Il vedutismo di Canaletto nella Venezia del ‘700

A 250 anni dalla morte dell’artista uno sguardo alle sue opere più famose per cogliere la magia di una Venezia da cartolina.

Giovanni Antonio Canal è Canaletto. Caposcuola dei vedutisti veneti settecenteschi. Un figlio d’arte, che apprende dalle scenografie teatrali del padre lo studio dello spazio attraverso la prospettiva. Esordisce nei suoi dipinti veneziani con una tecnica lontana dall’eccessivo decorativismo barocco. Canaletto dipinge Venezia con una precisione fotografica. La sua pittura si colloca sulla scia del razionalismo illuminista, dettato dall’oggettività rappresentativa. Così il Settecento inaugura il vedutismo e Canaletto sa come valorizzare la sua Venezia. Committenti aristocratici da tutto il mondo vogliono le sue opere. Il ricordo della magia da cartolina di una città immortalata nella sua quotidianità.

La cura minuziosa del dettaglio richiede l’uso della camera ottica. Uno strumento attraverso cui è possibile riflettere un paesaggio su un foglio di carta o direttamente sulla tela, da dove viene poi ricalcato dal pittore. L’abbandono dell’originalità a favore dell’effetto reale. Un lavoro certosino che parte dalla realizzazione di schizzi, appunti, scaraboti dell’artista. La documentazione in presa diretta della città, mentre il Canaletto annota colori e rimaneggiamenti da rielaborare sulla tela finale. È su una gondola o sul balcone di un terrazzo. Luoghi che gli permettono di ottenere un punto di vista rialzato rispetto all’occhio. Da qui poi può giocare con la prospettiva, componendo il quadro con più prospettive diverse in modo da lasciare nascosto il corretto punto di vista allo spettatore. Un inganno all’osservatore che però permette una visione selettiva e dettagliatamente descrittiva dell’architettura cittadina.

Sono queste le vedute ideali del Canaletto, realizzate attraverso una selezione di elementi architettonici dislocati geograficamente e poi riassemblati con estrema fedeltà al vero in un’unica opera. La precisione del disegno è poi ammorbidita dal colore. Tocchi cromatici densi che sprigionano una propria brillantezza. Il paesaggio riposa sotto un cielo che divide geometricamente la composizione. Non è mai un cielo terso, ma sempre accompagnato da qualche soffice pennellata bianca. Tra le poche nuvole affiora la luce solare, rappresentata nella sua naturalezza scientifica. È una fotografia, che incanta lo spettatore attraverso l’occhio del pittore.

Sono passati 250 anni dalla morte del Canaletto. Roma gli dedica una mostra “Canaletto 1697-1768” al Museo di Roma a Palazzo Braschi, dall’11 aprile al 19 agosto. Un’occasione per celebrare un’artista che seppe cogliere l’avanguardia della pittura vedutista. Canaletto capiva esattamente cosa volevano i suoi clienti. E sapeva ricreare con un dipinto la magia di Venezia così come la vedeva il turista la prima volta. E come la vedeva il cittadino tutti i giorni.


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