Situazione politica in Venezuela: a che punto siamo?

Da gennaio 2019 il Venezuela è al centro del dibattito internazionale in seguito all’autoproclamazione di Juan Guaidó, capo dell’opposizione e leader dell’Assemblea nazionale, come presidente ad interim. Ai fini di una migliore comprensione della situazione attuale, è utile ricordare la storia di questo Paese, meno nota rispetto a quella di altri paesi sudamericani. Il Venezuela presenta un passato molto travagliato, che per certi aspetti lo accomuna alle nazioni vicine, per altri gli conferisce tratti di unicità.

Indipendenza del Venezuela

Sebbene la dichiarazione d’indipendenza del Venezuela risalga al 1811, grazie anche all’aiuto del patriota Simón Bolívar, per un totale affrancamento dal dominio spagnolo si deve aspettare il 1821. Facente parte inizialmente della Repubblica della Gran Colombia, il Venezuela si separa da essa nel 1830.

Repubblica venezuelana

Fin dagli albori della sua storia politica, caratterizzano la Repubblica venezuelana regimi dittatoriali, colpi di stato, l’ultimo dei quali verificatosi nel 2002 e durato appena quarant’otto ore, vari cambiamenti della Costituzione e del suo stesso nome.  Per quanto riguarda la promulgazione di nuovi ordinamenti giuridici, da segnalare sono la Costituzione di matrice democratica del 1947 e la Costituzione approvata da un referendum vent’anni fa. Per quanto concerne invece la denominazione del Venezuela, è importante rammentare che, dopo la guerra civile di cinque anni (1858-1863) tra conservatori e liberali, quest’ultimi, vincitori del conflitto, danno vita agli Stati Uniti del Venezuela. Dal 1999, un anno dopo l’elezione a presidente di Hugo Chávez, leader populista e fondatore del Movimento V Repubblica (MVR), la patria di Bolívar si si chiama Repubblica Bolivariana del Venezuela.

Governo di Chávez

Hugo Chávez Frías è rimasto al potere dalla fine degli anni Novanta fino alla sua morte, avvenuta nel 2013. Tratti salienti del regime chavista sono stati sicuramente la soppressione del Senato, l’incremento del controllo da parte dello Stato delle risorse petrolifere; il riconoscimento della possibilità del presidente di restare in carica per due legislature consecutive della durata di 6 anni ciascuna; la concessione da parte dell’Assemblea nazionale di poteri speciali al presidente, e l’abrogazione, nel 2009, attraverso un referendum, del limite posto dalla Costituzione alla rielezione del presidente e di altre cariche costituzionali. Chávez, dopo aver vinto le elezioni presidenziali nell’ottobre del 2012,  muore nel marzo del 2013 lasciando il posto al suo vice Nicolás Maduro, che trionfa alle consultazioni dell’aprile successivo.

Primi anni del governo Maduro

Maduro inizialmente ha l’appoggio della popolazione, che lo dimostra nelle elezioni legislative del dicembre del 2013. Il sostegno dei venezuelani ha vita breve. Il presidente infatti subisce una consistente perdita di consensi, sia per i suoi metodi dittatoriali, che si sono concretizzati nell’inasprimento delle repressioni contro le opposizioni antichaviste, sia per il peggioramento delle condizioni economiche del Venezuela. La proclamazione, nel gennaio del 2016, dello stato di emergenza, causa l’aggravarsi della crisi economica ed energetica e provoca la discesa in piazza dei cittadini; essi reclamano un referendum, che ponga fine al governo dell’ex vice di Chávez.

