Facebook pronto ad affossare Tinder: arriva Dating

Molto probabilmente almeno una volta ti è capitato che qualcuno ti scrivesse su Facebook in privato per provarci in modi più o meno galanti a seconda delle situazioni (ma nella maggior parte dei casi, concorderai che i modi sono abbastanza dubbi). Quante volte ti saranno arrivati quei “Ciao” ripetuti più giorni fino allo sfinimento, magari seguiti da “Perché non rispondi?” o “Sei proprio bella/o” o, in casi peggiori, foto di parti intime o richieste oltre il limite del feticismo. O magari, sei uno di coloro che anche in modo innocente ha provato a rimorchiare tramite Facebook Messenger.  Insomma, molti utenti hanno sempre cercato, pur avendo su Play Store o App Store centinaia di App di dating, di usare anche il social network più famoso al mondo per rimorchiare. E sicuramente in alcuni casi ci sono state risposte positive o addirittura qualche lieto fine!

Lo scorso 1 maggio, in occasione dell’annuale F8 (conferenza dedicata agli sviluppatori), Mark Zuckerberg ha annunciato di voler accontentare tutti questi single disperati con la creazione di una nuova App a Facebook collegata. Il nome? Molto semplice: si chiama proprio Dating. E non si impegna nemmeno a nascondere le somiglianze con quella che diventerà la sua diretta rivale, ovvero Tinder. Dating infatti permetterà sì – e per forza! – l’iscrizione tramite Facebook, ma poi permetterà di creare il proprio account in maniera anche anonima, con qualche soprannome, come già accade nei siti di incontri, per venir meno all’imbarazzo di essersi iscritti. Ma c’è di più. La grande differenza con Tinder e simili è che l’app di Facebook toglie un altro imbarazzo: quello del primo incontro tra due individui conosciutisi online, che spesso avviene in un bar o in giro per la città. Proprio grazie al collegamento al social network più popolare, Dating raccoglierà informazioni sugli eventi cui un iscritto ha intenzione di partecipare, in modo da aggiungerli ai filtri ricerca che, insieme ai già noti posizione, età e quant’altro tentano di aiutare l’utente a trovare una persona vicina ai suoi interessi. E questa è una svolta, perché andare ad un evento – magari un concerto, una fiera, uno spettacolo – con una persona di cui non sai nient’altro risparmierà quei fastidiosi momenti di silenzio in cui nessuno dei due sa che cosa dire.

Bello no? Certo: peccato che Dating sia targata Facebook. Non fraintendere, questo scritto non vuole essere un’arringa contro il social network più famoso del mondo – anche perché se sei capitato qua molto probabilmente è grazie al collegamento presente sulla nostra pagina. Ma sicuramente Zuckerberg sta rendendo il suo impero mediatico un tantino invadente, copiando idee altrui in maniera legale – spesso non ci sono brevetti depositati o basta cambiare anche minimamente le modalità per non incorrere in violazione di copyright – e sfrontata. Del resto è già successo con Snapchat nel 2016, quando Instagram, da poco comprato dal giovane miliardario, introdusse le Stories, le quali furono in seguito inserite (inutilmente) anche su Facebook e su WhatsApp (qui note come Stati). E guarda caso, il primo trimestre del 2018 è per Snap Inc.  è nuovamente il peggiore della storia, mentre subito dopo l’annuncio della App Dating le azioni di Match Groupsocietà che ha fondato Tinder, sono letteralmente crollate.

Come mai il gruppo Facebook può permettersi di copiare idee altrui arrivate molto tempo prima e magari anche già abbastanza consolidate senza ripercussioni e, anzi, compromettendo proprio coloro da cui ha copiatoPerché Facebook ha dalla sua oltre un miliardo di utenti (se fosse uno Stato , con leggi sue e regole sue come metaforicamente può essere visto, sarebbe il terzo più popoloso del mondo), utenti di cui conosce interessi, non interessi, lavoro, vita e quant’altro. E tutti sono su Facebook, nessuno resiste a lungo in un social network dove non trova nessuno che conosce o che gli interesserebbe conoscere, è normale. Questo per gli investitori significa che Facebook è una gallina dalle uova d’oro, un porto sicuro da cui guadagnare, mentre sanno che se Facebook copia e fa sua una feature, piano piano l’azienda copiata affosserà perdendo utenti, e quindi soldi, e per loro non ci sarà più guadagno. 

Ma se ha così tanti utenti, perché sente il bisogno di allargarsi e diversificarsi in questo modo, prima comprando WhatsApp e Instagram, e poi copiando Snapchat e Tinder? Sulla creazione di Dating, la risposta può essere molto facile: Zuckerberg ha perso numerose azioni e soldi dopo lo scandalo di Cambridge Analytica – che tra l’altro ha annunciato la chiusura e la rinascita sotto il nome di Emerdata – per cui sicuramente la società ha sentito la necessità di rifarsi dalle perdite con entrate di un nuovo tipo. Ma la motivazione principale di tutte queste aggiunte prese da altri sviluppatori e integrate nell’universo di Facebook è perché quest’ultimo è un social stagnante e decadente, con sempre più utenti che pubblicano e condividono meno. Non a caso, sta cercando da solo di rinnovarsi, introducendo diverse nuove feature come quella del Market, dove i privati possono mettere in vendita prodotti che non usano più o che non gli interessano (concorrendo a eBay o Subito.it); penalizzando le pagine e puntando di più sui post dei privati; risistemando il layout di riproduzione video puntando su di una inutile o addirittura controproducente concorrenza a Google (che dal canto suo con Google+ ha sempre cercato una concorrenza improduttiva col colosso di Mark Zuckerberg).

Del gruppo, il social sicuramente più in crescita è Instagram, che ogni anno ha un numero sempre maggiore di utenti. E le Stories sicuramente sono una funzionalità che ha aiutato il social fotografico nella sua crescita, tant’è che sono le più usate e molte aziende coi loro account puntano su questa feature.

La cosa che però spaventa di più è come Facebook possa schiacciare senza alcuna difficoltà chiunque provi a buttarsi nel mercato dei social network, affossandolo con la stessa idea che lo ha reso famoso. Alla fine, oggi, Internet è in mano a tre grandi aziende: Facebook, appunto, Google e Amazon. Tutte e tre un tempo erano simbolo di libertà e miglioramento della vita del cittadino; oggi Facebook, insieme a Google – che in alcuni paesi processa il 90% delle ricerche sul web – detiene i 2/3 del mercato online americano, mentre Amazon il 40% dell’ e-shopping d’oltreoceano. Proprio per questo i tre colossi sono stati accusati di essere BAADD – Big, Anti-Competitive, Addictive and Destructive To Democracy. Perché, prendendo sempre in considerazione il social di Zuckerberg, se una volta rappresentavano un’alternativa e una novità, oggi sono proprio coloro che le alternative le eliminano.

E gli Stati, forse per evitare che una storia scritta da un certo George Orwell in un romanzo intitolato 1984 possa divenire ancora più veritiera, hanno letteralmente dichiarato guerra legale a queste multinazionali, incontrandosi, e discutendo sulle mosse da fare per regolamentare l’ormai enorme universo di Internet controllato da queste nuove grandi “dinastie regnanti”. E mentre le istituzioni cercano una soluzione, chi sarà il prossimo bersaglio di Marcolino?

FONTI

La Repubblica
Breaking Italy
The Economist, January 20TH – 26TH 2018

CREDITS

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