Correva l’anno 2015 quando usciva Silently. Quietly. Going Away, il meraviglioso disco d’esordio degli Any Other, un piccolo diamante allo stato grezzo che ha il potere di emozionare, grazie alla genuinità dell’urgenza e della rabbia adolescenziale accompagnata da uno struggente bisogno di ricerca e introspezione. In tre anni di maturazione Adele Nigro prova a ridisegnare i confini del progetto con Two, Geography, il secondo attesissimo lavoro uscito il 14 settembre, abbandonando l’etichetta-troll del Gatto Bello per un’attentissima 42 Records, capace di pubblicare i migliori talenti del panorama musicale indipendente italiano (Cosmo, I Cani, Colapesce). Se “il secondo album è sempre il più difficile”, Two, Geography è anche molto più complesso rispetto al primo, con arrangiamenti arricchiti da pianoforte, fiati ed archi, melodie strutturate e influenze jazz, minimalismo e ambient, e ha saputo soddisfare, senza ansia da prestazione, critica e fan.
Dieci brani tra cui Stay Hydrated!, un’irriverente pioggia di tastiere e amplificatori distorti che ricorda i passaggi strumentali di Viva la Vida!, quando ancora i Coldplay avevano voglia di comporre buona musica. A Grade apre le danze, un pezzo che potrebbe far parte della colonna sonora di Juno, inserendosi perfettamente tra Kimya Dawson e Belle & Sebastian. Continua con Walkthrough, il primo singolo estratto, che ricorda maggiormente il cuore originario degli Any Other, si apre con una chitarra acustica e una voce dolce, quasi sussurrata, arricchita dal beat di batteria e un crescendo di sax sognante memoria di Noir Désire, colorandosi fino ad esplodere con il verso “I ask you fuck me as hard as you can/ I wouldn’t feel anything”, capace di colpire chiunque si imbatta, anche per caso, nella poetica di Adele, con una chiarezza e semplicità disarmante, la stessa semplicità lo-fy del video ufficiale, un long shot che ha come protagonista il primo piano melanconico e sognante di Adele su uno sfondo di parete minimalista, in grado di comunicarci con una sola inquadratura il mood emotivo dell’intero album. Il secondo video, girato per Capricorn No, forse il brano più vicino al pop insieme a Perkins e Mother Goose, è un viaggio attraverso le immagini e le atmosfere che la musica evoca. Breastbone ci conduce in spazi aperti e nostalgici, come le brughiere scozzesi o le coste gallesi che insieme alla chitarra acustica in apertura a Traveling Hard, rappresenta la parte più folk della track list, e anche quella più indie rock, ricordando i suoni e le linee vocali dei Neutral Milk Hotel con timbro al femminile. Il disco si chiude con una sperimentale e ipnotica Geography e l’ultimissima A Place, nella quale si può distinguere nettamente un “Vai, vai” pronunciato da Adele, come se dichiarasse sicurezza nei confronti di un brano breve (1:51) e diretto, così anni Novanta da ricordare il meglio di Alanis Morrisette.
Pura evoluzione quindi, nuove geografie e mappe emotive disegnate da una mano d’artista che cresce, si migliora, grazie anche alla collaborazione con Colapesce e la produzione di Generic Animal, alla sperimentazione di nuovi strumenti, come dichiara Adele in un’intervista “in questi tre anni ho studiato seriamente, ho scritto gli arrangiamenti e suonato tutto quello che potevo suonare“. Un atteggiamento coraggioso, sicuramente da premiare e incoraggiare in un panorama musicale che osa poco, in cui basterebbe mescolare e ibridare suoni, comunicare in maniera trasparente e vulnerabile, per far emergere un progetto così sincero fino a renderlo appetibile anche ad un panorama internazionale.