Come eravamo prima di #metoo: Mary Wollstonecraft

La lotta per i diritti delle donne è una lotta antica, oggi è più che mai una tematica attuale. Nonostante si possa considerare raggiunta la parità di genere da un punto di vista istituzionale, sono ancora molte le disparità. Le differenze sono presenti in alcune parti del mondo più che in altre ma la questione riguarda tutto il genere femminile e non solo. La parola femminismo è ormai onnipresente nella vita quotidiana di ciascuno e se ne sente parlare sempre più frequentemente. Erroneamente si crede che la questione dei diritti femminili riguardi unicamente le donne; non è così. L’uguaglianza e la parità dei diritti sono argomenti che devono interessare ogni donna e ogni uomo.

La lotta per la conquista della parità di genere non è una questione recente. Nonostante sia un argomento particolarmente discusso oggi, contrariamente a quello che si potrebbe pensare ha radici antiche. In ogni epoca si hanno esempi di donne che si sono sollevate sopra la massa, hanno cercato di far sentire la propria voce e combattere le differenze. Una voce che si cerca di zittire ancora di questi tempi, in cui si sbandierano libertà, uguaglianza e parità come se fossero realmente delle conquiste ottenute. E se oggi è possibile parlare ed esprimersi liberamente, non sempre le donne hanno avuto la possibilità di essere ascoltate.

Tra le donne che hanno avuto il coraggio di alzare la voce e di farsi sentire in un mondo prettamente maschile come è stato quello della letteratura almeno fino al secolo scorso (e come, per certi versi, è ancora) c’è Mary Wollstonecraft. Nata nel 1759 a Londra, trascorre la sua intera vita a combattere il conformismo, i pregiudizi e le ingiustizie sociali. Virginia Woolf scrive di lei: «la Rivoluzione non era qualcosa accaduto al di fuori di lei. Era qualcosa che viveva nel suo sangue. Tutta la sua vita era stata una rivolta: contro la tirannide, la legge, le convenzioni…». Nel 1792 pubblica la sua opera più importante Sui diritti delle donne, in cui espone argomentazioni a favore dei diritti del genere femminile e per la quale la consideriamo fondatrice del femminismo liberale.

L’opera è ripartita in diversi capitoli, nei quali l’autrice si dedica ad alcune questioni che le stanno particolarmente a cuore, affermando con convinzione le sue posizioni. Le donne sono rese deboli e infelici da diverse cause, prima tra tutte il sistema educativo, reputato da Wollstonecraft fallace per il modello di sottomissione al quale educa le ragazze.  Da sempre le donne sono trattate dagli uomini come esseri subordinati e non come parte della specie umana. Innanzitutto bisogna chiarire che questa inferiorità è data da una differenza di tipo fisico: la superiorità fisica dell’uomo non può essere di certo negata. Di questo vantaggio naturale l’uomo abusa e si adopera per far cadere ancora più in basso la donna, rendendola solo oggetto di attrazione fugace.

Mary Wollstonecraft evidenzia come causa primaria dell’inferiorità della donna l’educazione svantaggiosa che le veniva impartita. La sottomissione era fondamentale nell’istruzione femminile e l’intelletto deliberatamente contenuto per evitare gesti di ribellione nei confronti dell’uomo. Entrambi i sessi hanno comportamenti che sono frutto della società in cui vivono. L’uomo è educato per dominare e la donna per essere dominata e rimanere in condizione di dipendenza. Probabilmente la condizione di sottomissione della donna, scrive la Wollstonecraft, viene dall’interpretazione letterale della creazione. Se Adamo ha dato origine a Eva, questo è un palese segno della sua subordinazione e del fatto che il suo ruolo sia solo secondario, se non del tutto marginale.

La donna ha dei precisi ruoli da assolvere all’interno del meccanismo sociale: crescere i figli, accudire la casa e soddisfare le voglie maschili. Non le è permesso spaziare oltre, avere degli interessi o dedicarsi all’intelletto. E tutto ciò che la colloca al di fuori della sottomissione all’uomo è considerato dalla società sconveniente. Scrive infatti l’autrice: «Sono convinta che un’educazione adeguata o, più precisamente, una mente ben formata, porterebbe la donna nella condizione di accettare con dignità la vita da nubile».

Non solo Mary Wollstonecraft condanna un’istruzione che educa alla sottomissione ma si scaglia anche contro lo stesso genere femminile. Le donne devono infatti essere le prime a ribellarsi a questo meccanismo, nonostante siano rese mansuete dalle false credenze che vengono loro inculcate: «Le donne nascono con alcuni privilegi sessuali; e fino a quando questi privilegi saranno loro garantiti gratuitamente, nessuno penserà mai di compiere opere di supererogazione per ottenere la stima di un numero esiguo di menti superiori». Dovere dell’intero genere femminile è agire per la propria emancipazione, senza aspettarsi che la rivoluzione venga calata loro dall’alto.

Le posizioni espresse dall’autrice sono forse inattuali in quanto fanno riferimento a una società ormai sorpassata e che appare arcaica. Ma sicuramente l’impeto e lo spirito con i quali Wollstonecraft incita le donne del suo tempo a ribellarsi e a non soggiacere al volere maschile devono essere d’esempio. È importante che non si dimentichi la lotta che le donne di ieri hanno combattuto per le donne di oggi. Se sono garantiti i diritti essenziali è perché altre hanno lottato e si sono sacrificate.

Negli ultimi tempi si sta assistendo al ritorno di quella mentalità che si pensava essere ormai superata del tutto. Si sta nuovamente radicando una concezione di virilità come conquista e dominio. Questo porta a un’inevitabile conseguenza: la donna concepita come oggetto, merce o trofeo. Le condanne di Wollstonecraft nei confronti di quelle donne che considerano il proprio corpo come uno scettro, un potere da usare come unica e sola risorsa per farsi valere devono essere oggi ribadite. Una donna cresciuta nella convinzione che la sua unica risorsa nella vita sia il suo corpo è una persona che non ha saputo cogliere l’eredità di secoli di lotte. È dovere di ciascuna invece coltivare altre capacità, in grado di far valere la donna in quanto essere umano e non solo come femmina.

 


FONTI
Mary Wollstonecraft, Sui diritti delle donne, Corriere della Sera, 2010

 

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