I Led Zeppelin sono una di quelle band che, con i loro album, hanno segnato in maniera indelebile la storia della musica rock, influenzando migliaia di musicisti che hanno voluto seguito le orme di Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones e John Bonham.
Il quartetto britannico con il nostro Paese purtroppo non ha mai avuto un buon rapporto; era il 5 luglio 1971 quando i Led Zeppelin suonarono per la prima (e anche ultima) volta in Italia, al velodromo Vigorelli di Milano. Una serata caratterizzata da disordini e che rischiò di sfociare in una vera e propria tragedia. I Led provarono a suonare tra lanci di lacrimogeni, lattine e pietre, scontri con la polizia e fuochi accesi a ridosso del palco. “Mai più in Italia”, ecco quale fu la conclusione di quella serata infernale, dopo soli tre brani eseguiti.
Ma mettiamo da parte questa triste parentesi e concentriamoci sulla musica dei Led Zeppelin. Definire quale sia il miglior disco di una band è sempre un’impresa ardua e difficile, ma in questo caso è necessario fare un tentativo per trovare, come si suol dire, la “quadratura del cerchio”.
Ci riferiamo, in questo caso, ai primi quattro album del gruppo, pubblicati tra il 1969 e il 1971, e che — oggettivamente con poca inventiva — sono stati pubblicati in ordine numerico crescente: Led Zeppelin, Led Zeppelin II, Led Zeppelin III e Led Zeppelin IV. Ma quale tra questi album supera gli altri in genialità e talento? Quale contiene le tracce migliori? Dove emerge la vera essenza musicale della band britannica?
Fare un bilancio e rispondere a queste domande sembra davvero impossibile. In Led Zeppelin (1969) sono presenti alcune tracce che sconvolgono l’ignaro ascoltatore fin dalle prime battute, come la canzone d’esordio Good Times, Bad Times, e la successiva Babe I’m Gonna Leave You, caratterizzata da un’atmosfera decisamente rock. La psichedelica Dazed and Confused rappresenta un estratto di ciò che i Led Zeppelin vogliono offrire al loro pubblico, mentre How Many More Times, traccia che chiude il disco, mantiene un ritmo elevato e incalzante per tutta la durata del brano.
Passando a Led Zeppelin II (1969) è necessario sospirare, prendersi qualche minuto di riflessione e poi passare all’ascolto di Whole Lotta Love, comunemente considerata uno dei capolavori della musica rock. Se inoltre ritenete che i Led Zeppelin siano un gruppo crudo e puramente rock, l’ascolto di Thank You potrà sconvolgere le vostre opinioni a riguardo. Mentre la potentissima Heartbreaker è senza dubbio un ennesimo tuffo a capofitto all’interno di un rock che stava attraversando una transizione decisiva tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli sconvolgenti anni Settanta.
Led Zeppelin III (1970) è probabilmente il disco meno forte dei quattro. Senza nulla togliere alle tracce contenute in questo album – tra cui vale la pena di ricordare la canzone d’esordio, Immigrant Song, e Since I’ve Been Loving You – si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un bivio. Led Zeppelin III rappresenta il punto di svolta di un percorso iniziato nel 1969 e che sta rapidamente giungendo al termine.
Qual è il miglior disco, quindi? Ci sembra onesto sostenere che sia Led Zeppelin IV (1971). Tra le otto tracce contenute, sono presenti alcuni capolavori assoluti, che testimoniano l’enorme crescita che la band ha intrapreso dal punto di vista tecnico e artistico: l’apertura con Black Dog, la successiva Rock and Roll e The Battle of Evermore, caratterizzata da un’atmosfera magica. Questi sono brani dotati di un fortissimo effetto d’attrazione e di grande abilità tecnica. Tra queste tracce spiccano anche Going to California e When the Levee Breaks, che rappresentano un altro importante spaccato della musica rock all’inizio degli anni Settanta.
Manca qualcosa? Ovviamente la traccia n° 4: Stairway to Heaven è una delle canzoni più belle che siano mai state scritte nell’intera storia della musica e che rappresenta il miglior biglietto da visita di quel mostro sacro che comunemente chiamiamo Led Zeppelin.
Buon ascolto.