Il Progetto Casina: uno spazio dedicato alla relazione con l’altro

È uno spazio flessibile che cambia in relazione a ciò che ospita.
(…)
Spazio che vuole essere accolto e che accoglie.

-Antonella Ortelli, Silvia Truppi, Carla Vendrami, Aldo Rocco

Il Progetto Casina vede la luce nel 1991, a seguito dell’impiego volontariato di Antonella Ortelli presso la Casa Circondariale di San Vittore a Milano.

Ortelli lavorava fin dal 1986 come docente presso i laboratori tessili e artistici dell’istituzione, mettendo a disposizione delle donne della sezione femminile il proprio sapere e la propria esperienza di artista.

Successivamente, nel 1989, Ortelli viene a contatto con Carla Vendrami, artista di origine brasiliana stabilitasi in Italia da qualche anno.

Le due si avvicinano molto e iniziano a collaborare, sempre nell’ambito del carcere milanese. Inoltre, con la conoscenza e poi la collaborazione di altri personaggi fondamentali per la vicenda – tra i quali gli artisti Luca Quartana e Aldo Rocco –  arrivano a fondare, nel 1991, il cosiddetto Progetto Casina.

Il gruppo avvia il lavoro in modo volontario, senza dunque ricavare niente di materiale dal proprio impegno. Scelgono questa via per motivi logistici, legati alla legge per l’impegno volontario, ma anche per avere la possibilità di agire in modo più libero, senza ruoli predeterminati definiti da altre istituzioni.

Da quell’anno, iniziano gli incontri tra questi personaggi e le donne della sezione femminile di San Vittore, della sezione giudiziaria e di quella penale. Si svolgono ogni settimana, lo stesso giorno, alla stessa ora, di modo da avere sempre lo stesso tempo e lo stesso spazio – fisico e mentale – a completa disposizione. È qui che nasce l’idea di uno spazio dedicato a queste persone, uno spazio tutto loro, che possono manipolare, costruire, disfare e ricostruire di volta in volta, settimana dopo settimana, a seconda di come ci si sente, dell’argomento di cui si vuole parlare, o del silenzio che si vuole mantenere. Nasce l’idea di uno spazio intimo, femminile, chiuso fisicamente nell’edificio di San Vittore, ma idealmente aperto, libero, in cui respirare, parlare, discutere, ma anche stare in silenzio, avere un momento tutto per sé.

Inizialmente questo spazio ideale è definito ‘spazio d’Aria’, ma successivamente cambierà in spazio Casina, dall’idea di abitazione, di dimora che per definizione stessa è quanto di più sicuro e confortevole ci sia. È proprio questo che questo spazio vuole essere: un luogo comunitario, dai confini flessibili, senza regole, ma uno spazio che accoglie e coinvolge. È uno spazio fisico, ma interiore, è, soprattutto, uno spazio per entrare in relazione con l’altro, per creare una comunicazione, cosa che in un luogo come il carcere può essere estremamente rara e difficile da costruire. Lo spazio della Casina si pone come uno spazio più semplice, in cui le regole ferree dell’ambiente di San Vittore  sfumano e non sono più così rigide come negli altri momenti, perché qui la priorità è stare in relazione con l’altro, con lo spazio e, non meno importante, con sé stesse.

Per ogni donna ospitata a San Vittore e per ognuno dei volontari che prendono parte all’azione, questo spazio è unico. È sempre personale, sempre in comunicazione con l’esterno – spazio altrimenti totalmente inaccessibile dall’istituzione carcere – e sempre disposto a cambiare. Quest’idea diventa via via più centrale nel corso degli incontri del gruppo, tanto che quando Aldo Rocco e le donne della sezione femminile creano il primo modello reale di Casina, questa è una costruzione in tubolare metallico priva di pareti o di cesure tra interno ed esterno. È una costruzione che ricrea quell’idea base, quasi primordiale di casa: è semplice nell’aspetto iniziale datole da Rocco: pulita, trasparente, senza pareti. Nei modelli successivi, le donne intervengono a loro volta sulla struttura, con materiali di varia natura, per interpretare questo spazio che diventa del tutto personale.

Progetto Casina

Il Progetto Casina è progredito largamente nel corso degli anni, arrivando a coinvolgere l’Università degli Studi di Milano con l’esposizione Immaginate, curata da Giorgio Zanchetti presso lo Studioventicinque di Tufano a Milano, tenutasi nel 2000, con opere di Luca Quartana e Antonella Ortelli, ma anche, per la prima volta raccolti ed esposti insieme, gli scritti prodotti dalle donne di San Vittore durante i laboratori di scrittura, molti dei quali avevano partecipato al concorso di scrittura indetto dal comune di Milano nel 1999, mai esposti prima.

Inoltre, nel 1997, nell’ambito del Progetto Interação, organizzato da Carla Vendrami in collaborazione con Antonella Ortelli e Luca Quartana, presso il Museo di Arte Contemporanea di Curitiba Paraná, in Brasile, furono esposte alcune opere ed elaborati realizzati all’interno del Progetto.

Il Progetto Casina è tutt’oggi attivo e il lavoro di volontariato e laboratorio continua da vent’anni a questa parte, testimone della grande importanza di questo spazio di relazione e creazione.

Si segnala in particolare la pagina Facebook del Progetto e il volume Progetto Casina. Immaginate. Poetiche fuori luogo dalla sezione femminile della Casa Circondariale di San Vittore di Antonella Ortelli e Luca Quartana, a cura di Giorgio Zanchetti.


FONTI

  • Progetto Casina
  • Antonella Ortelli, Luca Quartana, Progetto Casina. Immaginate. Poetiche fuori luogo dalla sezione femminile della Casa Circondariale di San Vittore, a c. di Giorgio Zanchetti, Mazzotta, 2001

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