Lee Masters e De André: dal capolavoro letterario al capolavoro musicale (terza parte)

Con questo articolo giunge al termine il percorso di analisi di Non al denaro, non all’amore né al cielo, il concept album di Fabrizio De André che si ispira al capolavoro di Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River. Dopo aver parlato della prima parte dell’album e di quella centrale, ci troviamo ad analizzare gli ultimi tre brani dell’opera di De André. Le tre canzoni che verranno analizzate sono: Un chimico, Un ottico e Il suonatore Jones.

Il concept album

Un chimico corrisponde alla poesia Trainor il farmacista. In questo caso, De André non riprende alla lettera Lee Masters, ma si sofferma sul motivo trainante della poesia, ovvero il paragone tra le relazioni d’amore e le reazioni chimiche. Mentre le reazioni che derivano dalla combinazione di materiali sono spesso prevedibili dal chimico, non si riesce a capire come possa risolversi l’unione tra un uomo e una donna. Trainor, il protagonista, espone l’esempio di una coppia che ha “reagito” originando un figlio che è “un fuoco”:

C’erano Benjamin Pantier e sua moglie,
buoni in se stessi, ma cattivi l’un l’altro:
ossigeno lui, lei idrogeno,
il figlio un fuoco devastatore.

Di contro, De André non si cura di avere esempi pratici, ma si muove sul tema in linea del tutto teorica. Ci dice, come anche Lee Masters alla fine della poesia, che il chimico non si è sposato. De André interpreta questo fatto come una decisione: il chimico, conoscendo le leggi del mondo, preferisce evitare di generare un figlio per paura di come possa essere la reazione derivante dall’unione con la sua sposa. L’incomprensibilità dell’amore da parte del chimico traspare già dalla prima strofa:

Ma gli uomini mai mi riuscì di capire
perché si combinassero attraverso l’amore
Affidando ad un gioco la gioia e il dolore.

Il chimico era innamorato del suo lavoro così come potevano essere innamorati un uomo e una donna. Nell’ultima strofa ci dice:

Son morto in un esperimento sbagliato
proprio come gli idioti che muoion d’amore.
E qualcuno dirà che c’è un modo migliore.

Dippold, l’ottico è invece diventata la canzone Un ottico: l’effetto di distorsione e straniamento che si percepisce leggendo la poesia è esemplificata alla perfezione nel brano di De André.
Mentre la poesia inizia in medias res e sta al lettore capire che l’ottico sta vendendo delle lenti particolari, nella canzone c’è una breve introduzione per preparare l’ascoltatore. Fin dai primissimi versi, l’ottico di De André dichiara:

Daltonici presbiti, mendicanti di vista
il mercante di luce, il vostro oculista,
ora vuole soltanto clienti speciali
che non sanno che farne di occhi normali.

Dopodiché, il caos che si percepisce nella poesia è traslato in musica con un doppio effetto di canone e riverbero. Tra le numerose tipologie di visioni che le lenti permettono ai clienti di osservare troviamo immagini molto diverse tra loro, ma le sensazioni generate dalla poesia e dalla canzone si assomigliano. Sembra di avere delle allucinazioni, grazie all’uso di figure retoriche e alla confusione generata dal non capire chi stia parlando.

Il suonatore Jones, tratto dall’omonimo componimento di Lee Masters, è forse il pezzo più importante di tutto l’album. Il personaggio di Jones infatti è posto sia ne La collina, primo brano, sia a chiusura dell’album, a suggerire un senso di circolarità. Ricordiamo che anche il titolo dell’album stesso deriva da una descrizione di questo personaggio, che ha vissuto senza pensare a niente: “Non al denaro, non all’amore né al cielo”.

Il suonatore è consapevole che, essendo capace di suonare, non potrà fare altro per tutta la vita. Questo è un personaggio chiave in quanto rappresenta una sorta di alter ego di De André: entrambi hanno dedicato la loro vita alla musica.
Sia la poesia, sia il brano si concludono pressoché con le stesse parole. Ecco la conclusione della canzone e anche della vita di Jones:

Finì con i campi alle ortiche
finì con un flauto spezzato
e un ridere rauco e ricordi tanti
e nemmeno un rimpianto.

 

Concludiamo così l’analisi di un album che ha dimostrato quanto possa essere sottile il confine tra musica e poesia, soprattuto nel momento in cui parliamo di un personaggio come quello di De André, che è stato per l’Italia un vero e proprio cantautore-poeta.

Prima parte

Seconda parte

FONTI

Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, Einaudi, 2014

Wikipedia.org

Auralcrave.com

CREDITS

Copertina

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