anni, all’estate 2016 quando Pokémon Go, il videogioco per smartphone in realtà aumentata a tema Pokémon, ha riempito le strade di aspiranti allenatori. E no, non erano i tredicenni a cercare Charmander al Parco Sempione, ma quei bambini che nel 2000 sognavano di ricevere il loro primo Pokémon dal Professor Oak. Quei bambini che la sigla di Giorgio Vanni la conoscono ancora a memoria.

La passione per i Pokémon, insomma, non è mai finita. C’è una pagina Facebook portata avanti con grande passione da alcuni di quei bambini di vent’anni fa, che quotidianamente racconta tutto questo. Pokémemes conta oggi oltre 120.000 like, una comunità di ex bambini che quelle storie non le ha mai dimenticate.

E non ha mai dimenticato tutti gli insegnamenti che in questi vent’anni i Pokémon ci hanno regalato. Il rapporto tra Ash e Pikachu ci ha insegnato a ricercare amicizie vere e non superficiali, anche a costo di tanto impegno e tante scariche elettriche. Gli addii a Charizard e Butterfree, senza dubbio tra i momenti più strazianti della nostra infanzia, ci hanno insegnato che qualche volta è giusto saper dire arrivederci. Nell’eterna lotta contro il Team Rocket abbiamo imparato il valore dell’onestà. Nel viaggio di un ragazzino che sogna di diventare il più grande allenatore di Pokémon del mondo abbiamo imparato l’importanza di credere in noi stessi e nei nostri obiettivi, anche quando siamo rimasti da soli, o quasi, a farlo.

Ma la lezione più importante è forse quella di Mewtwo, nel primo lungometraggio tratto dall’anime: Il modo in cui si viene al mondo è irrilevante, è quello che fai del dono della vita che stabilisce chi sei. 

Il 1 aprile 1997 i Pokémon arrivano sul piccolo schermo e si preparano a conquistare letteralmente il mondo. Vent’anni dopo viene da chiedersi a chi spetti la pesante eredità. Quale saga, tra vent’anni, sarà per i bambini di questo decennio ciò che oggi sono per noi i Pokémon o Harry Potter? Quali sono i simboli della nuova generazione? Con quali storie e personaggi i ragazzini di oggi potranno dire di essere cresciuti?

Noi, che solo per oggi possiamo permetterci di sentirci un pochino superiori e fortunati ad avere avuto in questi anni dei compagni di viaggio così speciali, ci limitiamo a dire buon compleanno Pikachu! E festeggiamo con un pizzico di nostalgia con questa emozionante versione acustica della prima sigla dei Pokémon riarrangiata dal mitico Giorgio Vanni:

https://www.instagram.com/p/Bfs03ceHfUn/?taken-by=giorgiovanniofficial

 


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