Un paio di calzini simbolo del Pride meneghino

Il sindaco di Milano mostra fiero i suoi calzini arcobaleno

Camicia bianca, pantalone nero, sorriso soddisfatto, seduto su una poltrona rossa con dei calzini arcobaleno. Sul suo profilo Instagram si presenta così Beppe Sala, sindaco di Milano. Il post pubblicato nel tardo pomeriggio di giovedì 20 giugno inaugura la settimana del Pride nel capoluogo meneghino.  Al motto di “da domani, Pride! Per una Milano dei diritti. E dei doveri”, ancora una volta Sala, mettendoci la faccia (o meglio i calzini), si propone fautore di ideali di convivenza, umanità e rispetto reciproco.

La settimana più colorata di tutto l’anno prende avvio venerdì 21 giugno e si conclude il sabato 29 con la parata finale. Si attendono oltre 250 mila persone che percorreranno le principali strade di Milano con musica e tanta gioia, sfilando per i diritti Lgbtq+. Il percorso della parata prevede la partenza da piazza Duca D’Aosta alle ore 16. Avanzando per via Vitruvio, via Settembrini e via Venini, sino a svoltare in via Pierluigi da Palestrina per immettersi in corso Buenos Aires, si arriverà in piazza Oberdan, dove è previsto lo spettacolo finale condotto da Debora Villa e Daniele Gattano.

L’inventore della bandiera arcobaleno.

Il simbolo del movimento di liberazione omosessuale, che verrà sventolato durante la parata, è la bandiera con i colori dell’arcobaleno. Gilbert Baker, artista e attivista statunitense, creò la prima bandiera. Durante il Gay Pride 1978, Baker sventolò per le strade di San Francisco orgoglioso la bandiera arcobaleno composta da 8 strisce di differenti colori. Ad ogni colore era attribuito un significato specifico. Il rosa indicava la sessualità, il rosso rimandava alla vita, l’arancione alla salute, il giallo rappresentava la luce del sole, il verde la natura, il turchese simboleggiava la magia e l’arte, il blu la serenità e il viola lo spirito.

Nella bandiera di Baker ogni colore corrisponde a un valore

Una versione della bandiera senza il rosa iniziò ad essere commercializzata nel Novembre 1978 dalla Paramount Flag Company, a seguito dell’assassinio di Havery Milk, primo consigliere comunale statunitense dichiaratamente gay. Milk fu ucciso insieme a George Moscone, l’allora sindaco di San Francisco, da Dan White, politico ritiratosi a vita privata perché contrario a una proposta di legge a tutela dei diritti dei gay.

Successivamente Baker mise in commercio la sua bandiera, togliendo la striscia rosa in quanto la stoffa di quel colore era difficile da reperire. Nel 1979 apparve una versione della bandiera a strisce verticali caratterizzata da sei colori anziché da sette. Con un numero pari di strisce era più facile dividere i colori così che, appesi ai lampioni, fossero tutti visibili. Si optò quindi per l’eliminazione del turchese: la nuova bandiera appesa in verticale era caratterizzata solo da rosso arancione, giallo, verde, blu e viola.

Oggi la bandiera è formata da sei colori, nonostante il suo creatore si sia più volte sforzato affinché fosse utilizzata nella sua versione originale con otto colori. Nel 2015, la bandiera sventolata per la prima volta nel 1978, approda al MOMA di New York per essere esposta in maniera permanente nella galleria di design contemporaneo.

I colori dell’arcobaleno sono quindi il simbolo dell’orgoglio gay. Si usano per la produzione di articoli di gioielleria, come collane e Freedom rings, formati da sei anelli, uno per ciascun colore, uniti da una catena. Anche nell’ambito tessile si trovano su magliette, abiti, sciarpe, foulard e calzini.

Milano e il suo sindaco sanno bene come usare questa gamma cromatica. Non è la prima volta che Sala si batte per questi colori. In occasione del Pride del 2018, la fermata di Porta Venezia della metropolitana M1 era stata dipinta con i colori della bandiera arcobaleno. L’allestimento era stato curato da Netflix al motto di “Rainbow is the new black” in occasione dell’uscita dell’ultima stagione della celebre serie “Orange is the new black”. Doveva essere temporaneo e smantellato una volta terminata la promozione della serie. Sala però ebbe l’idea di renderlo permanente. A seguito di una richiesta fatta ad Atm, l’Azienda dei Trasporti Milanesi, le pareti Rainbow sono state conservate.

Le pareti arcobaleno della M1

Dal 2 luglio 2019, l’arcobaleno diventerà anche una casa. Nascerà infatti la Casa Arcobaleno, fortemente voluta dal Comune di Milano. L’obiettivo sarà quello di mettere a disposizione dei ragazzi discriminati dalle loro famiglie a causa dell’orientamento sessuale uno spazio in cui soggiornare. Sarà quindi offerto un appartamento in cui i giovani potranno vivere ed avere l’appoggio e tutta l’assistenza necessaria.

Milano, soprattutto in questo periodo, ma anche durante tutto l’anno, è quindi fieramente arcobaleno: dalle bandiere appese ai balconi, fino ai calzini del massimo esponente della giunta comunale.


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