Francia e Italia: una relazione complicata

Da tempo si discute sulla tensione diplomatica tra Italia e Francia. Vicende degne di nota: lo scorso 21 gennaio il Quai d’Orsay, ministero degli esteri francese, ha convocato l’ambasciatore italiano a Parigi, per esprimere il proprio malcontento. Il 7 febbraio la tensione è aumentata ulteriormente: dopo la visita non annunciata del vicepremier Luigi Di Maio e le dichiarazioni in seguito all’incontro con il movimento francese dei gilet gialli a Montargis, la Francia ha richiamato il proprio ambasciatore dall’Italia.

Un gesto forte, accompagnato da un comunicato del ministero francese, che ha ricordato come questa situazione:

“non ha precedenti dopo la fine della guerra”.

Entrambi i paesi sono da tempo molto critici sulle reciproche azioni politiche a livello nazionale ed europeo. Gli stessi Macron e Salvini sono molto distanti tra loro; quest’ultimo ha infatti ricordato l’alleanza stretta con Marine Le Pen, avversaria del Presidente francese proprio durante le ultime elezioni presidenziali.

Così, mentre i gilet gialli conquistano sempre più l’appoggio del Movimento 5 Stelle – si ricordi la nota lettera di Di Maio dal titolo Gilet gialli, non mollate -, i due governi hanno sempre più difficoltà a mantenere buoni rapporti diplomatici.

Dopo i tentativi di Matteo Salvini e di Giuseppe Conte di smorzare le tensioni con Parigi, Alessandro Di Battista, attivista e politico del M5S, è tornato all’attacco in un’intervista, dove parlando della Libia ha affermato:

“la Francia chieda scusa per l’intervento scellerato in Libia nel 2011, che ha provocato esodo dei migranti e migliaia di morti.”

La questione dell’Africa è infatti oggetto delle maggiori critiche dei grillini al governo francese. Di Battista ha accusato la Francia durante la trasmissione televisiva Che tempo che fa di Fabio Fazio:

“finché non avremo risolto la questione del franco CFA, la gente continuerà a scappare dall’Africa”.

L’affermazione tenta di spiegare le ragioni dei flussi migratori dall’Africa, attaccando l’unione monetaria sottoscritta da una serie di paesi africani con la Francia: è la seconda in pochi giorni, da parte di un esponente del M5S.

Le cose però non sono esattamente così, dati alla mano: ad esempio, in tutto il 2018 le persone arrivate in Italia da paesi che adottano questa moneta sono state circa duemila, come riporta il sito del Ministero dell’Interno.

Il franco della Communauté Financière Africaine– la comunità finanziaria africana, CFA– fu introdotto nel 1945 nelle colonie francesi dell’Africa occidentale: oggi è una moneta usata da quattordici paesi dell’Africa occidentale e centrale, gestita dalla Banca centrale francese e con un cambio fisso stabilito con l’euro.

Pierre Moscovici, commissario agli Affari economici Ue ed ex Ministro francese dell’Economia, dell’Industria e del Digitale, non è rimasto indifferente alla situazione italiana, commentando le dichiarazioni di Luigi Di Maio:

“Alcune dichiarazioni vengono fatte per uso nazionale, somigliano a provocazioni, perché il contenuto è vuoto o irresponsabile, per cui è preferibile evitare di cedere alla provocazione. La qualità delle relazioni tra la Francia e l’Italia è importante. Mi auguro che si possa presto superare questa fase conflittuale che trovo negativa e priva di senso. Le provocazioni di solito squalificano chi le fa.

Come ministro francese e commissario – ha aggiunto – dico che la qualità delle relazioni tra Parigi e Roma è importante e deve restare una volontà comune, per chi dirige i due Paesi, qualsiasi siano i partiti al potere, e auspico che si possa superare presto questo stadio conflittuale, che è negativo, nefasto e senza senso. Basta guardare la storia, la geografia, la cultura e l’economia per vedere che questi due Paesi sono estremamente vicini“.

Nel tentativo di porre rimedio alla crisi diplomatica, Di Maio ha scritto una lettera al direttore di Le Monde, pubblicata poi sul sito del noto quotidiano francese: in un passaggio della lettera, però, il capo politico del M5S elogia la Francia come paese amico e il suo popolo come punto di riferimento “con la sua tradizione democratica millenaria“.

Una frase che nasconde una gaffe a cui nessuno è rimasto indifferente: in realtà la Rivoluzione francese, che libera il Paese da secoli di monarchia assoluta, risale al 1789 (e non al 789 d.C., piena età carolingia),  anno in cui il 14 luglio il popolo di Parigi insorse e prese la Bastiglia, simbolo del dispotismo monarchico. A conti fatti, la tradizione democratica francese ha 230 anni, intervallati peraltro dal periodo napoleonico. Definirla “millenaria” è stato quindi un errore cronologico gravissimo.


 

 

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