Sapore di vaniglia del Madagascar, con retrogusto di violenza e deforestazione

Dalle fragranze alla cosmesi agli alimenti, la vaniglia è uno degli aromi più usati al mondo. Quella “Bourbon” del Madagascar, poi, non è altro che la regina delle qualità di vaniglia, e l’isola malgascia ne detiene il primato con circa l’80% della produzione mondiale a discapito di Indonesia, Cina, Tahiti, Papua Nuova Guinea e Uganda.

La vaniglia, tuttavia, non è originaria del Madagascar, bensì del Messico, e si è avvicinata all’isola approdando a La Réunion, una colonia francese inizialmente chiamata proprio Île Bourbon, la cui coltivazione si è poi estesa alle colonie limitrofe, alle Isole Comore e, per l’appunto, al Madagascar. La vaniglia non è altro che l’estratto dei baccelli – i quali contengono la molecola che dona quel profumo e quel sapore unico, la vanillina – di tre specie di orchidea che trovano nelle zone attorno all’Equatore il loro habitat ideale per la coltura e la crescita, il cui processo dalla coltivazione alla confezione è ad alta intensità lavorativa manuale e dura circa tre anni. Fino a qui tutto “piacevole”, se non fosse che, negli ultimi anni, la dolcezza della vaniglia ha  generato crisi non indifferenti all’interno del paese.

Dopo circa un decennio di prezzi molto bassi, il costo della vaniglia è aumentato esponenzialmente: se nel 2012 i baccelli di qualità minore costavano solo 20 dollari al chilo e nel 2015 circa 80, nel 2016 si sono toccati i 210 dollari al chilogrammo. Per non parlare di quelli pregiati, che nel 2017, a seguito degli effetti devastanti causati da un ciclone che ha danneggiato alcune piantagioni, hanno toccato i 600 dollari al chilo, oppure della qualità di vaniglia selvatica che ha raggiunto l’esorbitante prezzo di 2200 dollari al chilogrammo, rendendo la vaniglia la spezia più costosa al mondo dopo lo zafferano. Ciò non è un semplice effetto dovuto esclusivamente alle pessime condizioni meteorologiche, ma è causato anche dal fatto che la richiesta di questo aroma, la cui coltivazione è per il Madagascar ancora un’attività economica molto redditizia, è sempre più incalzante: di conseguenza i coltivatori hanno iniziato a raccogliere i baccelli quando ancora erano acerbi e li hanno conservati sottovuoto al posto di continuare il processo di solidificazione ed essicazione, sia per evitare furti sia per approfittare dell’aumento dei prezzi, sfavorendone tuttavia la qualità e danneggiando il “marchio” della Bourbon pregiata prodotta nel territorio malgascio.

Questo boom di domanda – si stima che solo gli alimenti contenti vaniglia siano oltre 18 mila – ha costretto molti coltivatori del Madagascar ad assumere guardie armate e a cercare di accelerare l’intero processo di produzione in vista della ingente richiesta industriale delle multinazionali alimentari, scelta che, come detto poc’anzi, riduce la qualità dell’aroma. Non è tutto: la corsa quasi bellica per impossessarsi della vaniglia ora sta causando persino morti e deforestazione. Nel Marzo del 2018, un villaggio della regione di Anjahana che era stato derubato più e più volte da ladri-gangster della zona ha deciso di farsi giustizia da sé, uccidendo cinque dei suddetti a colpi di machete e arpioni. Questo non è stato il primo caso riscontrato di assassinio, poiché in tutte le regioni interessate alle coltivazioni si sono verificate dozzine di uccisioni per proteggere o impadronirsi di questo aroma prezioso.

Esempio di deforestazione in atto tra Maroansetra e Toamasina.

Secondo gli ambientalisti, l’aumento della richiesta e la crescita dei prezzi nei mercati globali stanno generando una situazione drammatica all’interno dell’isola malgascia, legandosi ad attività criminali violente e non, quali la deforestazione illegale di alberi di palissandro – un legno di alta qualità che viene generalmente usato per costruire strumenti e mobilio d’arte e che verrebbe, sempre illegalmente, mercanteggiato con la Cina – e il riciclaggio di denaro dei trafficanti del legname che hanno potuto scambiare i guadagni illeciti con le bacche di vaniglia meno pregiate. La deforestazione sarebbe in generale una conseguenza diretta della domanda di vaniglia: i coltivatori cercano di estendere le zone di coltivazione dell’aroma, per rispondere al bisogno dei mercati globali e per sfruttare i prezzi stellari dei baccelli, come è accaduto, ad esempio, al parco nazionale Masoala, il quale è una delle foreste più protette del Madagascar e che ospita moltissime specie di lemure, anche in via d’estinzione.

Il Fondo Livelihoods, che, pur investendo sui piccoli agricoltori, è finanziato da giganti del settore agroalimentare, ha stabilito un investimento di 2 milioni di dollari nella regione malgascia di Sava per un progetto che prevede la creazione di cooperative con l’inserimento di agronomi specializzati per monitorare e apportare benefici alla produzione e alla gestione di queste proficue orchidee, nel tentativo di marginare, in aggiunta, tutte le implicazioni notevolmente amare che il gusto delicato della vaniglia ha saputo produrre.

 

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