Che fine ha fatto l’olio di palma?

Ne abbiamo sentito parlare ovunque, siamo stati vittime di abusi, allarmismi e voci discordanti, ma ora che è passato del tempo e le acque sembrano essersi calmate, che fine ha fatto l’olio di palma?

Innanzitutto, forse è utile un piccolo chiarimento che, a molti, è mancato nel mezzo della polemica a cui abbiamo assistito. E quindi, che cos’è di preciso l’olio di palma? E perché è così tanto utilizzato? Un grasso di origine vegetale, usato per le sue proprietà in molti prodotti alimentari, proprio a causa delle sue proprietà insapori, del basso costo e della lunga resistenza. Insomma, a vederla così sembrerebbe proprio non ci sia nulla di cui lamentarsi. Eppure, a far scoppiare una vera e propria “rivoluzione sociale” è stato il suo largo utilizzo nei prodotti per la prima infanzia e la sua sempre maggiore diffusione sui banchi alimentari. I più salutisti non hanno tardato ad accusare questo grande utilizzo, in quanto è un olio con una percentuale di grassi saturi pari al 45-50%, e si sa, basta sentire la parola “grassi” per creare allarmismi ed eliminare alimenti dalla nostra dieta, nonostante contengano delle indispensabili sostanze nutritive. Ovviamente, però, quando si tratta di grassi è sempre consigliato non eccedere, ma in questo caso non sono stati sufficienti i pareri degli esperti per placare il senso di accusa e il totale rifiuto verso questo olio tropicale, portando anche le più grandi industrie e marchi alimentari a eliminarne completamente l’utilizzo, sentendo la necessità e il bisogno imperativo di scrivere in ogni dove “senza olio di palma”; un esempio tra questi è il gruppo “Carrefour”, il quale ha promesso entro il 2020 la progressiva sostituzione di questa sostanza.

Ma di preciso, come ci hanno informato gli scienziati?
Gli esperti del settore hanno costantemente ricordato di non superare un consumo giornaliero del 10% di grassi saturi, di qualsiasi tipo. Un eccessivo e costante consumo, infatti, potrebbe causare la nascita di placche arteriosclerotiche, un’iperproduzione di colesterolo e malattie cardiovascolari e cardiache, tutti fattori responsabili (e a esso strettamente legati) del rischio di obesità, con danni ancora più evidenti per chi è già affetto da questo disturbo. Dunque, è stato necessario proporre una serie di sostituti, in grado di soppiantare l’olio di palma con le loro caratteristiche e proprietà. Il più raccomandato, come del resto è facile immaginare, è l’olio extravergine di oliva, marchio eccelso del made in Italy e da tutti ricercato; proprio per questo, è difficile da reperire sul mercato in prodotti confezionati. Non sempre, però, le soluzioni si sono rivelate all’altezza del problema, in quanto in tutti i prodotti confezionati a lunga durata è indispensabile la presenza di sostanze che consentano e garantiscano la resistenza. Uno tra questi è l’olio di girasole, meno dannoso solo in apparenza, in quanto, affinché sia solido a temperatura ambiente, deve essere necessariamente sottoposto a processi chimici di raffinazione, i quali trasformano i grassi insaturi in saturi. Un vero e proprio sostituto, dunque, ancora non esiste; e la soluzione migliore rimane ridurre il consumo dei grassi saturi.
La situazione è diventata, giorno dopo giorno, sempre più ostica e intricata.

A complicare questo quadro, già di per sé controverso, sono stati i pareri opposti e fortemente discordanti. Se da un lato, infatti, vi è chi accusa l’olio in sé, dall’altro vi è chi si sofferma e condanna più cautamente la palma. Coloro che abbracciano questa seconda prospettiva affermano che ciò che è dannoso è la formazione di tre contaminati tossici prodotti durante le lavorazioni di riscaldamento e solidificazione, non l’olio in sé, in quanto tutti questi elementi si possono ritrovare in molti altri prodotti alimentari. A questa forte critica e accusa si aggiungono anche gli ambientalisti, armati di proteste e condanne contro il disboscamento delle foreste per estrarre l’olio di palma.

E dunque, se la situazione è rimasta ancora aperta e non si è giunti a una conclusione, cosa rimane da fare? Tutta la campagna anti-palma sembra ancora ferma a un bivio calato nel silenzio: gli strenui oppositori, e i “cauti” sostenitori.

 


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