Charles Mingus e la rivoluzione social-musicale

Charles Mingus è considerato uno dei jazzisti più importanti della seconda metà del ‘900, ma per comprendere la sua figura in maniera completa è necessario considerare tre elementi fondamentali: gli anni ‘50, la comunità afroamericana e il jazz stesso.

Charles Mingus è nato nel 1922 a Nogales, è cresciuto a Watts (California) e si è sempre considerato un nerogiallo, di origine cioè afroamericana e pellerossa. Venuto su in uno degli stati più reazionari degli Stati Uniti, Mingus ha trovato nella musica la possibilità di esprimere con forza le sue idee contro i pregiudizi, l’odio, le persecuzioni e il razzismo. L’atto musicale è stato quindi per Mingus un vero e proprio statuto sociale e politico. Basti pensare ad opere come Pithecantropus Erectus (1956), composizione dedicata all’evoluzione umana, o Fable Of Faubus (1959), brano dedicato al governatore razzista dell’Arkansas Orval E. Faubus. In queste ultime, così come in altre dello stesso periodo, è possibile percepire la delusione e l’amarezza di un popolo vessato continuamente e che attraverso la musica riesce ad esorcizzare le proprie sofferenze.

Anche Mingus, come molti altri musicisti, prende ispirazione da modelli ben precisi per la creazione delle sue composizioni. Tra tutti il modello costante è Duke Ellington e la sua concezione del sound orchestrale. Non a caso Mingus ha suonato insieme a Louis Armostrong e ha militato nell’orchestra filarmonica newyorkese durante i suoi anni giovanili. Ma le collaborazioni di Mingus ruotano anche intorno a figure del calibro di Max Roach, Charlie Parker, Eric Dolpy e Ornette Coleman.

Le diversificate e lunghe collaborazioni sono dovute al fatto che Mingus riusciva ad unire idee, personalità e tensioni innovative intorno alla sua persona. All’interno dei Workshop, laboratori di musica sperimentale, i musicisti al suo fianco hanno lavorato in maniera unita per mettere in pratica le sue idee, attraverso un contributo che provenisse da tutti i partecipanti. La composizione delle opere quindi è avvenuta sempre in maniera collettiva e proprio per questo i musicisti che hanno militato nei Workshop sono mutate costantemente nel corso del tempo.

Le opere di Mingus oscillano quindi da un’essenzialità nelle linee guida e una ricchezza strumentale, la cui varietà mette in evidenza l’importanza della matrice ellingtoniana impressa nel musicista californiano. Si possono infatti ritrovare trombe, tromboni, sassofoni, piani, clarinetti, violoncelli, vibrafono e oboe.

La forza innovativa delle opere mingusiane dipende dalla loro capacità di oscillare tra presente e passato, ma allo stesso tempo proiettate nel futuro. Infatti Mingus è stato uno dei precursori del free-jazz che avrebbe imperversato nel mondo a partire dagli anni ’60 in poi. 

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