2017: meno un anno alle elezioni presidenziali

Nicolàs Maduro

Nel marzo del 2017 il tribunale supremo di Giustizia priva dei suoi poteri il Parlamento, composto per la maggior parte dall‘opposizione; i deputati oppositori, ritenendo il presidente responsabile della crisi umanitaria e della carestia che affliggevano la nazione, avevano votato la sua messa in stato d’accusa. Di fatto tutti i poteri sono nelle mani del leader del Paese. Tuttavia, pochi giorni dopo, le dilaganti proteste e la condanna da parte della comunità internazionale portano alla revoca della sentenza e il Parlamento assume nuovamente le facoltà costituzionali. Nel luglio del medesimo anno hanno luogo le elezioni per la nuova Assemblea costituente, che si insedia il mese successivo e che è costituita solo da deputati vicini a Maduro.

Elezioni presidenziali del 2018

Il 20 maggio 2018 si svolgono le elezioni presidenziali, i cui risultati decretano la vittoria, per oltre 5 milioni di voti, di Maduro, a discapito del candidato dell’opposizione Henri Falcón. Il neoeletto presidente il 10 gennaio 2019 si insedia ufficialmente e inizia il suo secondo mandato presidenziale; mandato che non è riconosciuto né dall’opposizione, né dai 13 Paesi del Gruppo di Lima (Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Guyana, Honduras, Panama, Paraguay, Perù e Saint Lucia).

Juan Guaidó

Il 23 gennaio seguente Juan Guaidó, capo dell’Assemblea Nazionale di Caracas, al cui interno predominano i dissidenti, si autoproclama presidente ad interim, deponendo l’ex vice di Chávez ed ottenendo subito l’appoggio degli Stati Uniti. Egli ha poi dichiarato di assumere l’incarico di presidente pro tempore per giungere a un governo di transizione e a libere elezioni. Ha poi esortato a unirsi a lui le forze armate, che rimangono per adesso fedeli al capo di Stato destituito. Da parte sua, quest’ultimo ha reagito con la rottura dei rapporti diplomatici con Washington, accusando l’amministrazione americana di ingerenza nel comando del Venezuela.

Juan Guaidó

Resa dei conti

Dopo quattro mesi di scontri, di carestia e di morti, in aprile Guaidó con l’Operazione libertà tenta di rovesciare il governo di Caracas, ma fallisce: alcuni membri dell’apparato di sicurezza defezionano e l’esercito non intende abbandonare il presidente contestato. Attualmente, quindi, quest’ultimo, che ha sempre bollato l’azione dell’opposizione come golpe, resta saldamente al potere.

Sostenitori di Maduro vs sostenitori di Guaidó

Maduro, d’altra parte, oltre ad avere l’appoggio dei militari, ha anche il sostegno internazionale di Bolivia, Cuba, Messico, Turchia e Russia. Invece Stati Uniti, Gruppo di Lima, Ecuador e Kosovo riconoscono presidente Guaidó.

La posizione dell’Italia

L’11 maggio, in una lettera rivolta al presidente Guaidó e pubblicata sulla “Stampa”, il premier Giuseppe Conte ha ribadito di ammettere la non legittimità democratica del governo di Maduro, senza tuttavia riconoscere come presidente ad interim il destinatario della missiva; giustifica questa scelta, adducendo motivazioni giuridiche e il rischio che, con le radicalizzazioni delle rispettive posizioni, il Venezuela piombi in una spirale di violenza e le condizioni della popolazione peggiorino. Assicura poi  aiuti concreti da parte dell’Italia al Paese.

Conclusione

Sebbene in questa vicenda regnino dubbi e indecisioni,  vi è comunque una certezza: in Venezuela è in corso una vera e propria crisi umanitaria. La nazione non riesce a trovare pace e libertà, nonostante sia la terra natìa Simón Bolívar, che ha contribuito a rendere indipendente, oltre alla sua patria, la regione di Bogotà, l’Ecuador, il Perù e e la Bolivia. Troppo spesso i venezuelani hanno sofferto e si sono illusi di giungere a un regime democratico;  perciò ci si deve  augurare che questa volta le loro speranze non vengano deluse e che si trovi una soluzione il più velocemente possibile, prima che sia troppo tardi.

Non è da escludersi che, al momento di pubblicazione di questo articolo, lo scenario possa aver subito dei mutamenti.

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