Divorare il cielo è il quarto e più recente romanzo di Paolo Giordano, pubblicato nel maggio 2018. Giordano aveva attirato l’attenzione della critica e del grande pubblico nel 2008 con La solitudine dei numeri primi, il suo romanzo d’esordio con il quale ottenne nello stesso anno il premio Campiello Opera Prima, il premio Fiesole Narrativa Under 40, il Premio Strega e il Premio letterario Merck Serono. Giordano diventò così, a soli ventisei anni, il più giovane scrittore ad aver vinto lo Strega. Inoltre, il suo romanzo è stato il libro più venduto in Italia nel 2008, con più di un milione di copie acquistate.
Un premio che è anche condanna: un successo enorme, che rischia però di legare il nome dell’autore alla sua prima opera, in eterno. Ha pubblicato poi altri due romanzi, Il corpo umano (2012) e Il nero e l’argento (2014) e, a dieci anni di distanza dal romanzo che ha tanto appassionato i lettori, è tornato sulla scena con “Divorare il cielo”. Le aspettative sono indubbiamente alte per chi si era appassionato alle vicende di Alice e Mattia, raccontate con tanta abilità nel primo romanzo.
Il libro narra la storia di Teresa, giovane torinese, che ogni estate si reca in Puglia (a Speziale, per la precisione) per trascorrere le sue estati insieme al padre e alla nonna. A sconvolgere questo quadro iniziale è l’incontro con tre ragazzi, che Teresa vede intrufolarsi una notte nella piscina della masseria della nonna. Li guarda tuffarsi nudi, senza giudicarli, provando anzi una sorta di empatia generazionale e, mossa dalla solitudine in cui trascorre le sue giornate, nello sporgersi a guardarli dalla finestra, vorrebbe unirsi a loro. Il suo desiderio però è subito allontanato dall’arrivo del padre e del custode Cosimo, che si precipitano nel cortile per inseguire i tre intrusi.
La mattina seguente i giovani ragazzi si ripresentano per scusarsi. Le scuse che porgono non sono sufficienti: è il padre di Nicola, uno dei tre, a ritenere che i ragazzi debbano rimediare offrendo il loro aiuto alla làmia, la costruzione rurale in pietra tipica della Puglia.
La trama copre un arco temporale che va dall’adolescenza all’età adulta. Il paragone con La solitudine dei numeri primi è inevitabile, proprio per questo raccontare un sentimento che nasce in giovane età e prosegue passando attraverso fasi diverse della vita e facendosi sempre più complesso.Il legame tra Teresa e Bern è un filo sottile che percorre tutto il romanzo; un amore che nasce d’estate, come semplice storia estiva, ma li legherà per sempre anche se non staranno insieme. Bern ama e vive al massimo, sfidando i limiti: in questo è tutto l’opposto di Teresa, la cui vita si muove all’interno del limitato spazio delle convenzioni.
La vastità dell’amore che Bern ha dentro di sé corrisponde in tutto e per tutto al sentimento che Teresa nutre per lui, che è totale, occupa tutto, è quasi ingombrante. Un “oceano di devozione” dice, quando ne parla. Quella breve storia d’amore estiva racchiude, nella sua brevità, l’eternità.
Un altro legame importante è quello con la terra: il paesaggio pugliese, che fa da sfondo a larga parte della narrazione, è evocato continuamente con riferimenti agli ulivi e alle costruzioni tipiche della regione. È anch’esso una costante che unisce i personaggi, per i giorni trascorsi insieme a coltivare la terra, a curare gli ulivi, a sgusciare le mandorle.
Giordano aveva già dimostrato la sua abilità nel descrivere e raccontare legami che durano nel tempo, profondi e forti, una costante nelle vite dei personaggi che, allo stesso tempo, non si realizza mai. Un sentimento che nel tempo rimane invariato e che, anche se silenzioso e nascosto, accompagna i personaggi fino all’età adulta e oltre, rimanendo sempre lì, anche quando loro sono chiamati altrove dalle loro vite. Il titolo “Divorare il cielo” non è solo da riferirsi all’ambizione del romanzo, ma anche a quella dei giovani, nella loro presunta onnipotenza e forza, e nella potenza della passione, nella sua vitalità: un leitmotiv dei romanzi di Giordano che, anche in questo caso come nel suo primo romanzo, è raccontata e descritta egregiamente.