Memorie di un’Aria di Vetro

Aria pungente, il suono della viola, il silenzio: è Aria di Vetro di Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra di fama internazionale.

Tra i silenzi e le note riecheggiano i nomi dei fratelli Cervi, a cui questa musica è dedicata. Le note acute ma leggere dei violini sussurrano i nomi, come immersi in una bufera di neve, con il freddo che si impadronisce degli archetti creando suoni vitrei. Era il 28 dicembre del 1943 quando a Reggio Emilia venivano fucilati Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio. Tra le note congelate, il calore del respiro prodotto dal suono dolce e profondo delle viole è testimone del loro animo, della loro volontà di aiutare più prigionieri e italiani in fuga. Pochi minuti di musica per ricordare sette fratelli partigiani, uccisi dalla stupida brutalità della guerra”, così Boccadoro racconta la sua composizione e, continua, “Una melodia calma e misteriosa si alterna a zone di silenzio, prima di spegnersi dolcemente come un mormorio.”.

Il desiderio di Carlo Boccadoro di “fare sentire qualcosa di mai ascoltato”, come spiega nell’intervista con Mito, è stato completamente esaudito con questo brano, la cui particolarità viene espressa anche dal titolo. È un grande poeta che gli suggerisce la musica e il suono vitreo: “forse un mattino andando in un’aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compiersi il miracolo”. Così Eugenio Montale descrive la realtà che ha scoperto in un’atmosfera surreale e indeterminata, “di vetro”.

In questa atmosfera surreale il silenzio arriva all’improvviso“Non ci avevo pensato. Quando ho finito di comporre, ho notato che, per puro caso, i silenzi erano sette” dice Boccadoro introducendo il brano durante uno dei suoi recenti concerti. Sette silenzi per ogni colpo che ha trafitto i sette fratelli. Sono silenzi che hanno molto da dire per far risvegliare le nostre menti e le nostre coscienze, così da non far mai dimenticare le gesta dei giovani che, per salvare vite, hanno perso la loro.

 

 

 

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